Si è fatta la storia domenica 8 giugno sul Philippe Chatrier di Parigi, dove Carlos Alcaraz ha conquistato il secondo Roland Garros della sua carriera. Un pomeriggio epico, da film thriller ma allo stesso tempo drammatico, lascia Jannik Sinner a rimpiangere ben tre match points consecutivi non concretizzati verso quello che è poi diventata la finale più lunga mai disputata nello Slam francese. Dopo 5 ore e 29 minuti di partita, il numero uno al mondo è costretto ad arrendersi con il punteggio di 4-6 6-7(4) 6-4 7-6(3) 7-6(2).
Per Sinner, da una parte la consapevolezza di essere arrivato a un passo da una straordinaria impresa e aver reso storico questo atto conclusivo del torneo. Dall’altra, quantomeno per un po’ di tempo sarà complicato dimenticare le tante occasioni che avrebbero potuto portare a un epilogo diverso. Le tre palle match sul 5-3 al quarto, ma anche la possibilità di servire per la vittoria sul 5-4, un break di vantaggio nel terzo, l’essersi ritrovato di nuovo a due punti dal trionfo sul 6-5 al quinto dopo aver compiuto lui una gran rimonta da break sotto nel set decisivo.
Insomma, lo stato d’animo sia durante la premiazione in campo che in conferenza stampa non può essere dei migliori, ma come sempre l’altoatesino ha parlato con la lucidità che lo contraddistingue: “Fa male, ma è andata così. Ora mi serve anche un po’ di tempo per me stesso, vorrei rivedere la mia famiglia, stare un po’ con loro e poi andiamo avanti. Spiace per come sono andate le cose, anche prima di venire in conferenza ho avuto momenti non facili, ma piano piano si risale. La via è quella lì, o la percorri o ti perdi, e non voglio perdermi. Prepariamo Halle per giocare sull’erba prima di Wimbledon, prossimo obiettivo. Ora non è il tempo di piangere”.
In una nottata in cui senz’altro sarà difficile prendere sonno, l’allievo di Simone Vagnozzi e Darren Cahill dovrà ricordarsi di quella parte di bicchiere mezzo pieno con cui lascia Parigi: “Non posso vedere solo i lati negativi. Mi porto via un’altra finale Slam, la terza consecutiva. Ultimamente sono sempre andato in fondo ai tornei, era l’ottava finale di fila, ed è importante. Mi porto via che posso giocare a buon livello per tanto tempo, prima potevo andare sotto rapidamente e perdere 6-1 o 6-2 il set per come si era messa a situazione. Oggi riesco anche a resettare, e l’ho dimostrato nel quinto. Ovviamente felice no, se fossi felice perché ho fatto parte di una finale vuol dire che non ci sono”
Un pomeriggio che ha consegnato ai tanti tifosi del Bel Paese tanta amarezza, ma più in generale agli appassionati di questo sport un’altra pagina di una rivalità che potrebbe presto diventare già tra le migliori di ogni epoca: “Ogni rivalità è diversa, non si possono paragonare perché cambia tutto nel corso del tempo. Sono stato fortunato ad affrontare Rafa e Novak negli Slam, ma ci voleva molto per batterli. Provo lo stesso con Carlos, è bello vedere che possiamo produrre tennis come questo. Buono per il tennis, per la folla, è molto speciale. Sono felice di essere parte di ciò, sarei stato più contento con il trofeo”
Un Sinner che lascia la conferenza stampa e i giornalisti facendo i conti con la realtà e il contesto degli ultimi mesi. Perché non è arrivato il quarto trofeo dello Slam, ma solamente un mese fa l’azzurro tornava in campo dopo essere stato ai box per più di novanta giorni: “Ho passato un periodo difficile, dove solo io e le persone intorno a me sappiamo come sono andate le cose. Sono stati 3 mesi difficili da gestire, quando torni vuoi vincere, fa ancora più male perdere così. L’anno scorso era diverso, tanti alti e bassi, vuol dire che entrambi stiamo migliorando. Il livello è ancora più equilibrato, però fa male, vi direi una bugia se dicessi che è tutto a posto”