ITF, cambiano i montepremi: un bene o un male?

Naomi Cavaday
di Daniele Sforza

Si è tanto parlato, soprattutto l’anno scorso, di quanto i prize money siano insufficienti ai livelli più bassi. Per i giocatori è sempre più difficile affrontare una o più stagioni tennistiche con i prize money che i tornei Future (per il maschile) e Itf 25.000$, 15.000$ e 10.000$ (per il femminile) danno per ogni passaggio di turno. Lo scorso anno Keith Patrick Crowley provò con una petizione firmata dai giocatori a invitare l’Itf a cambiare qualcosa. Dopo un anno si è arrivati ad osservare qualche cambiamento, che però entrerà in vigore soltanto dalla prossima stagione.

Riforma ITF

E’ impossibile però mettere d’accordo migliaia di persone, e la riforma non fa eccezione. Anche in questo caso, si sono venute a creare due parti contrapposte: ci sono quelli favorevoli a queste modifiche e quelli che le temono come una vera piaga per il tennis mondiale. In questa seconda “fazione” rientra Mohamed Mahmoud, direttore dei tornei che si svolgono nella splendida cornice egiziana di Sharm El Sheik, un organizzatore che si è inserito, dal nulla diremmo, nel mondo Itf creand quasi per quasi ogni settimana dell’anno tornei combined da 10.000$.

Questa riforma a mio parere sarà negativa, per noi organizzatori e per i giocatori. Ci sono quattro fattori che devono cooperare, anche se due possono essere considerati come uno solo (Itf e le associazioni nazionali) perché per organizzare un torneo, non puoi fare a meno dell’aiuto della federazione nazionale. Poi ci sono i giocatori, l’organizzatore e lo sponsor e se uno di questi manca, l’evento non si può mettere su”.

Quello che molti possono non immaginare è che, oltre al montepremi di base, ci sono altre mille spese per organizzare un torneo. “Paghiamo comunque una somma che si aggiunge al montepremi, 1000$ per un 10.000$, 2.500$ per un 25.000$ e così via, all’Itf. Poi ci sono le spese che devi pagare per arbitri, fisioterapista, palle, stringer, mantenimento per i campi, l’acqua per i giocatori durante i match ed altre cose. Alla fine arrivi a spendere un 18- 25 mila euro alla settimana per torneo…”.

Organizzare tornei in un paese come l’Egitto, non è poi facilissimo. “In alcune nazioni hai un impianto federale che ha un grande budget e si possono fare tornei senza il bisogno di sponsor o altro. Ma in altri paesi non hai tutto questo e quindi senza sponsor, l’organizzatore non riuscirà ad avere niente in calendario per i giocatori. Se prendi ad esempio l’Uk (la federazione è l’ LTA) dove c’è il più ricco budget e poi prendete l’Egitto, vedrete come noi non abbiamo neanche il 10% di quello che hanno loro” spiega. “Una fonte di guadagno potrebbero essere gli sponsor ma nei tornei da 10.000$, le giocatrici sono in gran parte sconosciute. Poi in un paese come l’Egitto, così come in tante altre nazioni africane, non c’è interesse verso il mondo del tennis perché alla fine i potenziali investitori si chiedono: quanti vedranno questo torneo?”.

Mahmoud, aggiunge, mette a disposizione dei “giocatori della Fed Cup, Davis Cup e junior egiziani una free accomodation, con tutti i pasti”. Ed è proprio questo uno dei motivi che lo porta a non apprezzare il senso della riforma. “Le spese saranno quasi raddoppiate rispetto a prima. Stiamo provando a studiare la situazione per adeguarci al meglio ma, se lo faremo, penso che saremo gli unici, le altre nazioni ridurranno il numero di tornei e alcune, organizzazioni private, smetteranno di organizzare tornei. Infine, le associazioni nazionali andranno allo stesso modo a ridurre il numero di tornei perché non potranno chiedere altri soldi al governo…”

Se i tornei cominceranno a diminuire, i giocatori non potranno più restare, come stanno facendo ultimamente, nello stesso posto e le spese aumenteranno. “In questo momento ci sono giocatori che decidono di non restare qui soltanto per un paio di settimane, poiché ritengono inutile spostarsi, pagando un altro volo, in un altro paese per giocare un torneo dello stesso livello. Decidono quindi di stare qui per un paio di mesi, in un hotel che non trovi da altre parti a questo prezzo. Un mese fa ad esempio, in Corea, per un singola in un 3 stelle, con solo colazione, pagavi 120 euro a notte”.

Ha paura per il futuro anche Naomi Cavaday, classe 1989 e numero 373 del ranking mondiale (best ranking al 174 nel 2010), che ha intervistato Mahmoud, e parte proprio da quest’ultimo punto.

La vostra abilità è nell’organizzare tanti tornei consecutivi nello stesso posto ma, se cominci a diminuire il numero di tornei, io sarò costretta a spostarmi da una parte all’altra, andando a spendere di più. La mia più grande paura è per il futuro, quando magari un giocatore comincerà a giocare tornei e troverà solo 4-5 tornei 10.000$ a cui iscriversi, uno in Messico, uno in Cina, un paio in Europa ma qui si iscriveranno tutti… In questo momento abbiamo 8-9 tornei a settimana di 10k e poi 3-4 tornei di più alto livello. La mia paura è per i giocatori, perché se è si vero che il prize money è aumentato ma bisogna constatare che le spese sono aumentate ancora di più. Se nei primi mesi (gennaio, febbraio) ci sono pochi  tornei, questi non li troverai più. Avrai a disposizione soltanto un torneo a cui tutti vorranno partecipare. Non troverai più tornei consecutivi quindi i giocatori saranno costretti a viaggiare, pagando tutte le spese dei voli. Non ci sarà più una possibilità per tutti, anzi, i giocatori saranno meno e “guadagneranno” lo stesso, perché pagheranno un sacco con i voli e otterranno lo stesso”.

Nel 2013, Cavaday aveva anche partecipato a un sondaggio creato dall’ITF per avere una mappa della situazione ai livelli più bassi del tennis professionistico, maschile e femminile, che aveva dato questi risultati:

  • Ci sono stati 8874 uomini professionisti (3896 dei quali non hanno ottenuto prize money)
  • Ci sono state 4862 donne professioniste (2212 delle quali non hanno ottenuto prize money)
  • La media dei costi per un tennista professionista (inclusi voli, alloggi, cibo, lavanderia, vestiti, equipaggiamento, trasferimento in aeroporto e senza includere i costi di un allenatore) era di 38.800$ per i ragazzi e 40.180$ per le ragazze.
  • Il totale dei prize money per gli uomini era intorno ai 162 milioni. Una equa distribuzione direbbe che ogni giocatore abbia guadagnato 32.638$ ma in quell’anno il top 1% degli uomini (top 50) ha vinto il 60% (97.448.106$) del totale dei prize money che è stato ridotto a una distribuzione media pari a 13.195$.
  • Il totale dei prize money per le donne era intorno ai 120 milioni. Una equa distribuzione direbbe che ogni giocatore abbia guadagnato 45.405$ ma in quell’anno il top 1% delle donne(top 26) ha vinto il 51% (60.585.592$) del totale dei prize money che è stato ridotto a una distribuzione media pari a 22.564$.
  • Il “break even point” per vedere chi ha guadagnato qualcosa è al numero 336 per il maschile e al 253 nel femminile.
  • Il prize money nel maschile o nel femminile non si è alzato mai dal 2001, questo per un aumento importante del numero dei tornei nel mondo e per l’introduzione di nuove categorie di tornei.
  • Questo incremento è stato contrastato dal fatto che sono aumentati i giocatori che competono per questi prize money.
  • Il tempo che ci vuole, da quando si ottiene il primo punto Atp all’entrata in top 100 e 200 sta aumentando lentamente ( 3.7 anni e 4.8 per gli uomini/ 3.4 anni e 4.1 anni per le ragazze)
  • Il numero di nazioni ospitanti tornei pro non è cambiato significativamente dal 2001.

I risultati ottenuti con il sondaggio erano molto interessanti ed era uno studio a cui ho preso parte anche io. Noi non sapevamo il vero ammontare del costo della vita dei giocatori ma ora lo abbiamo capito” ha detto Naomi, che ha anche sentito altre tenniste a riguardo. “Ho parlato con molte giocatrici a riguardo dei prize money. La maggior parte sono favorevoli a questo cambiamento ma pochi capiscono le conseguenze a livelli più bassi”.

Giocatrice d’esperienza ricorda anche quando era possibile avere un Wc, grazie a dei risultati ottenuti con i tornei. “Pochi anni fa c’era una serie di “ Feed Up tournaments”. Questi erano tornei di alto livello (25k, 50k, 75k e 100k) e il vincente aveva una Wc per le qualificazioni di un evento Wta. Penso che questo fosse un buon sistema poiché oltre a ottenere punti e soldi per la vittoria di un torneo avevi un’opportunità che non potevi avere altrimenti. Questo può aiutare la scalata nel ranking e penso debba essere reintrodotto”.

Ma quale soluzione hanno in mente?

Io penso che la soluzione sia quella di sistemare i giocatori nell’hotel ufficiale e far pagare 60$ tutto incluso” dichiara Mahmoud. “Se vuoi il torneo e fai buoni prezzi per i giocatori e sai che tutti i giocatori staranno nell’hotel puoi chiedere all’hotel di essere sponsor del torneo per pagare parte del prize money. In questo modo puoi continuare e aiutare i giocatori”.

“Se fossi io a operare i cambiamenti” sostiene Cavaday, “lavorerei sodo per diminuire le spese dei giocatori piuttosto che aumentare il prize money. Non c’è niente che si può fare a riguardo dei costi dei voli ma le spese sul luogo del torneo possono diminuire. Dare la possibilità di cambiare le corde, mangiare e alloggiare nell’hotel per un prezzo di 50$ al giorno. L’Itf può anche aiutare nell’aiutarci a trovare il miglior modo per raggiungere l’hotel, trovare un posto dove noleggiare un’auto a basso costo e così via in modo da rendere la situazione più agevole per i giocatori”.

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