Miracolo a Torino. Lorenzo Musetti ha vinto uno dei match più incredibili della sua carriera (“un incontro che avrà per sempre un posto speciale nel mio cuore”). Senza energie, contro un ‘Demon’ (soprannomen omen) che in campo volava e saltava un gatto, a un passo dal subire il doppio break nel terzo set, ‘Muso’ ha ribaltato un incontro senza senso. “È un match che fino a qualche tempo fa non avrei mai portato a casa”, ha raccontato poco dopo. È con vittorie come queste che si certifica al mondo (e ancor più a se stessi) di aver raggiunto un nuovo livello tennistico oltre ad aver acquisito definitivamente lo status di Top 10 ATP. De Minaur si è un po’ perso per strada, dopo aver mancato tante occasioni nel terzo parziale, ma i meriti di Musetti sono enormi. Da bello (bello impossibile, cit.) e poco vincente a splendido e inarrestabile, il cambio di passo è davanti agli occhi di tutti. Anche i più critici dovranno arrendersi. Musetti è diventato grande.
“È stata forse la partita più emozionante della mia carriera, la dedico a Leandro, secondogenito in arrivo”. La compagna Veronica partorirà con ogni probabilità la prossima settimana e il pensiero, da papà, non può che andare all’appuntamento più importante della vita di ogni uomo. E la nuova maturità in campo, forse, è arrivata quest’anno anche grazie al primogenito, Ludovico, che ha spostato e modificato le priorità di Lorenzo. Come per (quasi) qualsiasi genitore. Perché a quel punto la vittoria e la sconfitta hanno un sapore sempre forte, ma profondamente diverso. Importante, non essenziale.
In un match del genere le energie si trovano in luoghi sconosciuti. Non è nemmeno il serbatoio di riserva, quello da cui ha attinto Lorenzo; è un serbatoio nuovo, che non sapeva nemmeno di avere. E lì dentro c’era tutto: il figlio a casa, quello in arrivo, Veronica sugli spalti (che belle le sue lacrime), come mamma e papà che sono stati da sempre un faro, Simone Tartarini, un secondo padre, e il team, dal preparatore Damiano Fiorucci a tutti gli altri. In quel serbatoio sconosciuto (“mi sentivo spacciato, ma questo sport mi meraviglia ogni giorno di più”) Lorenzo ha trovato il modo di ottenere una vittoria diversa, una gioia rara, “perché partite vinte in questo modo sono sempre mancate nella mia carriera, è un nuovo salto di qualità che arrivando”. Che tutti, dagli spalti della Inalpi Arena, hanno visto, percepito, vissuto con eccezionale empatia. Quel passante di diritto, alla fine, l’hanno tirato in 13.000. E la gioia di Lorenzo, in quell’istante, è entrata nel cuore di tutti, a casa e sugli spalti. Non c’è niente da fare: Musetti non sarà mai Sinner, ma l’emozione che trasmette è impagabile, pura, un’apoteosi tennistica.
