Reportage da Tirrenia, capitolo II: l’organigramma

Nel tennis, come nella vita, i rapporti umani sono fondamentali. Il Centro Tecnico di Tirrenia non è solamente una struttura all’avanguardia ma, come sottolineato nella prima puntata del reportage, un posto dove i ragazzi devono poter crescere al meglio, senza perdere nulla del loro carattere e delle loro naturali inclinazioni. Persone, prima che allenatori e giocatori.

A Tirrenia si respira una sana aria di sport anche grazie al lavoro di due veri e propri valori aggiunti come Umberto Rianna, responsabile del settore Over 18 maschile e Tathiana Garbin, capitana di Fed Cup e responsabile del settore Over 18 femminile, il tutto sotto l’attenta supervisione del Responsabile Organizzativo del CNT, Giancarlo Palumbo.

Giancarlo, tifosissimo del Napoli, si sente un po’ il padre di tutti gli atleti. “Qui sono a casa mia”, racconta emozionato, “il mio orgoglio è quello di aver creato un grande feeling con i ragazzi a livello umano. Molti di loro diventano uomini qui dentro, e se ho un pregio è senza dubbio quello di prefissarmi l’obiettivo di trasmettere prima alcuni valori, poi tutto il resto. Non è retorica affermare che viene prima l’uomo e poi il tennista. Lavorare a 360 gradi è fondamentale , e non è un semplice dettaglio riuscire ad influire sull’anima dei ragazzi. Non bisogna mai smettere di crederci e soprattutto guai a sottovalutare il cuore di un campione”. Palumbo insegna tennis ma con la sua capacità comunicativa potrebbe farlo con qualunque altra disciplina. E’ innamorato perso del suo Tirrenia. “Chi ci critica è perché ha dei pregiudizi. Stiamo funzionando bene, abbiamo reso il centro più selettivo, vogliamo che chi viene ad allenarsi qui sia convinto al 100%. E’ un matrimonio a tutti gli effetti, ci si deve scegliere in due. Da un lato il nostro dovere è quello di dover selezionare chi ha già una preparazione adeguata per poter intraprendere questo percorso, dall’altro dobbiamo poter contare su ragazzi che abbiano voglia di sacrificarsi  e accettare le difficoltà”. Non solo creare campioni, ma gestirli e aiutarli a crescere. “Le due cose non sono in contrasto”, conferma il Responsabile Organizzativo, “e ci siamo presto resi conto di dover alzare un po’ l’età media di chi veniva a stabilirsi qui. Negli anni 80/90 i ragazzini di 13-14 anni avevano già una sorta di autonomia emotiva che consentiva loro un distacco meno traumatico dalla famiglia, mentre oggi si matura un pochino dopo. Per questo contiamo molto sull’apporto dei Centri Periferici (Bari, Vicenza, Palazzolo, Foligno), dove gli Under possono crescere sia dal punto di vista tennistico che da quello umano in condizioni più adatte. Ciò che conta è il loro percorso, in nome della continuità. Per questo motivo abbiamo fatto sforzi per portare a Tirrenia tecnici di livello eccezionale. I genitori devono stare al loro posto e lasciarli lavorare. I risultati stiamo iniziando a vederli”.

Umberto Rianna è preceduto dalla sua esperienza. Mai una frase o un commento fuori posto. Con poche parole e con modi garbati e simpatici è in grado di far capire il perché di una scelta sbagliata di un giocatore, di metterne in evidenza i pregi, di sottolineare situazioni emotive e spesso di prevedere cosa succederà in campo di lì a poco. Non è un mago, è semplicemente un coach dal bagaglio tecnico-umano vastissimo. “Lavoriamo molto e bene”, afferma soddisfatto coach Rianna, “spesso anche 16 ore al giorno per sistemare e programmare tutto. Sono convinto che la continuità del lavoro sia il nostro segreto. E’ un progetto a lungo termine che porterà i ragazzi a raggiungere il massimo. Ci siamo accorti di dover partire dall’atteggiamento, dentro e fuori dal campo”. Alla base di tutto, ancora una volta, la politica dei piccoli passi. “Migliorarsi, spesso, non significa vincere subito. Chiamiamola consapevolezza del lavoro, se non vogliamo chiamarla cultura, perché la disciplina da parte dei ragazzi c’era già prima ma ora stanno acquisendo una mentalità con basi più solide. Dobbiamo evitare che le loro capacità vengano vanificate. Quando la volontà non manca, e ci sono i pezzi giusti al posto giusto, si vedranno presto i frutti”.

Al Centro Tecnico Federale di Tirrenia ci si allena da professionisti e anche il capitano di Fed Cup ed ex n. 22 del ranking WTA, Tathiana Garbin, ha le idee chiare. “Chi viene qui vuole il massimo da se stessa e da chi la segue. Io, da responsabile del settore Over 18 femminile, ci metto la faccia. Sono tempi solo apparentemente duri per il movimento femminile”. “Non è facile per queste ragazze”, ammette capitan Garbin, “fare meglio della generazione precedente che con Schiavone, Pennetta, Vinci, Errani e le altre hanno tenuto alta la bandiera azzurra per oltre dieci anni. Alcune ragazze hanno qualità importanti e possono aspirare a migliorarsi moltissimo. Con il miglioramento, che passa sotto tutti i punti di vista, arriveranno anche i migliori risultati. Il futuro non deve preoccuparci, deve darci la spinta giusta”. Tathiana Garbin non fa nomi e riconosce i sacrifici della FIT. “Ci sono diversi aspetti da tenere in considerazione. Le risorse che la Federazione sta investendo sono molto importanti, sia sul piano economico che umano. La vita sportiva degli atleti si è allungata notevolmente, la carriere durano ben oltre i 30 anni ed entrare a 20 fra le prime 100 giocatrici del mondo è molto più difficile rispetto al passato. Guardare subito ai risultati non fa bene a nessuno e condiziona notevolmente le ragazze. La cultura vincente è quella che considera e valorizza il lavoro quotidiano.  Dovremo arrivare all’obiettivo che ogni atleta sappia da sola trovare la propria routine, con l’ausilio di chi la guida. Autocorrezione e autodeterminazione restano, comunque, fondamentali. Percepire le proprie emozioni, riconoscerle, accettarle ed essere sempre in grado di utilizzarle a proprio vantaggio”.

Ora tutti di nuovo in campo a lavorare.

CAPITOLO I

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