Talenti dall’Ungheria: Zsombor Piros, il vento dell’Est


“Sono Zsombor, signori. Zsombor Piros. C’è nessuno?” Ce lo immaginiamo così lo stato d’animo del giovanissimo ungherese, classe 1999, neocampione juniores sul cemento di Melbourne.
Roger, Rafa, Serena e Venus. L’ultima edizione degli Open di Australia è stato il più classico dei manifesti vintage. Il sapore di un tempo che in molti credevano non esserci più, la rinascita delle leggende, i 135 anni in quattro. E’ stata la rivincita della old generation, così prevedibile a livello mediatico e imprevedibile a livello sportivo. Loro, i mostri sacri, si sono presi la scena. Come sempre, da sempre. Lontano dai riflettori, però, mentre tutti erano intenti a prendere posto per godersi la quindicesima sfida Slam fra le mitologiche creature di papà Richard, sul campo numero 7 del Melbourne Park, il già vincitore del Torneo Avvenire 2015, alzava al cielo il suo primo titolo Slam. Alla prima partecipazione ad un main draw. Roba da predestinati.
E’ nato a Budapest, Zsombor Piros, il 13 ottobre 1999. Si avvicina al tennis all’età di 5 anni, allenato da papà Attila e da Gyorgy Balazs (ex numero 480 ATP e fratello del più noto Attila). Agile e con degli ottimi fondamentali, ha nel dritto lungolinea il suo colpo più esplosivo ed è sul cemento che dà il meglio di sé. Prima della vittoria nel Torneo Avvenire (dove arrivava da testa di serie n.11), era già riuscito a distinguersi nel circuito internazionale junior con le vittorie del torneo ITF di grado 4 a Budapest e l’evento di Grado 2 di Piestany, in Slovcacchia. Ora le luci dei riflettori sono tutte su di lui. I suoi Australian Open sono stati sensazionali: 6-1 6-3 all’olandese Nijboer, 6-3 6-3 all’australiano Nkomba, 6-3 6-2 al cinese Hsu (testa di serie numero 2 del torneo), 6-1 6-2 al francese Martineau e 6-3 6-4 in semifinale ad un altro transalpino, Moutet (n. 498 ATP). La finale, con l’israeliano Oliel, è stato un saliscendi di emozioni. Dal primo all’ultimo “15”. Dopo aver ceduto il primo set per 6-4, l’ungherese è riuscito a portarsi presto sul 4-1 nel secondo parziale prima di farsi recuperare il break mentre serviva per il set sul 5-3. Buon per Zsombor che l’israeliano abbia tremato proprio nel momento della verità, regalandogli il set con ben due doppi falli. Nel terzo e decisivo set il break è arrivato nel sesto gioco (il più lungo dell’incontro con 12 punti) sul punteggio di 3-2 Piros. Nemmeno a dirlo, con un dritto vincente. L’ha vinta con la testa, come da lui confermato nell’immediato post match. “Ho giocato la mia miglior partita di sempre dal punto di vista mentale. Il servizio oggi non ha funzionato a dovere, come non aveva funzionato per tutta la settimana. Dopo aver perso il primo set mi sentivo meno convinto, anche perché oggi i miei colpi non erano buoni come i suoi. Ma non ho mollato”. La testa, questa sconosciuta. Con 18 anni ancora da compiere. Fa ancora fatica a prendere coscienza della sua impresa, Zsombor Piros. Ora non c’è tempo. C’è la Coppa Davis junior che lo attende, a Bratislava. Poi tornerà a rilassarsi un po’, seguendo il calcio o guardando un buon film, i suoi hobbies preferiti. In attesa di altri successi, per il tennis ungherese e non solo.

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