Georgia Brescia: “Non vado a Roma da turista”

georgia brescia
di Giulia Rossi
Georgia Brescia, vent’anni ruggenti, la testardaggine concentrata in una ragazzina dall’enorme talento. Grintosa e sensibile allo stesso tempo, Georgia è alla ricerca dell’equilibrio perfetto nel suo gioco da quadrumane sulle colline del Canton Ticino, sotto la guida dell’allenatore Gonzalo Vitale.
Sì, perché Georgia per allenarsi fa la pendolare. Tutti i giorni prende il treno per andare e tornare dalla Svizzera. E lo fa perché quattro anni fa ha deciso che Gonzalo era il coach giusto per lei. Così ha deciso Georgia e così doveva essere. Punto.
Il 2015 è stato senza dubbio il suo anno migliore e la sfilza di risultati positivi è cominciata subito dopo la partecipazione alle prequalificazioni romane. A giugno nel $25.000 di Padova ha perso sì al primo turno, ma dalla vincitrice del torneo, Paula Ormaechea; a luglio è arrivata in finale nel $10.000 di Tarvisio e in finale in doppio a Les Contamines-Montjoie. Si è subito riscattata con due titoli infilati di seguito nei $10.000 di Caslano e Duino, che l’hanno catapultata in settembre alla posizione 354, suo best ranking.  A dicembre corona la stagione con il successo nel $10.000 di Ortisei, su una superficie a lei non congeniale.
Quest’anno si è aggiudicata un pass per le prequalificazioni al Foro Italico con la semifinale raggiunta al Quanta Village la scorsa settimana. Ed è determinatissima a non sprecare questa preziosa chance.
Georgia, prima di tutto complimenti per la qualificazione che è giunta anche se hai perso in semifinale con Corinna Dentoni. Era il primo Open BNL che disputavi quest’anno? Ne giocherai altri?
Sì, era il primo e purtroppo non potrò giocarne altri perché sto cercando di dedicarmi più al caricamento fisico in vista dei prossimi tornei; inoltre sono impegnata con la serie A2 con il T.C. Lumezzane e le due cose si sovrapporrebbero.
Non è la prima volta che parti per il Foro Italico. Cosa ti ha lasciato la precedente esperienza e con che spirito parti quest’anno?
Onestamente cerco di vederlo come un torneo in più anche se per me non lo è in assoluto. L’anno scorso ho iniziato a giocare bene dopo aver disputato le pre qualifiche al Foro, vincendo partite importanti e iniziando ad ottenere risultati che mi hanno permesso di fare il salto in classifica. Spero e penso che quest’anno accadrà la stessa cosa; in questo momento devo ritrovare la fiducia e sono sicura che scatterà il ‘click’ che mi serve a breve. E in assoluto non vado a Roma come turista.
Lo scorso anno ci avevi raccontato della difficoltà di trovare uno sponsor addirittura per le racchette. Quest’anno è cambiato qualcosa? Ricevi ancora l’aiuto della FIT?
Quest’anno ho firmato un contratto di racchette con Wilson, di corde con Kirschbaum e di abbigliamento con Australian. La FIT mi aiuta sempre, senza il loro sostegno sarebbe difficile proseguire la mia carriera.
Cosa ti ha spinto a seguire in Svizzera il coach Gonzalo Vitale?
Io non ho lasciato l’Italia, vivo sempre a Monza e la mia nazione continuerà ad essere questa. Per andarmi ad allenare prendo il treno la mattina e torno la sera, più avanti si vedrà. Gonzalo è la mia luce, in un certo senso penso che mi abbia salvato la vita. Mi ha reso una persona migliore e continuo ad imparare ogni giorno, anche dopo quattro anni. Penso sia la cosa più importante, non smettere mai di imparare e di crescere.  Mi massacra! Sia fisicamente che mentalmente, per questo ogni giorno cerco di dare il massimo.
Hai rimpianti? Pensi mai che avresti voluto fare qualcosa che non fosse giocare a tennis?
Se devo essere sincera ho sempre seguito il mio istinto e il mio cuore che mi hanno portato ad essere la persona e la giocatrice che sono. Non mi sono mai fatta mancare niente, sono molto testarda e sbatto la testa contro il muro continuamente, finché non ottengo ciò che voglio. Ti faccio un esempio: quando ho conosciuto Gonzalo, mi allenavo in una accademia. Nel momento in cui ci siamo incontrati dentro al campo ho sentito che doveva essere lui il mio coach. Ho provato a parlarne con i miei genitori ma non c’era storia. Allora una settimana dopo ho comunicato in accademia che quello sarebbe stato l’ultimo giorno che avrei trascorso lì e arrivata a casa la sera ho detto ai miei genitori: “Non ho più un allenatore, scegliete voi: o Gonzalo o basta tennis”. Forse l’unico rimpianto che ho è di non aver potuto finire la scuola, facevo il liceo artistico, perché amo l’Arte e adoro il design… Volevo studiare interior design. Pensa che il negozio che più amo al mondo è l’Ikea! Sicuramente finita questa tappa della mia vita finirò gli studi.
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Il 2015 è stato un anno molto importante, hai aumentato il numero di partite, con un bilancio di 50 vittorie e 21 sconfitte, coronato dal best ranking di n. 354 a settembre. Come si arriva a una simile progressione? Ti sei prefissata un obiettivo per quest’anno?
Il 2015 è stato l’anno più importante in tutti i sensi. Sono salita di livello e mi sono anche resa conto di quanto sia difficile andare avanti. Per il 2016 ho come obiettivo quello di continuare a giocare senza problemi fisici e come obiettivo principale voglio mantenere la mia classifica finché non sarò in grado di raggiungere la maturità necessaria per salire di posizioni. Non dipende da me il momento in cui fare l’exploit. Il livello è alto e continuo a lavorare tanto per migliorarmi.
Da juniores hai giocato anche dei tornei dello Slam. Quale ti ricordi con maggior emozione? Cosa colpisce in un evento di proporzioni così grandi?
Ho giocato in Australia e Wimbledon. Ero entrata nelle qualificazioni allo Us Open ma il mio allenatore ha deciso alla fine di non farmi partire per giocare un $10.000 vicino a casa. Ero così arrabbiata che sono arrivata in finale per la prima volta in un Itf! Alla fine si è rivelata la scelta giusta. Negli Slam junior è più quello che vivi nella tua testa di ciò che è in realtà. A Wimbledon ho giocato le qualificazioni ad un’ora di distanza, mica veramente a Wimbledon. Invece ti posso dire che la trasferta australiana è stata veramente speciale e la porto nel cuore. Te ne racconto una che ho combinato in Australia: mi stavo allenando e si è avvicinato un signore a me sconosciuto. Mi ha chiesto se potevo prestargli una racchetta (avevo Prince ai tempi). L’ho guardato male, essendo io molto gelosa delle mie racchette, e gli ho detto di no. E lui è andato via sorpreso.  Era Pat Rafter!
Hai vinto a Ortisei a dicembre, sul duro indoor e in altura, stupendo per essere arrivata in finale senza perdere un set. Quali sono le condizioni in cui esprimi al meglio il tuo tennis?
All’inizio dell’anno scorso ti avrei risposto la terra. A fine anno il veloce. Sono un po’ confusa! Cambio continuamente idea perché non ho ancora una stile di gioco fisso. Spero comunque che nelle prossime settimane la mia superficie preferita diventi la terra di Roma! (sorrisetto malizioso)
Cosa prevede la tua programmazione prima e dopo Roma? Giocherai a Chiasso?
Farò un $10.000 a Santa Margherita di Pula. Avrei tanto voluto giocare a Chiasso perché è vicino a dove mi alleno ma non posso perché ho l’impegno con la serie A2 la domenica.
Ultima cosa: spiegami da dove ti è uscito fuori quel dritto bimane! Pensi sia un’arma ancora da affinare, su cui si può lavorare ulteriormente?
(Ride) La domanda che mi fanno più spesso… Semplicemente ho iniziato a giocare giovanissima, 5 anni, e non ero in grado di sollevare la racchetta con una sola mano. E il destino ha voluto che continuassi così.
In bocca al lupo a Georgia e grazie ancora per essersi ritagliata un pò di tempo per rispondere alle nostre domande!
 

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