Viaggio in Russia…

Inauguriamo quest’oggi la rubrica “PLAYERS LOUNGE“, all’interno della quale i tennisti (professionisti e aspiranti tali) racconteranno la loro vita nel circuito. Un modo in più per entrate nel mondo dei circuiti Challenger e Futures, ma anche under 14, 16 e 18. Un modo per capire fino in fondo le difficoltà che si devono affrontare per emergere in questo sport così bello ma allo stesso tempo infernale… In questa prima puntata ha prestato la propria penna a Spazio Tennis il pugliese Thomas Fabbiano. “Tommy” ci ha raccontato questi primi 7-10 giorni di trasferta in Russia, non esattamente la nazione più accogliente in questo periodo dell’anno.


(Thomas Fabbiano in Russia ad oltre -20°)

di Thomas Fabbiano

Ho deciso di fare la trasferta in Russia all’inizio di Gennaio appena ho capito che sarebbe stato difficile entrare nelle quali in Australia. L’idea era quella di giocare il Challenger di Kazan in tabellone, pensando che il cut off fosse decisamente più alto di quello che invece è stato (212), e di giocare il future vicino Mosca come preparazione.

Andare in Russia non è complicato, certo, per il visto ci vogliono un bel po’ di giorni, il biglietto aereo non è eccessivamente costoso. I problemi arrivano una volta atterrato. Poche persone parlano inglese, e quelle poche che lo parlano sono un po’ fredde e scontrose. Se non sei russo o non parli quella lingua, non sei decisamente aiutato. I tassisti ti “sparano” cifre spropositate per portarti a pochi chilometri. Un po’ come ALCUNI lavoratori in Italia: vorrebbero guadagnare tanto, lavorando poco.

La temperatura poi non ti scalda di certo le idee. 🙂 E’ un freddo particolare: a parte la media della settimana in cui sono stato che era di circa -20°, è un aria che sembra normale per i primi 40 secondi che vai fuori, per poi diventare ghiacciata trascorso il primo minuto. Un freddo che entra nel corpo e ti stordisce. Un po’ come avere le gambe a contatto con la neve.

La distanza tra Mosca e Kazan è di circa 800km. Un’ora d’aereo o una notte in treno. Io avevo deciso di prendere il treno visto che viaggiavo con un ragazzo bielorusso (Andrei Vasilievsky) e sua madre. Arrivato in stazione con un freddo assurdo, scopriamo che non ci sono più biglietti. Non c è modo di partire. Delle persone si avvicinano e ci vorrebbero vendere dei biglietti con dei magheggi che non mi convincono. Proviamo a capire di cosa si tratta. In pratica volevano venderci il biglietto per dividere lo scompartimento con loro. Il loro modo di fare non certo rassicurante ci ha convinto a rinunciare.

Era ormai mezzanotte. Riusciamo a dormire a casa di un amico di Andrei e la mattina successiva troviamo un volo per Kazan. Da casa all’ aeroporto, 1 ora di taxi con una macchina di minimo 40 anni fa. Traffico degno del raccordo a Roma nelle ore di punta, quando invece a Mosca erano solo le 7 del mattino. Riscaldamento ovviamente inesistente, e un autista che con la sua guida spumeggiante ha rischiato di far fuori qualche passante. O_O

Come si può notare, non tutte le trasferte sono con i fiocchi. Ci sono tornei bellissimi e accoglienti, altri più difficili da affrontare e in posti meno felici. A volte viaggiare è uno spasso, altre volte bisogna fare più sacrifici. Magari per “salvare” qualche euro, o semplicemente perché è l’unico modo per arrivare.
Si, proprio per risparmiare qualcosina, visto che le spese sono tante e fino ad una certa classifica non si riescono a spesare i viaggi supercomodi.
Ecco il motivo di alcuni tipi di programmazione di alcuni giocatori a volte sbagliate si, a volte dettate dal fatto di non avere spese eccessive.
Ecco il motivo per cui si giocano alcune competizioni a squadre o dei tornei Open.
Bisogna tenere diverse cose in considerazione prima di programmare una trasferta perché il coraggio e la voglia di arrivare spesso non bastano a raggiungere i propri obiettivi.

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