Diario di bordo da Napoli (4): è Donati show!

Matteo Donati
da Napoli, Fabio Ferro

Una Napoli più ventosa, ma sempre moto assolata, accoglie le semifinali del trofeo Capri Watch Cup, quando arrivo è in corso di svolgimento la finale del Doppio, ma il pubblico sembra apprezzare poco, forse per l’orario, chissà. Non appena l’arbitro decreta la fine del match, le tribune si gremiscono di pubblico e viene annunciato il match a seguire sul Centrale del circolo di Viale Dohrn.

Il primo match vede contrapposti due dei giocatori che hanno raccolto maggiore consensi tra il pubblico napoletano, Donati e Cecchinato. Inizia il match ed è subito in lotta, con un Donati sempre concreto e presente, mentre Cecchinato gioca di pressione dal fondo. Nonostante Marco riesca a tenere lontano l’avversario, Matteo è sempre sulla palla e colpisce deciso, anche su recuperi improbabili. È un match che esalta il pubblico, ricco di vincenti e soluzioni a rete. L’equilibrio che si instaura in campo porta al tie-break, lottato anche questo, ma meglio giocato da Matteo Donati, che capitalizza appena può, anche con un po’ di fortuna. L’ennesimo tie-break toglie lucidità e vigore ad un Matteo Donati battagliero, ma che non molla il colpo. Non basta e Donati alza il ritmo, giocando un secondo set privo di sbavature e di altissimo livello. Finisce 76 (5) 62 e l’abbraccio finale tra i due mostra il rispetto e l’amicizia.

Piccolo break e, mentre cerco di recuperare una bottiglina d’acqua, ho una visione celestiale nella tribuna di fronte alla mia: Umberto Rianna. Per capirci meglio, Umberto è, per gli amanti della tecnica e del tennis agonistico, l’equivalente del capo sviluppo prodotti di Apple per gli amanti delle Ict. Lo raggiungo, lo saluto e metto a dura prova la sua memoria fotografica, perché erano 10 anni che non ci vedevamo. Una breve chiacchiera sul tennis in generale, sui progetti in corso e ci salutiamo con l’augurio di rivederci, magari già a Roma.

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Si torna in campo, prendo un posto in tribuna che possa garantirmi ottima visuale dei colpi di fondo e del servizio. Una goduria vedere nel match tra Thomas Fabbiano e Daniel Munoz-De La Nava la diversa tecnica nel servizio e la differente ricerca di palla tra rovescio bimane, dell’italiano, e monomane, dello spagnolo. I due partono forte e cominciano a tirare molto teso dal fondo. Un errore e una stecca condannano Fabbiano al break, che si ripete nel terzo gioco. Il primo set va via facile nel punteggio, 60 per lo spagnolo, ma non altrettanto nel gioco, con game piuttosto lottati e molte serie di vantaggi. Sfortunato nel primo, Fabbiano ci riprova nel secondo, ritrovando i sui movimenti con il dritto, che lo aveva tradito nel primo set. Va sopra 2-0, ma alla lunga subisce la stanchezza e la poca lucidità di troppi match tirati al terzo. Subisce un break che riporta Munoz a servire per restare nel match. Lo spagnolo tiene il servizio e diventa nuovamente incontenibile per un Fabbiano che ha dato tutto quello che poteva, forse troppo tardi. Il match è bello, c’è pathos e partecipazione del pubblico, che vorrebbe il terzo set. Finisce 60 75 in Favore di Munoz-De La Nava, al quale vanno gli onori per un match giocato in pressione, con tantissime ricecche del punto in contropiede, sfruttando la leva mancina contro il rovescio bimane d Fabbiano, per metterlo fuori posizione con il dritto.

Thomas Fabbiano

Questa giornata, ci regala tre tennisti italiani in salita, ma soprattutto la prima finale Challenger in carriera per Matteo Donati, che è parso centrato, solido e talentuoso più che mai. Aggiungendo l’atteggiamento serio e sereno, Matteo può regalarci il suo primo sigillo importante e sarei fiero se lo conquistasse a Napoli. Comunque sia, domani sarà una finale che potrà dire molto sul futuro e sul presente di Matteo Donati e di Daniel Munoz-De La Nava, intervistati per l’occasione.

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