Il Roland Garros Junior parla russo

Andrey Rublev
(Andrey Rublev)

di Francesco Libonati

Dopo il derby russo della recente finale del Bonfiglio tra Rublev e Safiullin, continua il dominio sovietico nel circuito ITF junior, con le affermazioni parigine del finalista milanese Andrey Rublev e della connazionale Darja Kasatkina.

Entrambi destrorsi dal rovescio bimane, i due hanno impressionato per la loro caparbietà, segno probabilmente di un’infanzia difficile e ricca di sacrifici; li definirei entrambi attaccanti da fondocampo, con il dritto per aprirsi il campo come punto di forza.

Entrambi si sono già affacciati con successo al circuito pro, infatti Rublev ha trionfato in ben tre Futures, in Kazakistan, Russia e Stati Uniti; la Kasatkina ha trionfato sempre a livello Futures in Egitto, a Sharm El Sheikh. Rispettivamente i due occupano la posizione  443 e 700 del ranking mondiale professionistico.

Andrey ha sconfitto in finale il solidissimo spagnolo Jaume Antony Munar Clar, col punteggio di 62 75, in semi l’altrettanto valido Orlando Luz, il brasiliano da noi più volte menzionato nelle scorse settimane per i suoi trionfi in Sud America, con un’altra vittoria in due set, questa volta per 75 63, mentre nei quarti ha sofferto molto con l’altro russo Stefan Kozlov; qui tre set molto tirati e vittoria per 75 36 64. Due gli azzurri in tabellone, Filippo Baldi e Matteo Berrettini, eliminati subito rispettivamente dal coreano Seong Hong e dall’argentino Francisco Bahamonde.

Nel torneo femminile grandissima caparbietà della russa, che si è liberata in tre battaglie al terzo set, rispettivamente della bielorussa Iryna Shymanovich, la ceca Marketa Vondrousova e in finale della numero 1 del seeding, la serba Ivana Jorovic.

L’azzurra Bianca Turati è stata estromessa al primo turno dall’americana Arconada. Entrambi i campioni russi sono classe 97. Un incoraggiamento agli azzurri, con la speranza che possano far meglio sull’erba londinese di Wimbledon, tempio del tennis, in ricordo della storica impresa dello scorso anno di Gianluigi Quinzi.

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