Regola Tommasi, una regola poco “regolare”


(Radek Stepanek, nel 2009 ha già legittimato e delegittimato la regola Tommasi)

di Luca Brancher

In uno degli ultimi articoli da me firmati – quello sulle forzate somiglianze tra tennisti – mi domandavo come mai determinati concetti, basati su errori o su supposizioni tutt’altro che comprovate, prendessero piede tanto da diventare in breve tempo verità imperscrutabili. Un esempio, per cui la descrizione appena fornita calza a pennello. è la cosiddetta “regola Tommasi”, dal nome del noto giornalista sportivo, il quale sostiene come sia alta l’incidenza di giocatori che, la settimana successiva la vittoria in un torneo, vengono sconfitti al primo turno.

Con tutto il rispetto e l’ammirazione per il giornalista, i numeri non hanno mai supportato questa tesi e a prova delle mie parole porterò i dati emersi dalla stagione tennistica in corso, anche se ancora agli albori: non mancherò di curare la statistica col passare dei mesi.

Innanzitutto valutiamo le cause che stanno alla base della teoria supportata dal Tommasi: la principale vuole che il tennista, fresco vincitore di un torneo, fatica a trovare le motivazioni per ricominciare una nuova avventura dal primo turno; a questa va aggiunta l’inevitabile fatica, fisica e mentale, che egli patirebbe dopo una settimana densa di impegni. Mi permetto inoltre di segnalare due elementi che fungono invece da deterrenti, ovvero elementi che falserebbero la statistica: ad esempio se al primo turno del torneo successivo, il reduce da una vittoria si trovasse dall’altra parte della rete un giocatore di categoria superiore, la sconfitta non dipenderebbe dalla situazione pregressa, così come, se il secondo torneo si disputasse in una località molto distante da quella in cui si è giocato il precedente, la sconfitta avrebbe motivazioni che molto probabilmente esulano dalle condizioni supportate dal Tommasi

Tenendo fermo quanto espresso, vado a confrontarmi coi numeri.

I tornei finora disputati, in campo maschile, tra Atp e Itf, sono stati 93, ma solo in 46 occasioni i vincitori di una manifestazione sono scesi in campo anche la settimana successiva; di questi, 16 sono stati sconfitti al primo turno: la percentuale, attorno a cui si muove la nostra riflessione, è dunque pari al 34.78%. In campo femminile, dove i tornei sono stati soltanto 45, su 25 casi validi per il nostro studio, solo 6 seguono la regola analizzata, per una percentuale del 24%

Valori, questi, che già di per sè non supporterebbero la tesi di base: per aggiungere altri dettagli cerchiamo di vagliare, punto per punto, la totale infondatezza della tesi stessa. Tommasi parla di mancanza di motivazione per aver conseguito un obiettivo da poco tempo: se questo fosse vero, la percentuale dei giocatori sconfitti al primo turno dopo aver raggiunto una finale, una semifinale o un quarto di finale dovrebbe essere inferiore rispetto alle due proposte in precedenza, perché i giocatori in questione non subirebbero la mancanza di motivazione che affligge il neo-vincitore. Per quanto concerne la stanchezza vale quanto appena scritto: un giocatore che è uscito prima avrebbe in linea teorica più tempo per riposare; chiaramente ci sono casi specifici, ma a rigor di logica questo è il ragionamento su cui fare leva.

Per cui, se i valori che trarrò in corrispondenza delle eliminazioni al primo turno per giocatori usciti la settimana precedente in finale, in semifinale o nei quarti saranno nettamente inferiori, la regola Tommasi avrebbe quantomeno una validità in termini relativi, visto che le due percentuali ricavate in precedenza negano che a livello assoluto la sua tesi abbia fondamento.

In campo maschile risulta che gli sconfitti al primo turno tra i finalisti sono il 38,78% (19 su 49), tra i semifinalisti il 29,91% (32 su 107) e tra quelli fermatisi ai quarti di finale il 41,29% (83 su 201). Valori che non validano la “regola Tommasi”, visto che la percentuale più bassa, di quasi 5 punti inferiore rispetto ai finalisti, la toviamo sì tra gli eliminati in semifinale, ma quella riguardante gli sconfitti in finale, e soprattutto nei quarti di finale, è addirittura superiore di circa 4 e 7 punti percentuali. Se leggessi male i numeri, mi troverei a sostenere la teoria opposta! Teoria opposta che avrebbe ancora più credito se guardassi i dati tratti dal tennis femminile: il 24% delle sconfitte al primo turno per le vincitrici diventa 34,62% tra le finaliste (9 su 26), il 38,46% (15 su 39) tra le semifinaliste e il 44,74% (34 su 76) tra le sconfitte ai quarti di finale.

Non cadiamo nel facile inganno statistico che ci porterebbe a rendere effettiva l’altra regola: in realtà né quanto sostiene Tommasi, né i due deterrenti cui prima facevo cenno – sono solo 3 i casi in campo maschile, nessuno in ambito femminile, di tennisti sconfitti al primo turno perché reduci da un viaggio transcontinentale, mentre solo in 2 occasioni, su 16 partite, le sconfitte sono state subite da avversari di rango superiore – trovano ragion d’essere guardando i dati di questo 2009; ma sarebbe così anche andando a ritroso nel tempo, ma ora per comodità e per evitare di dilungarmi mi fermerò, dato che l’apporto numerico è già stato essenziale.

Non c’è nulla, quindi, che possa spiegare il risultato di una partita partendo dai presupposti or ora spiegati: ricorrendo ad un altro cavallo di battaglia dello stesso Tommasi, potrei chiosare dicendo che alla fine, la partita, a prescindere da tutto, viene vinta dal giocatore più forte. E questa certezza è praticamente impossibile da confutare.

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