Intervista a Sara Errani: «Excalibur» e il suo tennis

Sara Errani

di Marco Mazzoni

“Excalibur”, il libro su Sara Errani, è stato una sorpresa. Ed una scoperta. Sfogliandolo ho trovato un racconto tutt’altro che banale, lontano anni luce dalle cose già “lette e rilette” sulla nostra “Sarita”, e non solo per i fatti che sono narrati ma anche come concetto e struttura. Intanto ti colpisce subito per il notevole impatto grafico. E’ decisamente un bel lavoro dal punto di vista visivo: dinamico, fresco, sembra più un magazine patinato che una classica biografia, grazie anche a tantissime foto (molte davvero curiose) che spesso raccontano meglio delle parole la solarità, la grinta e vitalità della Errani.

Il libro racconta le ultime annate di Sara partendo dalla preparazione alla stagione 2012, quella della sua esplosione. E’ una lettura piacevole ed estremamente scorrevole, tracciata in modo preciso dalla penna fluente di Roberto Commentucci, che ci fa entrare nel mondo della nostra tennista con discrezione – a tratti anche con forza – da un punto di vista assolutamente privilegiato. Il tutto infatti è narrato con un sottile filo di tensione e con una certa profondità, che porta il lettore ben oltre ai fatti della pura cronaca e alla descrizione di partite, vittorie (tante) e sconfitte (poche).

ExcaliburOgni capitolo ci presenta curiosità, aneddoti e fatti che fanno rivivere i tanti episodi delle sue ultime vincenti stagioni, iniziando da un giorno preciso: quella sessione di allenamento invernale a ridosso della partenza per l’Australia in cui Sara decise all’improvviso di tirare le classiche quattro palle con una racchetta long body. Era restia ad ogni cambio, innamorata della sua storica Wilson; ma improvvisamente se la ritrovò davanti, scattò una molla e la provò. Da quegli scambi ebbe delle sensazioni intense, un colpo di fulmine tecnico, tanto che da quella mattina decise di non abbandonarla mai più, diventando la sua “spada magica” verso il successo.

Il racconto scorre via veloce passando da episodi di partita ed allenamento ad impressioni di gioco e sensazioni personali, vissute in campo e fuori; il tutto arricchito da decine di curiosità ed aneddoti, alcuni raccontati di pugno da Sara in alcune sezioni ad hoc, assolutamente inedite e da non perdere. Esce un ritratto vivido, tutta quell’umanità e la stupenda normalità di una ragazza innamorata del tennis e della vita. Ma l’aspetto che più mi ha intrigato di “Excalibur” è quello del rapporto con il coach Pablo Lozano, che esce prepotentemente dai loro dialoghi; momenti di confronto e crescita che spiegano le dinamiche intense ed a suo modo uniche della psiche di una tennista in uno sport così complesso e complicato come il tennis.

E’ un libro che consiglio, non solo perché è una lettura interessante e spassosa, ma perché vi permetterà di scoprire come una ragazza del tutto “normale” e buonissima tennista sia riuscita con le proprie forze a crescere ed ottenere risultati assolutamente straordinari.

Ecco le parole di Sara, sul libro ed il suo tennis, in una breve intervista che mi ha concesso.

Come ti è venuta l’idea di “Excalibur”? Raccontaci la genesi ed il concept di questo bel progetto

“All’inizio l’idea era quella di fare una raccolta fotografica di questi due anni, avevamo tantissimo materiale e pensavamo potesse essere un’idea carina… Allora abbiamo pensato a Roberto (Commentucci) per farci scrivere una prefazione, un’introduzione…. Ci è piaciuto talmente tanto quello che ha scritto che gli abbiamo chiesto anche un secondo capitolo, poi il terzo, poi il quarto… ed è venuto fuori Excalibur!”.

Oltre alla storia, molto coinvolgente, il libro è arricchito da tantissime foto, alcune davvero spiritose. Le hai scelte tu personalmente?

“Le ho scelte assieme a mio fratello e a mio papà. Abbiamo cercato di fare un mix delle più belle, ma anche delle più simpatiche che non erano ancora state pubblicate. Devo ringraziare Mondadori perché ci ha lasciato scegliere senza imporci niente”.

Sara ErraniUno dei capitoli più importanti è quello dedicato al Roland Garros 2012. Ero a Parigi a seguire quei match e, vedendoti giocare, partita dopo partita si avvertiva che stava per accadere “qualcosa di grosso”, in difesa eri perfetta, attaccavi da fondo e in campo volavi. Ritornando a quelle settimane magiche, qual è la prima sensazione che ti torna in mente?

“Sono state due settimane incredibili… se pensi che al primo turno con la Dell’acqua sono andata molto vicina a perdere!?! Poi un match alla volta ho trovato sensazioni sempre più positive, è stato davvero tutto fantastico… Poi vedere i miei genitori commuoversi dopo il match con la Stosur e sentire il pubblico fare il tifo per me in finale, emozioni pazzesche…”.

C’è un capitolo o sezione del libro di cui sei davvero orgogliosa? E quale invece non pensavi che saresti mai arrivata a raccontare, sul tuo privato o della tua carriera?

“Beh sono orgogliosa un po’ di tutto quello che ho scritto, sia delle cose positive che mi son capitate ma anche di quelle negative… Credo sia interessante perché abbiamo provato a spiegare quello che sento o che succede al di là del match, cose che spesso non vengono considerate o che la gente non sa, i dietro le quinte diciamo… Di sicuro mai avrei pensato di scrivere cose di mio pugno come i 5 box che ho scritto all’interno del libro! Ma è stata un’idea di Mondadori, molto carina, e ho accettato subito”.

Forse la cosa che più mi ha intrigato di “Excalibur” sono i dialoghi con il tuo coach, molto intensi. Il confronto sembra esser stato una delle chiavi per il tuo successo

“E’ quello che ti dicevo poco fa… Ci sono tantissime cose che succedono al di là della partita, e credo sia interessante poterle scoprire e capire… Sì io e Pablo parliamo sempre di continuo, su tutto. Ci confrontiamo sempre e abbiamo bisogno l’uno dei pensieri dell’altra per migliorarci sempre…”.

L’inizio del libro racconta come un cambio di racchetta ti ha cambiato la vita sportiva, incluso l’episodio significativo del match contro la Wickmayer, dove sotto di un set hai iniziato a lasciar andare il braccio e comandare di più il gioco. Quanto ti è costato mentalmente rivoltare il tuo tennis, diventando più offensiva?

“Beh la prima volta che ho preso in mano la Babolat è stata una sensazione pazzesca, dal giorno alla notte… E’ chiaro che dopo in partita non è mai così semplice, e passata l’euforia generale del momento si trattava comunque di cambiare qualcosa con cui mi trovavo bene… Per cui ho pensato: ok sei qui, ora provaci…”.

I proventi del libro andranno in beneficenza per aiutare bambini in difficoltà, continuando l’impegno che hai iniziato da tempo

“Sì, come potete vedere dalle foto che pubblico sempre sui Social adoro i bambini 🙂 Passando tanto tempo coi figli di Pablo e Francesco mi aiutano nei momenti di difficoltà, magari con un sorriso o due chiacchiere…! Per cui mi sembrava una cosa carina aiutare i bambini meno fortunati di noi”.

Quanto è dura mantenersi ad un livello così alto nel tempo, ed è più difficile da un punto di vista fisico, tecnico o mentale?

“Eh tanto!!! Io ti direi forse dal punto di vista mentale… nel senso che comunque quando arrivi così in alto in top 10 tutti si aspettano che tu non possa più perdere, invece non è così… Ci sono tante giocatrici molto forti da affrontare ad ogni torneo. Io poi sono una ragazza molto riservata, per cui soprattutto l’anno scorso ho sofferto abbastanza questa cosa di essere sempre al centro dell’attenzione, tante conferenze, tanti impegni che le top 10 hanno con la WTA ad ogni torneo… Non è stato facile. Quest’anno devo dire sto imparando a gestirmi meglio e restare più possibile concentrata solo sul tennis”.

E per mantenersi competitiva con avversarie nuove e sempre più agguerrite, stai lavorando per aggiungere qualcosa al tuo tennis, provando ad inserire delle novità tecniche o tattiche? Credi che sia un passo necessario?

“Beh credo che il doppio mi aiuti tantissimo. Credo di aver imparato ad usare meglio gli angoli e credo di esser migliorata anche nel tocco di palla. Hai ragione, soprattutto negli ultimi tempi stanno venendo fuori tantissime giovani brave, per cui bisogna sempre allenarsi duramente e tanto per competere a questi livelli. Inoltre sto lavorando molto sul servizio, cercando di trovare la soluzione migliore facendo alcune modifiche anche se non è facile”.

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