Va bene così…

di Sergio Pastena

Lo stralcio di conversazione che leggete, tra me e Alessandro Nizegorodcew, é arrivato in apertura del quarto set tra Federer e Stakhovsky a Wimbledon nel match che probabilmente ha decretato la caduta dell’ultimo bastione. Amara constatazione: se con altri Federer avrebbe potuto risolverla di tecnica, con un volleatore dalla mano buona come l’ucraino l’impresa pareva difficilissima. E cosí é stato.

Al termine di questo Slam Roger Federer si ritroverá mestamente numero 5 al mondo dietro agli altri tre Fab Four e a David Ferrer, che grazie alle cadute altrui centrerá una terza posizione per lui inimmaginabile anche solo due mesi fa.

Scriverlo é strano, specie per chi come me é cresciuto adorando il gioco dello svizzero e, cercando di non scadere nella partigianeria (e non sempre riuscendoci) ha tifato per lui nelle grandi battaglie contro rivali piú giovani. Molte perse, certo, ma con l’orgoglio di aver sfoderato nonostante tutto i colpi migliori della giornata. Era un feticismo strano, qualcosa di diverso da quello che mi portava a tifare spudoratamente per Fabrice Santoro. Era la sensazione di avvicinarsi con lui alla perfezione, fino a sfiorarla perché i saggi insegnano che toccarla é un grave errore.

Sará per questo che, anno dopo anno, fin dal 2008 quando tutti hanno cominciato a recitare il de profundis per Sua Maestá, io non solo mi rifiutavo di crederlo, ma non avevo nemmeno l’astio del tifoso punto sul vivo: con quella mano Roger non poteva non tornare. Un po’ come quando da bambino guardavo Maradona e la sola idea che un giorno si ritirasse mi sembrava ridicola: lo immaginavo 50enne entrare a un minuto dalla fine della finale di Coppa dei Campioni (all’epoca si chiamava cosí) e mettere dentro la punizione della vittoria del Napoli. Perché un piede del genere non poteva essere inutile, anche da fermo.

Ma il tennis non é il calcio e, per quanto tu abbia un fisico sano e una classe immensa, non puoi limitarti a pennellare da fermo. Cosí in questi mesi, nonostante un’attenta selezione dei tornei, si materializzava la realtá pezzo dopo pezzo davanti ai miei occhi: l’ultimo colpo di coda era stato quello dell’anno scorso.

Vero, con quel braccio Federer potrebbe essere competitivo fino a 35 anni e arrivare nella seconda settimana di molti Slam, ma la realtá sembra dire, banalmente e crudelmente, che non ci saranno piú clamorosi ritorni. E io mi ritrovo ad intonare quel de profundis che ho sempre ritenuto impossibile.

Se ne sono sicuro? Ma certo che no, che domande! Ve l’ho giá detto, il tennis di Federer risvegliava in me fantasie da bambino, e non si puó chiedere a un bambino di non sognare. Cosí, anche se so che é impossibile, lo sogno nel 2016 a Rio, andarsi a prendere quel titolo olimpico di singolare, unica cosa che gli manca nel suo immenso palmares assieme al Grande Slam.

Poi, peró, mi sveglio e l’uomo adulto torna in sé e capisce che, in fondo, era un sogno superfluo. É giá stato il piú grande, va bene cosí e in fondo ogni storia ha una fine e questa é durata tanto. É durata tanto e ne sono felice.

Grazie di tutto Re, altro non ti chiedo e se dovesse arrivare sarebbe troppa grazia. E spero che anche i tuoi nemici giurati ti concedano l’onore delle armi. Nessuno come te se lo merita.

LEGGI INTERVISTA DI FABIO COLANGELO A STAKHOVSKY PER SPAZIO TENNIS DEL DICEMBRE 2009

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