La Psicologia dello Sport

di Sergio Costa

Che la mente possa influire significativamente su ogni attività umana e, quindi, anche su quella sportiva è stato certamente chiaro fin dai primi Giochi Olimpici, in cui il destino di una competizione sportiva non dipendeva solo dalla prestanza fisico-atletica, ma anche dall’astuzia, dalla strategia, dal coraggio, dallo stato d’animo, caratteristiche, quest’ultime, strettamente legate all’attività mentale dell’atleta.

Avere talento nello sport è certamente un dono, ma questo può andare sprecato se non si è in grado di sfruttarlo al meglio. Molte squadre sono estremamente buone “sulla carta”, ma non riescono a funzionare come gruppo e a raggiungere traguardi elevati, così come anche singoli atleti che hanno problemi di stress e di ansia da prestazione possono non dare il massimo durante le gare importanti. Le buone potenzialità fisiche possono non essere sufficienti per il successo agonistico, dal momento che queste non si traducono automaticamente in elevate prestazioni, ma necessitano di programmi specifici per il potenziamento delle competenze emotive, cognitive e relazionali degli atleti (Steca et al. 2010).

 

“È importante, infatti, che si arrivi ad accettare fino in fondo che l’atleta per rendere al massimo non deve essere ben allenato solo nei suoi muscoli, ma che anche la sua mente deve essere in grado di dare il massimo nel momento della competizione” (Fredda, 2004).

 

Ma la psicologia dello sport nell’attività agonistiche è solo uno dei possibili campi applicativi, anche se è quello che ha favorito in modo determinante l’accreditamento di questa disciplina.

Un secondo ambito, che nel nostro paese è oggi di particolare attualità, si riferisce alla relazione fra sport e benessere individuale e sociale, che ha come obiettivo quello di accrescere lo sviluppo personale ed il benessere durante l’intero arco di vita. Questo ambito conoscitivo suscita molto interesse in quanto la diffusione di stili di vita sedentari nonché di abitudini poco salutogeniche, quali fumo, consumo eccessivo di alcool o pratiche alimentari scorrette, sono di ostacolo alla promozione di comportamenti e stili di vita in grado di favorire la salute.

 

La psicologia dello sport opera, pertanto, in questi due grandi ambiti, quello dello sport di prestazione ad alto livello e quello dello sport per tutti, ed è all’interno di questi contesti, così diversi tra di loro, che risulta fondamentale la figura professionale dello psicologo.

Attualmente lo Psicologo Sportivo fornisce quindi  la propria consulenza a singoli atleti, a società e federazione sportive, ad enti pubblici e privati, ad istituzioni con la finalità di perseguire i seguenti obiettivi:

ñ offrire CONSULENZE ed INFORMAZIONI sui fattori psicologici dello sport, sia all’atleta ma anche ai genitori e agli allenatori;

ñ aiutare i GIOVANI a maturare e a crescere con lo sport ed i suoi valori;

ñ preparare un programma di PREPARAZIONE MENTALE personalizzato, sia per il singolo atleta che per l’intero gruppo squadra;

ñ mirare al BENESSERE psicofisico per ogni fascia di età;

 

Molto spesso però si fa confusione tra le varie figure professionali che lavorano all’interno del contesto sportivo, e soprattutto che trattano gli aspetti mentali, infatti, si intrecciano gli ambiti di intervento, e si confondono ad esempio la figura del mental trainer con quella dello psicologo dello sport. Credo sia giusto fare un po’ chiarezza perché parliamo di due figure che lavorano entrambe nell’ambito della psicologia dello sport, dell’allenamento mentale, con la finalità di ottimizzare la performance sportiva attraverso il potenziamento delle risorse della nostra mente, ma che vengono spesso scambiate, creando difficoltà nel contesto sportivo stesso.

Lo Psicologo dello sport, è laureato in psicologia, ed ha conseguito una specializzazione tramite master o corsi in psicologia sportiva, e se psicoterapeuta si occuperà anche, a differenza delle altre figure, della patologia, della psicologia clinica, e dei disturbi mentali; pertanto, nel caso un atleta, oltre ad avere problemi a livello di prestazione sportiva, soffra di disturbi che vanno oltre questo ambito, può tranquillamente rivolgersi ad uno psicoterapeuta specializzato anche in ambito sportivo. Naturalmente si occuperà anche di seguire atleti che non siano soggetti ad alcuna patologia o disturbo!

Il mental trainer, mental coach, o esperto in psicologia dello sport, per svolgere la propria professione non è tenuto ad avere una laurea, tuttavia la può possedere in un ambito che non sia quello della psicologia. Solitamente si tratta di preparatori atletici, allenatori, ex atleti, laureati in scienze motorie, o laureati in altri settori, che hanno frequentato corsi di psicologia dello sport.

La differenza dunque?

Come già detto queste figure professionali non possono occuparsi di psicologia clinica, possono però seguire l’allenamento e la preparazione mentali degli atleti, aiutandoli a conoscere meglio i propri punti di forza e le aree di miglioramento mentali, in modo da poter impostare nella maniera corretta il modo di affrontare allenamenti e competizioni, e migliorare il rendimento.

Infine, molto spesso, si confonde erroneamente la figura dello psicologo sportivo con quella del motivatore, che si occupa sempre di seguire gli atleti che non abbiano disturbi psicologici ma come suggerisce il nome, questa figura professionale si prefigge di stimolare la motivazione dell’atleta, cercando di dargli il giusto spirito, il giusto slancio per dare il meglio in gara; diversamente, il mental coach, accompagna l’atleta in un percorso di studio interiore delle proprie potenzialità, e lo aiuta tramite esercizi, tecniche e giochi a imparare a gestire le sue emozioni.

Ma se il professionista del mentale è chiamato a svolgere il suo lavoro in campo, chi è che lo abilita a farlo? La federazione, uno statuto, il circolo, il maestro, i genitori, i tennisti?

Spero vivamente che questa breve introduzione sulla psicologia dello sport vi possa essere utile per chiarirvi le idee, e per comprendere le tematiche portanti di questo ambito di intervento.

Come detto nella presentazione, infatti, questa rubrica ha come scopo principale quello di gettare luce e farvi riflettere sull’importanza degli aspetti mentali nella pratica sportiva, e di come questi possano essere allenati e migliorati nel tempo, così come avviene per le qualità tecniche e tattiche.

Proprio per questo motivo nel prossimo appuntamento approfondiremo un argomento molto importante, che ci permetterà di focalizzarci sul vostro tennis, le convinzioni di efficacia personale.

 

 

“Se posso darvi un mio pensiero, può darsi che ve ne ricordiate o meno. Ma se riesco a farvi pensare per conto vostro, ho contribuito notevolmente ad accrescere la vostra personalità.”

Elbert Hubbard

 

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