Marketa Vondrousova, la nuova freccia mancina di Boemia

Vondousova

di Salvatore Greco e Daniele Sforza

Abbiamo visto il talento di Marketa Vondrousova con i nostri occhi solo questa primavera, in una calda mattina di maggio mentre la giovanissima ceca annichiliva nella finale femminile del Trofeo Bonfiglio la coetanea canadese Charlotte Robillard-Millette con un doppio 6-2 senza storia. La canadese non era un’avversaria qualsiasi, uno dei prospetti più forti della sua generazione e capace di superare in quel torneo giocatrici del calibro di Anna Blinkova e Aleksandra Pospelova, ma la questione va oltre il talento in nuce delle potenziali campionesse del circuito juniores: Marketa Vondrousova, quando è nello stato di forma ideale, tra le under-18 sembra quasi una fuori quota ormai.

Dopo un’estate di ottimi risultati tra i due circuiti, grazie alla tenacia di Daniele Sforza, siamo riusciti a strapparle qualche dichiarazione e scoprire meglio chi è, da dove viene e dove vuole arrivare Marketa Vondrousova, la nuova freccia mancina di Boemia direttamente dalla classe 1999.

Mio padre da giovane è stato un decatleta, in generale la mia è una famiglia di sportivi quindi in qualche modo è stato naturale per me avvicinarmi al tennis,” ci racconta. “Soprattutto in Repubblica Ceca è facile, ci sono ottime condizioni per iniziare e coach molto preparati. Se ci pensi poi i risultati che otteniamo pur essendo un piccolo paese sono impressionanti e fanno da grande stimolo.

Per una nazione tennistica che solo al femminile oggi può vantare due top-10 oltre ad altre sei atlete in top-100 non si può che dare ragione alla Vondrousova e i discorsi sulla salute del movimento ceco tra gli addetti ai lavori sono ormai consueti come chiacchiere da bar. Di certo trovarsi di fronte una ragazza ancora sedicenne che gioca a questi livelli e ottiene questi risultati è una cosa che non può non stupire.

Dopo una stagione in cui ha conquistato due titoli nel circuito professionistico (il torneo da $10.000 di montepremi di  Zielona Góra in Polonia e quello da $15.000 di Prerov in Repubblica Ceca, entrambi su terra battuta), dominato il Trofeo Bonfiglio e portato la Repubblica Ceca alla vittoria in Fed Cup junior il bilancio a fine ottobre non può che essere buono: “Sono veramente molto contenta, soprattutto dei risultati da pro e in particolare dei due turni di qualificazione che ho superato nel WTA di Praga. A livello slam juniores mi è mancato qualcosa, ma a Melbourne sono arrivata dopo una settimana senza giocare ed ero impacciata, a Wimbledon ho giocato il primo turno contro una ragazza britannica (Anna Brogan n.d.r.) e con tutto il pubblico contro è stata durissima, poi a New York mi sono stirata il polpaccio. Niente di grave per fortuna, sono stata ferma solo undici giorni e ora è tutto a posto.”

I risultati per Marketa Vondrousova sono arrivati anche in doppio dove compone con la connazionale Miriam Kolodziejova (1997) una coppia fortissima, anche se in Fed Cup a fare coppia con lei c’era Anna Slovakova. “Io e Miriam ci conosciamo da quando eravamo bambine ma non eravamo particolarmente amiche, ci parlavamo durante i tornei e poco più. Lo scorso anno giocavo il doppio con CiCi Bellis (con la quale ha conquistato l’ultima edizione dell’Orange Bowl n.d.r.), ma poi lei si è ritirata dagli Australian Open, così mi sono trovata a dovermi cercare una partner di doppio; la cercava anche Miriam e così abbiamo iniziato a giocare insieme conquistando ottimi risultati (Australian Open, Roland Garros e Bonfiglio da juniores e due tornei pro da $10.000 di montepremi oltre a una finale in un torneo da $75.000 tra gli altri n.d.r.).

Sul futuro, Marketa Vondrousova ha le idee piuttosto chiare, forte di risultati che le danno ragione e di una crescita che manifesta margini ancora molto ampi: “Non ho particolari obiettivi per quest’anno, solo fare più punti possibili. Per quanto riguarda l’anno prossimo invece probabilmente non giocherò più a livello juniores, nemmeno i tornei dello slam, per concentrarmi del tutto sul professionismo. E questo vale anche per gli studi, sto frequentando un istituto commerciale a Sokolov, la mia città, ma se voglio davvero fare una carriera da professionista difficilmente mi iscriverò all’università.” E sul lungo termine? Penso che il sogno di tutti quelli che arrivano a giocare pro’ sia arrivare in top-10, il mio obiettivo minimo di sicuro è la top-100.

Andando al piano tecnico il tennis della Vondrousova è abbastanza simile a quello delle sue connazionali, una predilezione per i colpi piatti e per le superfici velocie infatti è un po’ strano che i miei migliori risultati li abbia ottenuti sulla terra rossa,” dice. Di sicuro a prescindere dalle superfici, la profondità e la potenza dei suoi colpi sono punti di forza notevolissimi, ma anche le geometrie notevoli che è in grado di disegnare, soprattutto con il rovescio incrociato che lei stessa non stenta a definire il suo colpo preferito.

Colpi potenti e grande profondità di certo le appartengono, ma guai a darle della bombardiera, anche a livello di giocatrici che la ispirano le idee sono chiare: “Se dovessi definire una tennista che mi piace, penso a Simona Halep, si muove bene e pensa tantissimo, il suo non è certo un tennis privo di strategia e tattica.

Vedremo cosa ci diranno le prossime stagioni delle sorti di questa ragazza ceca che prima di essere un talento esplosivo è una quindicenne normalissima, “un po’ lunatica, ma tranquilla, mi piace stare con i miei amici, ascoltare musica e stare un po’ su internet come tutti i ragazzi,” di sicuro le premesse sono buone, buonissime anzi, e di ceche mancine non ne avremo mai abbastanza.

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