Alex De Minaur, il promettente aussie di Spagna


L’ultima generazione di tennisti australiani ci ha consegnato un’onomastica particolarmente varia, frutto della tendenza di quella terra ad accogliere storie e fortune di gente venuta da lontano. E così ci siamo abituati a collegare al mondo down-under due cognomi che sanno di Attica come Kyrgios e Kokkinakis o uno radicatamente slavo come Tomic, se le cose andranno come ci si aspetta dovremo abituarci al collegamento mentale tra la terra dei kangaroos e un ragazzo classe ’99 figlio di una coppia mista spagnolo-uruguayana e che risponde al nome di Alex De Minaur.
De Minaur, reduce della sorprendente finale ottenuta al challenger sul veloce di Eckental, è oggi al n.351 del mondo, secondo 1999 delle classifiche ATP alle spalle del talentuoso canadese Denis Shapovalov. Proprio la sfida tra i due, finita in favore del nordamericano, ha assegnato l’ultima edizione del trofeo di Wimbledon juniores, ma se Shapovalov ha fatto già molto parlare di sé per l’indubbio talento e il bel rovescio a una mano, di De Minaur si parla ancora relativamente poco.
Australiano nel midollo, e basta ascoltare una qualsiasi intervista in rete e sentirne l’accento per accorgersene, De Minaur ha in realtà passato la maggior parte della sua vita in Europa, più precisamente ad Alicante, nella Spagna sud orientale, dove si allena sotto la guida di Adolfo Gutierrez. Se la geografia nel tennis vale pur qualcosa, pare facile e quasi automatico collegare questo tipo di scelta a una precisa affezione per la superficie spagnola per eccellenza: la terra battuta. A dire la verità il giovane De Minaur, nonostante sia facile immaginare che i suoi allenamenti si svolgano prevalentemente su mattone tritato, non ha ancora dimostrato una particolare predilezione per una superficie rispetto a un’altra e, ironia della sorte, sul proprio profilo ITF a precisa domanda risponde “erba”, probabilmente perché sui prati finora ha raggiunto le sue soddisfazioni maggiori.
Per la verità quest’ultima frase era vera e sincera fino a una settimana fa, prima della notevole cavalcata da De Minaur a Eckental nel locale Challenger su carpet indoor. Partito dalle qualificazioni il giovane aussie di Spagna ha iniziato superando un giocatore esperto, per quanto lontano dalla sua forma migliore, come il polacco Przysięzny prima di macinare altre vittorie importanti (De Schepper, Gaio, Melzer) prima di cedere in finale allo squalo Steve Darcis, l’unico in grado di far valere sul giovane De Minaur esperienza e tennis di livello.
Un risultato così probabilmente non se lo aspettava nemmeno De Minaur stesso per quanto è poco in linea con i suoi naturali piazzamenti nei tornei ITF ed essere arrivato a giocarsi il suo primo titolo pro’ in un challenger dopo un paio di finali Futures sfumate è sicuramente un exploit significativo. I piani del giocatore sembrano comunque piuttosto chiari visto che non si è iscritto ai due grandi eventi junior del tardo autunno americano, l’Eddie Herr (dove avrebbe difeso la finale) e l’Orange Bowl. Ne avrebbe ampiamente diritto (anche più di quello Stefanos Tsitsipas affetto da sindrome di Peter Pan) ma probabilmente le mire adesso sono altrove, nei tornei in cui si guadagnano i punti veri e dove l’iniezione di fiducia di Eckental potrà essere un eccezionale viatico. Che sia la terra il palcoscenico della sua scalata o no, la scalata dell’aussie di Spagna è tutta da guardare.

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