Stan Wawrinka, il nuovo orizzonte del suo talento

Stan Wawrinka esulta finale RG

di Lorenzo Cialdani

Se è vero che la poesia e il romanticismo regalano a qualsiasi storia un qualcosa di particolare, la terra rossa parigina che da tanto tempo lasciava poco spazio a sogni ed immaginazione stavolta ha regalato al mondo del tennis una di quelle pagine che a definire indelebile non ci si sbaglia affatto.

Il lungo corso dei French Open 2015 si è portato dietro per le due settimane di gioco tanti dubbi e altrettante congetture su possibili svolte inaspettate e traguardi incredibili, paventati da un inizio di stagione che aveva indirizzato ogni singola penna sulla strada giusta; tra un Novak Djokovic schiacciasassi e un Rafael Nadal che doveva semplicemente inserire il pilota automatico, a farla da padrone ci ha pensato l’uomo dei nomignoli, il Salieri del tennis svizzero che si è preso il suo posto nella storia presente e, con ogni probabilità, futura. Stanislas Wawrinka, di anni 30 e di mano da palati fini, ha trovato la tavola apparecchiata per un’impresa ardua ma mai impossibile, portando a compimento quella lucida follia che dopo tante chiacchiere lo vede appollaiato sullo stesso ramo di Andy Murray con due trofei Slam in bacheca.

La questione “FabFour” può decisamente abbandonare il tennis e tornare ai legittimi proprietari che da sempre sono i Beatles, perché quei tre là davanti sono in fuga da tanto, troppo tempo, e anche un Murray ritrovato sembra aver perso definitivamente il treno (per le opinioni contrastanti i commenti sono a disposizione), e la notizia di questi giorni vede come protagonista un ragazzo che ne ha viste di tutti i colori e quando ha vinto lo ha fatto martellando e prendendosi a poco a poco l’appoggio degli appassionati di altra bandiera.

L’agrodolce finale dello Slam parigino ha confermato i fantasmi di Novak Djokovic ed alimentato il sogno di StanTheMan, con lo stesso tennista elvetico che ha tenuto a precisare il suo ruolo nel circuito:”Non sono forte come i “big four”, ma sono abbastanza forte da poter vincere qualche torneo importante. Non ho ancora trovato il modo di giocare al mio meglio in ogni torneo, ma sono soddisfatto della carriera che ho avuto. Non sono forte come loro, ma sono forte abbastanza per vincere due tornei del Grande Slam. Posso batterli in una partita, una semifinale o una finale. Ma i “big four” resteranno sempre i “big four”. Non voglio essere paragonato a loro. Voglio fare progressi e continuare a migliorare. E li voglio battere. “

Il tennis del nuovo N.4 del mondo è il classico esempio di “croce e delizia” per i tifosi nonché “talento sprecato e spettacolo puro” anche a breve distanza di tempo, perciò la domanda da un milione di dollari resta una sola: Wawrinka può giocare un tennis capace di sconfiggere chiunque e lo ha dimostrato, ma quali sono i suoi margini per quanto riguarda la costanza? Nonostante i due successi Slam su due superfici diverse, è in grado di competere ad alti livelli per lunghi tratti di stagione anche dall’altro di una maturità che sembra arrivata ai massimi storici?

Wawrinka nella sua carriera ha già vinto molto, a partire proprio dal quel titolo di Roland Garros Junior del lontano 2003, e se i blackout possono sicuramente esserci, le possibilità di vedere un livello molto alto, dato soprattutto da un corretto allenamento e da una adeguata programmazione, ci sono e dopo questa importante vittoria non possono fare altro che aumentare con l’aiuto di nuovi stimoli e di una inedita consapevolezza del suo ruolo fondamentale all’interno del circuito.

Alla fine della fiera, proprio perché nel mirino c’è il sacro tempio di Wimbledon, è quasi un obbligo tessere le lodi di un giocatore che riesce perfettamente a coniugare lo spettacolo all’efficacia di frustate inaspettate e di un servizio che regala garanzie anche in momenti difficili, ai passanti che lasciano inerme a rete l’avversario e alle accelerazioni di diritto che accompagnano la mano sulla testa tanto che non ci si crede, perché se era difficile vincere una finale così complicata contro un Djokovic a tratti parso invalicabile, sotto di un set e dovendo martellare 15 dopo 15 ci vuole poco a lasciare prendere il sopravvento ad emozioni che spesso giocano contro e inibiscono quei colpi che partono solo se il braccio è libero da pensieri e parole.

Lo ha detto l’ex tennista svizzero Marc Rosset, che Wawrinka è cambiato molto soprattutto dal punto di vista mentale per riuscire a battere i top players, e lo ha detto anche l’acclamato Novak Djokovic, che il rispetto per il vincitore era al massimo e che quel trofeo se l’era proprio meritato, ma ai più piace parlare di pantaloncini ed ancora una volta di più di Mr. Roger Federer e del solito dualismo che nel tennis risulta stucchevole se supera anche solo i cento caratteri.

 
Il tennis, concludendo, regala emozioni davvero troppo brevi, perché bastano pochi giorni per entrare nella nuova fase e lasciare a terra stelle filanti e coriandoli, e forse è proprio questa breve “strana sensazione” come lo stesso Wawrinka l’ha definita che gli può insegnare la filosofia buona per ogni tipo di vittoria, l’elevazione massima da outsider ad avversario che di più ostici ce ne sono pochi, continuando a guardare il suo coach Magnus Norman toccandosi la tempia con l’indice, ricordandosi che nella testa si trovava il suo limite e nella testa si trova adesso la sua risorsa più grande.

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