WTA Mallorca, Roberta Vinci: “Io e Cinà coaching da cabaret. Soddisfatta di questo quarto”


A cura degli inviati a Mallorca, Michele Galoppini e Giulio Gasparin
Non è terminata con una vittoria per Roberta Vinci l’ultimo quarto di finale del WTA di Mallorca. Contro un’ottima Caroline Garcia, campionessa uscente del torneo, l’azzurra ha giocato un ottimo match ma si è dovuta arrendere di misura al tennis spumeggiante della giovane transalpina. Eppure, sorridente e gentilissima come sempre, Roberta Vinci si è fermata anche questa volta ai microfoni di SpazioTennis per un’intervista esclusiva. Se vi siete persi l’intervista di ieri, potete consultarla sul nostro sito web a questo link.
Tosta la partita oggi, non c’è che dire.
Tosta la partita come la mia avversaria, che tira molto forte e su questa superficie ci sa fare. Poi col servizio sa fare la differenza e l’ha fatta, soprattutto nel finale. Dal canto mio, io sono partita male, ma poi pian piano ho trovato io mio tennis e nel secondo set ho giocato molto meglio, sono stata più aggressiva e mi dispiace aver avuto tante chance per chiudere il parziale, ma c’è da dire che lei ha sempre annullato i set point con ace o prime vincenti. Ha fatto la differenza col servizio nei momenti importanti. Anche nel tiebreak ero avanti, come detto peccato peccato peccato.
Il risultato dice 6-2 7-6, però anche nel primo parziale dopotutto c’è stata molta lotta.
Sì, dopotutto sì. Nel primo set mi sono anche ritrovata 1-3 e 0-40 al servizio, poi ho vinto molto bene il game ed ho avuto l’occasione per impattare sul 3-3. Poi lei mi è riscappata ed è andata 6-2. Un primo set altalenante ma per entrambe, eravamo tutte e due un po’ bloccate, c’erano pochi scambi, il punteggio andava via molto rapido. Secondo set, come ho detto prima, meglio e peccato per quelle chance andate male.
Ieri ci dicevi che eri venuta qua a Mallorca senza particolari obiettivi, più per testare l’erba e testarti. Anche una partita come quella di oggi dopotutto lascia buone sensazioni.
Ma assolutamente, io ho giocato bene e nonostante sia dispiaciuta ho fatto quello che dovevo fare, ho cercato di essere aggressiva e di provare qualcosa. Certo che non si può provare chissà cosa, dopotutto è sempre un torneo e si giocano partite che si vogliono vincere. Bene il dritto, bene il servizio e le volée, non molto il rovescio ma oggi era davvero difficile contro di lei che tirava molto forte. La risposta è forse stato un tasto un pochettino dolente, ma lei ha servito davvero bene, non riuscivo a leggerle il servizio, a volte mi buttavo un pochino prima cercando di anticipare il suo colpo… Tutto sommato è stato un torneo più che positivo, ho perso contro un’avversaria molto buona e che ha giocato bene e che peraltro ha vinto il torneo qui l’anno scorso, che è brava, in fiducia, giovane. Ci sono molti lati positivi a cui guardare.
Parlavi delle chance del secondo set: 5 sono stati i set point ma ben 4 te li ha annullati con l’ace. In quei frangenti cosa si pensa, come si reagisce?
Non vi dico cosa pensa la mente perché mi sa che non potreste trascriverlo [risata]. Io cercavo di leggerle il servizio e non ci riuscivo mai e potevo solo sperare che non mettesse la prima palla e che si agitasse un po’. Anche perché poco prima aveva avuto un momento in cui si lamentava molto, si lamentava delle righe, parlava col padre e si era innervosita. Contro giocatrici come lei che tirano forte, in quei momenti si pensa a provare ad indovinare l’angolo o ad intuire i loro colpi. Io perlomeno oggi pensavo a questo.
Oggi a rete…
Ci sono andata poco!
Però molto bene!
Eh però poco [risata]. Non era facile oggi scendere a rete, lei spinge tanto e sa passare bene. Potevo provare ad andarle avanti un po’ più spesso, anche perché la realizzazione a rete se non è stata del 100% ci sono andata vicino. La sentivo oggi la palla a rete [sorriso orgoglioso].
Anche il pubblico se ne è accorto che sentivi la palla oggi…
Me ne sono accorta! Infatti soprattutto nel secondo set li sentivo tifare per me, ho visto che c’erano anche un po’ di italiani. Sicuramente speravano in un terzo set…
…e poi come da tradizione qui a Mallorca in una sospensione per oscurità!
Come da tradizione esatto, ma io faccio le cose fatte per bene, ho perso prima e tutti a casa sereni e la WTA contenta [risata].
Ieri ci dicevi che questa settimana hai scelto di venire qui da sola. Nei giorni che vengono ora le partite le riguardate assieme tu e Cinà? Studiate di nuovo i match giocati?
Le partite me le hanno date, sapete che la WTA ci dà la chiavetta USB con i nostri match in ogni torneo. Però no, non penso che le riguarderemo, anche perché le han trasmesse in tv e direi che Francesco dovrebbe averla già vista [sorriso]. Sicuramente però ne riparleremo, anche perché un conto è vederla dal vivo ed un conto è vederla in tv. Sono due cose totalmente diverse, ci sono tantissime cose che non riesci a cogliere dalla tv. Il vento, il sole, la potenza dell’avversaria… si vedono gli angoli scoperti ed è troppo facile dire ‘ma cavolo c’era il lungolinea aperto ed hai giocato incrociato?!’. Sono comunque curiosa di saperne di più da lui, ci ho già parlato ma poi a quattrocchi è meglio.
Per una giocatrice come te poi, che gioca colpi molto tagliati, quello in tv proprio non si vede…
Non si vede niente, si vede solo la pallina, ma alla fine io ti parlo del mio back: se è penetrante o se è più corto, se passa vicino alla riga… questo dalla TV non si nota, quindi è tutta un’altra storia.
Il coaching tra te e Francesco sono onestramente tra i migliori, perché…
Cabaret lo so!
Sono bellissimi… ma in cosa ti aiuta il coaching, visto che la giocatrice sa cosa fare sul campo da tennis?
Il coach aiuta [si interrompe perché fa cadere una pietra dal muretto e a momenti si colpisce sul piede]… il coaching con Francesco io lo chiamo e tante volte non lo faccio nemmeno parlare per il nervosismo e sbaglio. Però è anche un mio modo per esternare tutto quello che ho detto e anche se è vero che parlo tanto in campo, quello serve. Poi comunque il coaching serve perché da fuori si vede meglio la partita, perché anche se tu hai le tue sensazioni non è detto che da fuori sia uguale. Poi lui può notare tante cose anche sull’avversaria che tu non noti perché a volte hai la testa bassa e non noti che l’avversaria è nervosa. Francesco poi è molto tattico come coach, però io e lui ci conosciamo a memoria e alla fine quello che pensa lui è quello che penso io, quindi quando lo chiamo mi aiuta dal punto di vista mentale, dicendomi di stare calma, tranquilla o più aggressiva. Raramente siamo in disaccordo dal punto di vista tattico e penso non sia mai successo di vedere due partite diverse. Lui quindi viene in campo per darmi tranquillità e serenità, per dirmi ‘guarda che stai giocando bene, stai facendo le cose giuste, ma devi solo fare meglio questo o quest’altro.’
Curiosità, hai detto che torni a casa ad allenarti ora, ma con la scarsità di campi in erba in Italia, nello specifico cosa farai?
Secondo me: spiaggia, mare e ombrellone, hai presente il tipico allenamento del sud? [risata] Scherzo, comunque starò a Palermo solo qualche giorno e già mercoledì o giovedì sarò a Londra, quindi non è per molto. A Pelermo non abbiamo campi in erba, quindi sicuramente mi allenerò sul cemento, come ho sempre fatto. Comunque conto di essere a Londra qualche giorno prima proprio per avere qualche possibilità in più di allenarmi, anche perché per esempio l’erba di oggi non era quella di qualche giorno fa e oggi alla fine rimbalzava sempre male, perché i campi naturalmente si rovinano… quindi prima si arriva a Londra, prima si prende confidenza con l’erba.
Ultima cosa, perché oggi è una giornata particolare…
Di chi è il compleanno oggi? Di Francesca Schiavone… auguri Schiavooooo!
A dire il vero non pensavamo a questo, anche se ci associamo agli auguri… però oggi è il Olympic Day, per cui volevamo chiedere cosa significano per te le Olimpiadi?
Sono un appuntamento importantissimo, che però purtroppo a Rio non è andato a buon fine per poco, perché con Sara abbiamo rischiato di prendere una medaglia dopo che siamo state in vantaggio nei quarti contro Strycova e Safarova e ci è rimasta un po’ qui… certo, aver giocato 4 olimpiadi (Atene, Pechino, Londra e Rio) è un motivo di orgoglio ed è sempre bello rappresentare l’Italia. Purtroppo non ho una medaglia nel mio palmarès, però pazienza.
Siete anche state sfortunate con i tabelloni tra Rio e Londra…
A Londra contro le Wiliams manco con il miracolo dei miracoli le batti sull’erba…a  Rio peccato perché loro avevano perso e noi abbiamo perso una partita rocambolesca contro le ceche. Certo, anche vincendo quella non era certo di prendere la medaglia, però avendola vista così vicina, ci siamo rimaste molto male.

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