Binaghi: “Al Foro non ci stiamo più”

Angelo Binaghi Internazionali Italia 2015
da Roma, Alessandro Mastroluca

“La forza degli Internazionali d’Italia non sta nella location”. Il presidente della FIT, Angelo Binaghi, sottolinea la crescita costante del fatturato del torneo: +15% di fatturato, +23,6% negli incassi della biglietteria (9,6 milioni di euro, ma anche oggi il biglietto per i ground, per la sola finale di doppio maschile sul Pietrangeli è stato fatto pagare 5 euro) e +10% nel numero di spettatori (195.185 paganti totali). Ma allo stesso tempo apre a un suo possibile spostamento perché, spiega, “qui al Foro non ci stiamo più”. Da una parte, sottolinea l’importanza della copertura del Centrale, di cui Malagò si sta interessando anche per tentare di eliminare i vincoli paesaggistici in vista del progetto olimpico Roma 2024, dall’altra apre più volte all’idea di trasportare gli Internazionali BNL d’Italia alla Fiera di Roma, nella zona di Fiumicino.

“Nella candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020” ha sottolineato Binaghi, “questo impianto era stato destinato al nuoto, mentre per il tennis si indicava una struttura da costruire con 15 campi nei dintorni di Fiimicino. Una federazione come la nostra dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di non adattare il tennis a sito storico, ma magari di costruire un polo lì con 30 campi e magari un centro tecnico di macro-area, che abbiamo in progetto su Roma, e perché no la sede di Supertennis”.

Binaghi ha anche annunciato di aver incontrato ieri l’assessore allo sport e rimarcato che gli enti locali (Comune, Provincia e Regione) non “danno nemmeno un euro” a questo torneo. Ha poi ricordato che la riqualificazione del Foro Italico è “un guizzo di responsabilità di Alemanno perché per quella parte politica questa è una zona di valori da salvaguardare”. Ma al di là del valore dell’investimento, che ha permesso di recuperare l’ex bunker e di costruire la Players Lounge nella Casa delle Armi, recuperata e riportata agli antichi splendori,  le problematiche restano. “Credo che sia problema culturale”, dice Binaghi, dieci anni fa l’area era degradata ed è stata recuperata dal Coni, dallo sport italiano. Qui si tratta di capire fino a che punto è possibile la convivenza tra questo sito e questa manifestazione popolare. Dobbiamo pensare a una serie di fattori, compresa la raggiungibilità del site, e da questo punto di vista Fiumicino è facile da raggiungere ed è collegato bene”. E lancia anche l’ipotesi di un trasloco al nord, dove ci sono le aree “a maggiore densità di popolazione, che farebbero carte false per avere un torneo del genere”.

C’è anche la questione della vicinanza con lo stadio Olimpico. Piero Valesio, firma di punta del tennis di Tuttosport, ipotizza la possibilità di aprirlo al tennis nelle settimane del torneo. Una possibilità che sembra un po’ un volo di fantasia, ma che in realtà potrebbe trovare basi di concretezza non indifferenti in un futuro a medio termine, se effettivamente la Roma e la Lazio completassero i rispettivi impianti di proprietà. “Il problema calcio va affrontato dal Coni” ha detto Binaghi, “io spingerò sempre per avere sempre trend a doppia cifra per il tennis e vorrei che ci confrontassimo col calcio non vedendolo come un mostro irraggiungibile”.

Il presidente federale deve ovviamente difendersi dalle accuse di Djokovic, Federer e Sharapova che si sono lamentati delle condizioni dei campi, oltre alle rimostranze della stampa straniera per la logistica, effettivamente rivedibile (la sala stampa è collocata all’interno di un ex ostello della gioventù, per esempio). “Non è vero che sono stati preparati solo nelle ultime tre settimane” come aveva dichiarato ieri Djokovic in conferenza stampa. “Quest’anno abbiamo rifatto il sottofondo di tutti i campi: purtroppo per ultimi Centrale e Supertennis Arena, in un periodo di pioggia che ha ritardato il processo di consolidamento del campo. Di sicuro l’anno prossimo ci faremo trovare più pronti”.

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