Contro la sfortuna: la storia di Miliaan Niesten

Nielsen

di Fabio Valente

E’ il 1990: in casa Niesten, graziosa famigliola olandese ma al momento trapiantata negli Stati Uniti, risuonano ad intervalli regolari colpi ritmati ed attutiti, quasi qualcuno stesse ripetutamente lanciando e colpendo una morbida pallina all’interno dell’abitazione. L’ipotesi non è lontana dal vero, poiché nella sala da pranzo il piccolo Miliaan Niesten, due anni appena compiuti, sta facendo amicizia con il compagno di vita a cui legherà il proprio futuro: il tennis. “Stavo colpendo una pallina sul retro del divano, nel salotto – ci racconta Miliaan – I miei genitori mi hanno trovato con una piccola racchetta in mano”.

E’ all’età di sei anni che Miliaan Niesten inizia a dedicarsi al vero e proprio tennis, iscrivendosi al principale centro sportivo della città di Eindhoven, in Olanda, dove la famiglia si era trasferita nuovamente. Ben presto i responsabili dell’impianto si rendono conto del potenziale che, anno dopo anno, si viene ad accumulare nel giovane di nazionalità olandese, seppur nativo di Greenville, TN, USA. Seguendo le orme di professionisti compatrioti quali Sjeng Schalken e Paul Haarhuis, si sposta a 10 anni da poco compiuti ad allenarsi alla Accademia Van Hulst di Valkenwaard, presso la quale si perfeziona tuttora.

Quanto raccontato sembra il preludio per un futuro ricco di soddisfazioni a livello tennistico, ma negli otto anni seguenti Miliaan Niesten si dedica principalmente allo studio, ponendo lo sport in secondo piano sino al termine del liceo. E’ dai diciotto anni compiuti che il tennis diviene l’elemento principale della vita di Niesten: il giovane olandese vince il campionato nazionale con il tennis club di Eindhoven, portandosi ben presto nella top 30 dei tennisti olandesi e trionfando anche in numerosi tornei giovanili a livello nazionale.

La miccia pare accesa ma l’intervento della sorte avversa è appena dietro l’angolo: impensabili acciacchi fisici di varia natura uniti ad una mononucleosi spossante ed onnipresente, lo portano a lunghi periodi di assenza forzata dai campi da gioco. “Dal momento in cui ho iniziato a giocare tornei ITF a livello internazionale, ormai più di otto anni fa, sono restato infortunato per un totale di 4 anni e mezzo spiega Niesten – Ho scalato il ranking ATP numerose volte, risalendo da oltre la posizione 2000 sino alla top 500, sino al mio best ranking di 441. Ora sono appena tornato da un infortunio di nove mesi, ma più forte di prima”.

Sono certo – continua a raccontarci l’olandese – di migliorare il mio best ranking già quest’anno, è solo questione di tempo e pazienza. Sono sulla strada giusta, il mio impegno ed il team che mi supporta sono elogiabili. Il 2015 è cominciato alla grande per me, con due titoli ITF vinti in poche settimane: averlo fatto dopo 9 mesi di assenza è segno che i risultati possono arrivare. Ho l’obiettivo di entrare tra i primi 300 entro fine anno e sento di potercela fare. Sono anni che vengo inserito nella top 5 dei best movers ATP:(più rapidi giocatori a scalare posizioni nel ranking) un motivo ci sarà”.

Assieme alle difficoltà dovute agli infortuni, Miliaan Niesten sottolinea l’esclusività del tennis, che rende questo sport affascinante e assai complicato al tempo stesso: “Nella carriera di un tennista i momenti più importanti si affrontano in solitudine, soprattutto i primi anni, in cui non ci si può permettere un coach. La tua mente deve spingerti a vincere anche lontano da casa e dalle facce amiche, persino in sperduti campi di lontane città del mondo: non c’è nessuno a supportarti ma devi comunque vincere in ogni circostanza. Inoltre, anche la propria abituale vita sociale ne risente: vedere gli amici diventa complicato, la routine cambia e i sacrifici sono molti. Nonostante tutto non ho dubbi: rifarei la medesima scelta all’infinito”.

La chiacchierata con Miliaan Niesten termina con un gentile, caloroso saluto da parte dell’educato e disponibile tennista olandese: “Ho già in programma per le prossime settimane numerosi futures e qualche challenger per dedicarmi poi solamente ai challengers nella seconda parte dell’anno: penso di essere pronto a 26 anni. Ora sono in Israele per un future e per il seguente challenger di Raanana. Purtroppo devo salutarti, tra un’ora scendo in campo nelle qualificazioni, per vincere la sfortuna”.

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