Alla scoperta di Dragonet

Un pomeriggio d’ottobre, qualche goccia di pioggia, cielo completamente coperto e di color piombo. Non sembrano le premesse ideali per giocare a tennis. Invece alla fin in campo ci sono sceso, non sulla terra né tantomeno sul cemento, ma in un garage sul retro di uno scalificio. Ed ho affrontato un avversario inusuale e molto particolare, Dragonet: una macchina che vuole rivoluzionare il concetto di “sparapalle”.

Nella showroom, tra una scala a chiocciola ed una in ferro battuto, ho incontrato Giuseppe e Alessandro Spedaliere, padre e figlio, nonché le menti che hanno deciso di lanciarsi in questo avventuroso e affascinante progetto. La prima cosa che è sorto spontaneo chiedere è stata come dalla progettazione e realizzazione di scale si è giunti a Dragonet. Giuseppe sembra quasi illuminarsi a questa domanda e quando comincia a raccontare si finisce come risucchiati in un vortice travolgente. “Gioco a tennis da tantissimi anni e mi sono reso conto in una visita medica, quasi per caso, che il mio gomito era in condizioni pessime. Subito mi sono reso conto che ciò dipendeva da un’impostazione sbagliata del rovescio che mi portavo dietro da anni. Allora mi son detto, visto che sul campo non riuscivo a correggerla, perché non creare una macchina con cui poter lavorare su quel movimento? Quindi abbiamo deciso di puntare in alto e creare qualcosa che mancava nel mondo del tennis.”

Proprio quest’idea di poter migliorare un determinato colpo mi ha stuzzicato molto. Il mio limitato tennis da autodidatta mi ha cominciato a far pensare al mio discutibile dritto ispirato ad una via di mezzo tra Mischa Zverev e Adrian Mannarino e alla mia attitudine esasperata allo slice, (quasi) quanto un’affettatrice come Monica Niculescu. Ciò mi fa venire ancora più voglia di scoprire in cosa Dragonet sia diversa.

Prima di poter colpire le palle sputate dal “Drago”, Alessandro ci tiene a spiegarmi per bene come dall’idea di suo padre si è giunti a questo prototipo. 23 anni, grande voglia di fare e di mettersi in gioco, Alessandro ha curato personalmente lo sviluppo tecnico della macchina e nessuno meglio di lui potrebbe illuminarmi sulle sue caratteristiche peculiari ed il suo funzionamento.

Ciò che salta subito all’occhio sono le dimensioni. Dopo svariate evoluzioni, la macchina può benissimo essere riposta nel portabagagli di un auto berlina. La rete, nella sua custodia, occupa ancora meno spazio. Per assemblarla non c’è bisogno di chiavi o altri strumenti: un sistema di viti a farfalla, semplice ma funzionale, ne permette il montaggio in pochi minuti. Proprio il fatto di poter essere trasportabile e necessitare soltanto tre metri per cinque come spazio minimo, permette il suo utilizzo in qualsiasi posto che avete a disposizione o che vi salti in mente, dal garage al terrazzo, senza dover tener conto della superficie. “Con la nostra macchina è possibile giocare ovunque. Infatti quando la palla viene lanciata rimbalza su una piccola piattaforma,  evitando dunque il contatto diretto con la superficie su cui si è deciso di giocare”. Altro punto che la rende unica è il sistema a ciclo continuo. Chiunque abbia avuto a che fare con una qualsiasi lanciapalle sa benissimo che, dopo aver terminato l’ingente quantità di palline che vanno inserite all’interno, bisogna raccoglierle tutte. Sotto il sole di agosto può essere davvero infernale, e ogni ragazzino che prende lezioni lo sa bene, ma in ogni caso ciò comporta sempre perdita di tempo. Grazie al ciclo continuo, con un minimo di quattro palle, è possibile potenzialmente giocare fino all’infinito. “Ogni palla viene incanalata dopo aver colpito la rete ed è in pochi secondi a disposizione, pronta per essere lanciata ancora”. Ma la caratteristica più innovativa e peculiare di Dragonet è quella di poter essere programmabile per poter colpire dritto e rovescio a qualsiasi velocità e rotazione, in sequenze personalizzate regolabili da un app, rendendola adatta a chiunque, da un bambino alle prime armi sino ad un agonista. Quando la provo oltre all’app, in fase di sviluppo c’è anche un sensore che dovrebbe permettere alla macchina di lanciare la palla soltanto quando rivela la presenza di chi sta colpendo. Dopo molta affascinante teoria, sono quindi potuto passare alla pratica. Ho cominciato da una sequenza preimpostata per principianti, colpendo soltanto il dritto, per alzare man mano il livello sino ad arrivare ad una avanzata, per cui ho dovuto indietreggiare di metri per poter impattare correttamente (almeno secondo i miei parametri!) dritto e rovescio. Mi sono subito reso conto che Dragonet sembra subito creare dipendenza. Dopo un po’, 30 palle cominciano ad essere poche. Il tempo sembra volare via in un istante. Giuseppe conferma. “Da quando la abbiamo qui in garage, appena ho un po’ di tempo a disposizione, vengo qui e comincio a giocare. Non mi rendo conto di come il tempo passi in fretta. Una domenica mattina sono venuto qui e ad un certo punto sento il cellulare squillare. Era mia moglie che mi stava chiamando perché il pranzo era pronto in tavola!” .  Dragonet si adatta alle necessità di ogni appassionato che prova piacere nel giocare a tennis, per allenarsi e migliorarsi oltre ad ipoteticamente sostituire un avversario in carne ed ossa, quando questo vi lascia da soli al circolo (sic!) avvisandovi soltanto pochi minuti prima. Si propone inoltre come un’ottima idea per chiunque vuole avvicinarsi al tennis, ma che non ha la possibilità oppure il tempo di prendere lezioni, oppure come strumento di supporto per chi maestro di tennis lo è, sfruttando le funzionalità aggiuntive che una normale lanciapalle non ha.

Resto molto colpito dall’ambizione e dalla voglia di fare di Giuseppe e Alessandro. È da più di un anno che investono tempo e denaro in quest’idea innovativa. Hanno dovuto affrontare difficoltà su difficoltà, dalle prime fronteggiate sulla costruzione del primo prototipo fatto interamente a mano alle ultime su questo che è quasi pronto per diventarne la versione definitiva.

Da quel plumbeo pomeriggio sono passato ad una contrapposta luminosa mattinata d’ottobre, qualche settimana dopo, in una magnifica spiaggia in quel di Posillipo. La versione ormai quasi definitiva è stata al centro delle attenzioni di un team che ha realizzato, in uno scenario semplicemente stupendo, il video di lancio per la campagna Kickstarter.

Dopo qualche altra moina, Dragonet è ufficialmente un marchio registrato. L’app e il sensore di movimento che erano in fase di produzione sono ormai terminati. La campagna internazionale in quest’arrembante avventura è cominciata ufficialmente il 19 dicembre.  Alessandro era molto emozionato, ho sentito dire a Giuseppe queste parole: ”Io in questo progetto mi sento bene perché sono circondato da giovani, e grazie a loro mi sento giovane anche io!”.

Il Drago è pronto a sputare, in questo caso palle da tennis e non fuoco, e tutto il team che ha permesso che ciò fosse possibile non vede l’ora che il mondo intero possa riconoscere l’innovazione in una macchina pronta a rivoluzionare per sempre il concetto di “lanciapalle”.

 

Qualche video per capire cosa è nel dettaglio e come funziona Dragonet:  https://www.youtube.com/watch?v=3Hqj-7Iae60&feature=youtu.be

https://www.youtube.com/watch?v=607jtUSrYcA&feature=youtu.be

 

Link Kickstarter: https://www.kickstarter.com/projects/dragonet/dragonet-the-tennis-training-revolution/description#prototype-slide-110476

Per saperne di più: https://www.facebook.com/dragonet.tennis/

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