Auguri Jeff Tarango, l’uomo che mandò al diavolo Wimbledon

jeff tarango

Di Lorenzo Andreoli

Spesso il destino di molti giocatori di secondo piano è in grado di giocare brutti scherzi. Talento a corrente alternata, tanta fatica e poche soddisfazioni personali. Ciò non significa, però, che per costoro non ci sia spazio nella storiaIn quella del tennis, ad esempio, troviamo a pieno titolo Jeffrey Gail Tarango, per tutti “Jeff”.

Californiano, classe 1968, Tarango passa al professionismo nel 1989 dopo aver completato il primo anno di studi alla Stanford University. Ottimo giocatore di doppio (finalista al Roland Garros nel 1999), vince solo due titoli ATP in carriera, entrambi nel 1992 (a Wellingotn e a Tel Aviv), anno in cui raggiunge il suo best ranking (n.42).

Le stelle, però, hanno altro in programma per il mancino di Manhattan Beach.

Wimbledon, 2 luglio 1995. Sul campo n.13 ci si gioca l’accesso agli ottavi di finale. L’avversario di Tarango è il tedesco Alexander Mronz (noto al grande pubblico per la sua liaison con la collega Steffi Graf), che si porta subito avanti di un set. Poi, all’inizio del secondo, il fattaccio. Sul punteggio di 1-2 15-30, l’americano piazza un ace all’incrocio delle righe. La palla è buona, ma l’arbitro, il francese Bruno Rebeuh, dopo un overrule decide di far rigiocare il punto. Tarango diventa nervoso, nervosissimo, e sbaglia nuovamente: 15-40. Il pubblico dei Championships, si sa, non è amante dei mugugni e delle sceneggiate e inizia a beccarlo pesantemente, incurante di ciò che sarebbe accaduto di lì a pochi istanti. Immediata la reazione di Jeff:Shut up!” silenzio, ma il giudice di sedia gli infligge un warning per “verbal abuse”. Cieco per la rabbia, l’allora ventiseienne fa chiamare il supervisor in cerca di giustizia, senza però riuscire ad ottenerla. La miccia è pronta ad esplodere:Sei l’arbitro più corrotto del circuito”, urla furioso Tarango. Rebeuh gli infligge un penalty point. Game, Mronz. E’ in questo istante che si consuma l’Elogio della follia”: Jeff Tarango raccoglie velocemente le sue cose ed esce dal campo. Il primo atleta ad auto-squalificarsi nell’Era Open. Più tardi, in conferenza stampa, mentre la moglie Benedicte prendeva a sberle il giudice di sedia, Tarango rincarava la dose: “Oggi nessuno voleva aiutarmi e ho dovuto farlo da solo. Ho molti rimpianti perché questo è un grande torneo ma mi hanno spinto in un angolo. Rebeuh è un corrotto. Nell’ottobre del 1993, a Tolosa, due donne che tentava di rimorchiare ad una festa mi hanno detto che lui si vantava di avere molti amici fra i giocatori e di averli anche aiutati a vincere. Volete i nomi? Sicuramente Marc Rosset (sul quale fece retromarcia alcuni giorni dopo), ma non solo. Ho denunciato più volte questo fatto, ma non è successo niente”.

Morale della favola, 10 mila dollari di multa (solo per l’abbandono) e squalifica anche per l’edizione successiva.

Ritiratosi dal tennis professionistico nel 2003, Tarango ha iniziato a collaborare con alcune importanti emittenti televisive statunitensi (fra cui ESPN, Fox Sports e Direct TV) in veste di commentatore, non prima di alcune esperienze come allenatore (fra i tanti, l’americano ha allenato campioni del calibro di El Aynaoui, Medvedev e Sharapova). E’ attualmente vicepresidente della CAA ed ha fatto parte del comitato di Coppa Davis nei 6 anni in cui ha lavorato per la USTA.

Non è ancora il momento di smettere di far parlare di sé. Nel 2009, il nome di Jeff Tarango torna prepotentemente alla ribalta grazie a “Open”, l’autobiografia di Andre Agassi. Nell’occasione, il “kid” di Las Vegas lo accusava di avergli rubato un punto in una partita giovanile. La risposta, in “serve and volley”: E’ tutto falso. In quella partita c’era un arbitro. Agassi ha scritto quelle cose solo per fare soldi”.

Oggi, a chi gli chiede se ci sono giocatori che gli somiglino, Tarango cita i suoi figli maschi, Jesse, Jackson e Ace (già…). Dalla sua nuova moglie, Jessica Balgrosky, ha anche avuto due bambine, Nina e Katherine.

In alcune recenti interviste ha ricordato di quando rispose a Muster grugnendogli in faccia o di quando, in Portogallo, strappò una Polaroid dalle mani di un tifoso per immortalare il segno di una palla contesa. Sempre con un ghigno beffardo, alla sua maniera.

Questo, signori, è stato Jeff Tarango. Prendere o lasciare.

 

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