Il “tweet&volley” di Sergiy Stakhovsky

Stakhovsky

di Salvatore Greco

Il nome di Sergiy Stakhovsky evoca soprattutto un’immagine, quella dell’incredibile vittoria ottenuta su Roger Federer al secondo turno di Wimbledon nel 2013, ma il tennista di Kiev non è tra quelli che amano cullarsi sugli allori della partita di una vita, e infatti continua la sua pur faticosa carriera di giocatore d’attacco dal pregevole quanto rischioso serve&volley, prevalentemente ormai tra tornei challenger e ATP 250, e con la nazionale ucraina in Davis.

L’Ucraina con la sua complicatissima situazione politica e la vita da tennista professionista fuori dai 100 sono tra i temi più cari a Sergiy Stakhovsky che sul suo profilo twitter non rinuncia ai toni accesi e alla polemica viva per difendere le sue posizioni. La più recente delle sortite assorte all’onore della cronaca riguarda il suo ritiro dal challenger di Mons in Belgio, torneo in corso durante questa settimana e a cui l’ucraino era regolarmente iscritto, ma al quale ha rinunciato annunciandolo con un tweet che ha fatto discutere:

“Alla luce del comportamento della federazione belga: è estremamente pericoloso giocare a Mons, quindi ho chiesto all’ATP di esentarmi da questo evento”.

Ovviamente non c’è nulla di “estremamente pericoloso” nel presentarsi a un torneo nella graziosa cittadina belga di Mons, ma Stakhovsky evidentemente non ha digerito “lo sgarbo” della federazione belga che ha rifiutato di giocare la sfida di Davis Belgio-Ucraina a Kiev per motivi di sicurezza. L’Ucraina del tennis attendeva con una certa trepidazione la prima volta di un play-off per il World Group giocato in casa, come testimonia quest’altro tweet di Stakhovsky:

Tuttavia, nonostante le rassicurazioni da parte delle autorità di Kiev, l’ITF ha concesso al Belgio di giocare su campo neutro, la sfida si è tenuta in Estonia ed è stata vinta proprio dal Belgio per 3 a 2.

La rabbia del primo tennista ucraino (Dolgopolov era ancora fermo per infortunio) non nasce –come vedremo- da una sottovalutazione dei problemi interni alla sua nazione, ma dal fatto che Kiev è ormai una città sicura e lontana dalle fonti del conflitto. In più, aggiunge Stakhovsky in un altro discusso tweet rivolto direttamente all’ITF, se persino l’UEFA per un evento con decine di migliaia di spettatori ritiene che si possa giocare a Kiev come si può non giocare un match di Davis?

Una polemica, insomma, che dura da mesi e rispetto alla quale Stakhovsky non ha ancora intenzione di seppellire l’ascia di guerra. L’orgoglio nazionale per lui è decisamente forte e a più riprese ha dichiarato che prima di essere un tennista professionista si sente un cittadino ucraino e metterà sempre le due cose nel giusto ordine di priorità. Inoltre il suo senso di appartenenza alla nazione è particolarmente forte anche in merito alla complicatissima situazione politica che sta vivendo l’Ucraina e sulla quale ha rilasciato una discussa intervista a Sports Illustrated nello scorso mese di marzo. Sintetizzando all’estremo, Stakhovsky è un orgoglioso sostenitore del “nuovo corso” ucraino e non perde occasione per attaccare violentemente la Russia a causa del suo più o meno velato coinvolgimento nella vicenda. A scopo esemplificativo un tweet tra le centinaia sull’argomento:

Se la questione nazionale coinvolge profondamente Stakhovsky al punto di farlo rinunciare a giocare a un torneo pur di non cedere a un principio di valore, non è certo l’unico fronte su cui il tennista ucraino è impegnato e sul quale non sono poche le polemiche. Moltissime critiche gli piovono addosso soprattutto da vari appassionati di tennis per una battaglia politicamente scorretta sulla parità di prize-money tra tennis maschile e femminile, provvedimento che vede Stakhovsky ostinatamente e orgogliosamente contrario. Continuamente accusato di sessismo e maschilismo, Stakhovsky non è alieno a boutade di polemica gratuita come questa:

(“se il tennis femminile è così equilibrato che chiunque potrebbe vincere lo US Open perché Serena Williams l’ha vinto perdendo solo 20 game in tutto o giù di lì?”)

Al di là della, sterile, polemica in 180 caratteri, Stakhovsky non disprezza certo il tennis femminile e le sue dichiarazioni non si possono paragonare, ad esempio, a quelledi Gulbis che tempo fa definì sconveniente la carriera pro per una donna. Anzi, a onor del vero, sempre su twitter incoraggia e sostiene vivacemente la sua brillante giovane connazionale Elina Svitolina. È vero invece che, da membro dell’ATP Player Council, Stakhovsky è un vero e proprio sindacalista del tennis, contratta sulle pensioni per gli ex-giocatori, affronta con cognizione di causa la situazione di chi si trova fuori dai 100 a barcamenarsi tra i challenger (che scarseggiano) e le superfici uniformate. Da una bella intervista di un anno fa si capisce come i toni di Stakhovsky siano quelli realistici di un contrattatore all’interno di una specifica realtà economica e non di un nostalgico borbottatore. Certo, lui preferirebbe che le superfici veloci fossero davvero veloci, ma riconosce che il tennis più apprezzato dal pubblico è –gli piaccia o no- l’unico possibile nell’industria dell’entertainment.

Dunque quando muove la sua campagna contro la parità di genere nei prize-money lo fa non su basi tecniche o asserendo il minore livello del tennis femminile, ma partendo dall’asserto (più o meno condivisibile) che l’ATP generi più guadagni.

Inutile dire che tanto quanto le sue posizioni politiche sull’Ucraina, queste –a loro modo altrettanto politiche- sui guadagni dei tennisti gli causano critiche spesso feroci e provocano autentiche diatribe a cui twitter in generale non è estraneo e a cui Stakhovsky non si sottrae, anche se raramente va sopra le righe. Quello che colpisce piacevolmente di lui è la sua estraneità alla bolla di politically correct in cui generalmente vive il mondo del tennis di alto livello, senza che però lo faccia con la provocazione fine a se stessa o con toni da avanspettacolo, ma con una base di pensiero che a volte è ingenua, ma resta sempre sincera e martellante. Dunque –con tutti i suoi difetti e le sue gaffes- lunga vita a Sergiy Stakhovsky, onesto lavoratore e sindacalista della voleé!

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