Ecco a voi Stephane Robert..

Stephane Robert
Esattamente un anno fa, il nostro Luca Brancher intervistava il francese Robert, fresco vincitore del future (si, avete capito bene: future!) di Trento. Un anno dopo Stephane ha raggiunto la sua prima finale Atp a Johannesburg. Vi riproponiamo l’intervista di Brancher, per conoscere meglio il personaggio Stephane Robert..
di Luca Brancher
Insomma, non propriamente una promessa futura, ma la storia che si cela dietro a questo giocatore vale la pena di essere raccontata: non scambiate queste, però, per le classiche parole di circostanza, perché il profilo di Robert interessante lo è davvero. Basti pensare che due anni fa questo tennista stava attraversando un buonissimo momento di forma, quando…”era stato uno dei miei migliori inizi di stagione, avevo vinto due futures, avevo raggiunto i quarti di finale in due challenger, pareva tutto volgere per il meglio, quando ho scoperto che durante uno dei due challenger prima citati (Sao Paulo) avevo contratto l’epatite A, che mi ha costretto, a febbraio, a fermarmi per un periodo prolungato. Certo, il mio stop poi si è dilungato ben oltre l’effettiva degenza per la malattia, ma è stata una mia precisa scelta rientrare solo nel giugno dell’anno successivo: non ho voluto forzare i tempi, avrei potuto farlo, ma ho aspettato di tornare ad allenarmi a massimo regime così da avvertire le sensazioni che provavo prima di fermarmi e capire di conseguenza quale fosse il momento esatto in cui tornare a calcare le scene del tennis professionistico”

Uno stop di 16 mesi, a 27 anni, avrebbe potuto significare ritiro dall’attività agonistica per molti tennisti: non è affatto facile ritrovare le motivazioni quando stai lontano dal circuito così a lungo. Ma Robert non ha mai dubitato di ciò, anche perché la sua motivazione principale è sempre la stessa da anni: “Io gioco sempre per divertirmi e per stare bene in campo. Quando qualcuno mi domanda quali siano i miei obiettivi in termini di ranking rispondo sempre che non ne ho. Non è mancanza di ambizione, è che per me conta dare sempre il meglio e trarre piacere dal modo in cui mi alleno e in cui gioco le partite. Qualora non provassi sensazioni positive in questo ambito, non esiterei a fermarmi.
La carriera di Stephane è sostanzialmente scindibile in due periodi, che però non hanno nulla a che vedere con la malattia cui si fa riferimento sopra: “Sono nato come giocatore da terra rossa” precisa lui “e fino al 2005 era la superficie su cui giocavo la maggior parte dei tornei: su terra vanto anche i miei unici due successi challenger, nel 2003 a Sofia e nel 2004 a Budapest. Dal 2005 in poi, invece, ho cominciato a lavorare per migliorare le mie abilità e i miei colpi, comprendendo così meglio come giocare sui terreni veloci. Sono un giocatore di ritmo, mi piace alternare le giocate di potenza con quelle di tocco all’interno dello stesso punto, cosa che infastidisce la maggior parte dei miei avversari. Inoltre la molla definitiva che mi ha fatto capire che mi sarei potuto districare meglio sui terreni rapidi è stato il miglioramento del mio servizio: ora come ora mi definirei un giocatore polivalente.”
Anche lui, come Bemelmans, è restio a definirsi un giocatore principalmente da indoor, anche se a Trento, durante il consueto 15.000 $ di inizio anno, Robert ha dimostrato ancora una volta, se fosse stato necessario, che il suo feeling coi campi al coperto è vivo più che mai “Nel torneo di Trento sono riuscito a mantenermi sullo stesso livello di gioco lungo il corso dell’intera settimana. Ogni turno nascondeva le proprie insidie ed ho dovuto tenere alta la concentrazione, soprattutto durante la semifinale contro l’austriaco Martin Fischer (unico match in cui ha ceduto set n.d.r.), poiché il nostro gioco speculare ha dato vita ad un match tanto entusiasmante quanto insidioso: il pubblico era molto attratto dal nostro incontro, tanto che anche io mi sentivo spesso in dovere di giocare punti particolarmente belli per renderli ancora più felici! A parte questo, ogni torneo vinto ti regala le stesse impagabili sensazioni: per quanto puoi aver giocato, ti senti pieno d’energia e volenteroso di cominciare una nuova avventura”.
Trento, dopo Glasgow, oltre alla finale di Mettman e la semifinale di Sheffield: lunedì Stephane rimetterà piede dopo quasi 2 anni nei top-300 (best ranking 167 nel giugno del 2004), progredendo di quasi 100 posizioni rispetto alla classifica di fine 2008. “Sono contento di come sto giocando, di come mi sto allenando con Ronan Lafaix alla Mouratoglou Academy, nella periferia sud-ovest di Parigi – il mio luogo di allenamento preferito assieme al centro federale del Roland Garros, che uso prevalentemente quando mi devo preparare per i tornei estivi su terra rossa. Il mio gioco sta migliorando e io mi sento davvero bene: promesse come sempre non ne faccio, ma dico soltanto che se continuerò a sentirmi così questa stagione potrà regalarmi davvero tante soddisfazioni”.

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