Vinci agli ottavi: ora la Sharapova

di Sergio Pastena

Se il secondo turno del Wta di Indian Wells, nonostante una Azarenka arrivata a un passo dall’eliminazione, non aveva riservato sorprese grandissime, altrettanto non si può dire del terzo. Negli ultimi due giorni ben quattro delle prime dieci teste di serie si sono viste sbarrare il passo verso gli ottavi di finale: tra loro Petra Kvitova e, purtroppo, la nostra Francesca Schiavone.

Partiamo, però, dalla nota più lieta per i colori italiani che viene dalla piccola grande Roberta Vinci, capace di buttare fuori la Cibulkova nella sfida tra tenniste mignon, guadagnandosi un meritatissimo ottavo contro la Sharapova. La tarantina, perso il primo set al tie-break, ha ingranato la quinta rifilando un 6-0 all’avversaria ed è stata brava a tenere duro nell’ultimo set, quando la Cibulkova le ha strappato due volte il servizio ma è stata costretta a cederlo tre volte, anche a causa di una prima di servizio che proprio non girava come doveva e di un nastro fortunato che ha fatto girare definitivamente il match.

Dicevamo, invece, delle sconfitte a sorpresa, tra cui quella di Francesca Schiavone: la nostra leonessa, ennesima vittima dell’epidemia che sta decimando il torneo americano e costretta al ritiro alla fine del primo set contro la Safarova, ha tutte le attenuanti possibili. Stessa cosa per la Zvonareva, che contro la Zakopalova non ha neanche provato a giocare. Le altre due eliminate eccellenti, invece, hanno perso sul campo. L’eliminazione di Petra Kvitova ad opera della giovane americana Christina McHale, tutto sommato, non avrà certo fatto disperare gli organizzatori: la ceca, vinto in scioltezza il primo parziale, è calata proprio mentre l’americana cresceva a dismisura al servizio e cominciava a crederci, trascinata dal pubblico. Quando la Kvitova si è svegliata era già sotto 5-2 al terzo e sul servizio ha mancato la palla del 4-5. Poco da dire: Petra nell’ultimo anno ha avuto una costanza strepitosa e la sconfitta, arrivata  contro una giovane molto forte, si può per ora derubricare come un incidente di percorso.

Sorprende, e neanche poco, l’uscita di scena di Samantha Stosur: l’australiana è stata piegata al tie-break del terzo da Nadia Petrova. La russa non era in un gran momento: tre sconfitte sul quattro nel 2012, era uscita dalle prime trenta (posizioni) proprio mentre andava verso i trenta (anni). In aggiunta, aveva dovuto sopportare una malcelata ironia per l’uscita di scena a Memphis contro la Giorgi, ad opera di chi non sa quanto sia una brutta bestia una Camila in fase “on”. Beh, l’ex numero 3 del mondo si è presa una bella rivincita, domando la vincitrice degli Us Open al terzo dopo aver dominato il primo set: in particolare è stata brava a non uscire mentalmente dal match dopo aver perso il secondo parziale in maniera rocambolesca. Poco fuori dalle dieci eliminata anche la Lisicki, impalpabile contro la Dominguez-Lino, mentre Flavia Pennetta non è riuscita ad opporsi ad una Radwanska in ottime condizioni.

Infine una parentesi su Caroline Wozniacki: alla fine ha vinto, ma quanta fatica! I precedenti con la Arvidsson dicevano 2-2, ma uno risaliva al 2006 (vittoria stentata contro una Caroline quindicenne) mentre l’anno scorso, a Bastad, la svedese aveva approfittato del ritiro dell’ex numero uno dopo aver perso 6-2 il primo parziale. Per il resto successi comodi della Wozniacki, che invece ieri ha ceduto nettamente il set d’apertura. Non solo: Caroline, nel secondo parziale, ha rischiato grosso nonostante un’avversaria che giocava bene ma faceva grossi errori di tattica. Per battere la Wozniacki, è noto, le variazioni servono: questo, però, a patto che tu le possieda, cosa che non si può dire della Arvidsson. La svedese ha regalato una decina di punti all’avversaria con delle orribili palle corte a campanile e almeno altri cinque con discese a rete sciagurate e, nonostante ciò, è andata vicina alla vittoria contro una Wozniacki insolitamente poco concreta sugli scambi lunghi, quelli che di solito sono la sua specialità. Passata la paura e pareggiato il conto con un sudato 7-5, la danese ha finalmente potuto esprimere il massimo delle sue potenzialità tennistiche che, per i non addetti ai lavori, consistono nel ributtare la palla dall’altra parte aspettando che l’avversaria sbagli. Così, dopo tre o quattro games molto lottati (uno durato ben 20 punti) ha preso il largo e si è imposta 3-6 7-5 6-2. Una vittoria che non risolve i dubbi sul momento critico di Caroline, che qui ad Indian Wells gioca sotto la spada di Damocle di mille punti da difendere.

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