Schoorel non si ferma più


(Thomas Schoorel)
di Guido Pietrosanti
Solamente due tornei challenger sono stati disputati nella settimana appena conclusa ed entrambi si sono giocati sulla terra battuta. A Napoli ha vinto il giovane olandese Thomas Schoorel (117 atp), già vincitore la settimana scorsa a Barletta, che sembra aver dato un’accelerata alla sua carriera in queste ultime due settimane. L’olandese ha sconfitto in finale un buon Filippo Volandri (80 atp) per 62 76 dopo aver estromesso, tra gli altri, la testa di serie numero uno del torneo, Jeremy Chardy, numero 53 del ranking atp. Da segnalare il buon torneo di Matteo Trevisan (369 atp) che ha raggiunto, per la prima volta quest’anno, a livello challenger, i quarti di finale, arrendendosi ad Haider-Maurer, recentemente entrato nei top-100. Buoni segnali di ripresa per Matteo che nonostante il deludente inizio di stagione, resta uno dei pochi giovani azzurri a poter entrare almeno nei primi 200 del ranking. Certo il confronto con il coetaneo Schoorel, nettamente dietro a Matteo da juniores, aumenta i rimpianti per una carriera che poteva essere diversa da quello che è stata fino a oggi.
A Santos in Brasile, torna alla vittoria il brasiliano Joao Souza che ha sconfitto in finale l’esperto argentino Diego Junqueira per 64 62. Souza, classe 88 e numero 148 del ranking atp, era arrivato alla fine dello scorso anno a ridosso dei top 100, senza però riuscire a fare il salto di qualità necessario ad entrare nei primi 100. Al contrario, un inizio di stagione piuttosto deludente, lo aveva spinto indietro in classifica e forse questa vittoria potrà restituirgli la fiducia necessaria per arrivare a giocare nel circuito principale. Quarti di finale raggiunti per il giovane sloveno Bedene, autore di ottimi risultati in queste ultime settimane, che continua a migliorare il suo best ranking, portandolo questa settimana al numero 249.
Dal circuito future, buone notizie per Walter Trusendi nel torneo Italy F6. L’azzurro è arrivato fino alle semifinali, dimostrando di poter esprimere un buon tennis e di poter sicuramente essere competitivo anche a livello challenger. 26 anni non sono tanti, ma non sono nemmeno pochi per iniziare una nuova carriera ad un livello più alto.
E comunque il tennis azzurro in questo momento sembra poter offrire poco di più. Molti dei nostri giocatori di vertice (Starace, Seppi, Volandri) sono già nella parte finale di una carriera che potrà forse durare ancora qualche anno, ma che difficilmente regalerà best ranking o soddisfazioni superiori a quelle già ottenute negli anni scorsi. Bolelli, che non ha probabilmente ancora espresso tutto il suo potenziale, sembra essere ormai entrato in una crisi da cui non riesce proprio ad uscire. Fognini, l’unico azzurro di vertice ancora giovane, mostra limiti caratteriali e forse anche tecnici, a causa dei quali non riesce a superare il muro dei top 50. Lorenzi, Cipolla e Vagnozzi, nonostante alcuni exploit e moltissimo impegno, hanno già 28 anni o più mentre Di Mauro e Galvani sono da ammirare per longevità tennistica e caparbietà ma difficilmente riusciranno a mantenere questo livello oltre il 2012.
Le tante aspettative riposte sul giovanissimo Quinzi sono sintomatiche anche delle poche aspettative che si hanno verso una generazione di giovani tennisti, da Giannessi a Travaglia, passando per Gaio e Colella, che non cambieranno forse la storia del tennis italiano ma che, se aiutati ad esprimere in pieno le loro potenzialità, dimostrerebbero l’efficienza di un sistema in grado di produrre tennisti di livello internazionale. L’esplosione di un solo giocatore, pur potendo avere un impatto enorme sull’intero movimento, rischia di coprire le mancanze e gli sprechi di intere generazioni di tennisti che, per molti motivi, non sono riusciti ad esprimere in pieno le loro potenzialità.

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