Genie Bouchard: “Tutti dicono di essere te stessa, poi vogliono dirti che fare”

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Di Giulio Gasparin (@GiulioGasparin)

È stato forse uno degli highlights di questo inizio stagione quel famoso “handshake” rifiutato a Alexandra Dulgheru da parte di Genie Bouchard la sera prima dell’inizio dell’incontro di Fed Cup valevole un posto nel world group. Era già successo un anno prima, a farne le spese quella volta è stata la slovacca Kristina Kucova, ma l’episodio era passato in sordina, anche perché allora la Bouchard vinse e il Canada poté conquistare l’accesso alla massima serie.

Quest’anno però le cose sono andate diversamente, partendo dal presupposto che, eccezion fatta per un buon Australian Open, la predestinata canadese ha vissuto un’involuzione tecnico-tattica, ma soprattutto caratteriale, che l’ha portata ad una spirale di sconfitte del tutto inaspettata. Poi il match del giorno dopo l’ha portato a casa la rumena Dulgheru, che anzi, ha infierito sul gesto della sua avversaria con un’ironica finta da parte del suo angolo a fine match. Da lì, le cose sarebbero solo peggiorate perché alla sconfitta dalla Dulgheru, si è aggiunta quella da Andreea Mitu, che ha consegnato la vittoria alla Romania, relegando il Canada alla retrocessione.

La Bouchard ha finalmente commentato l’accaduto con le seguenti parole: “Penso che forse avrei dovuto stringerle la mano, perché il non farlo ha creato una reazione spropositata per una cosa che ritengo insignificante.”

Tutti ti dicono che devi essere te stessa, ma poi ti dicono cosa devi fare e penso che questa sia una grande contraddizione. Io faccio quello in cui credo e, se sono ad un torneo, io credo di andarci per lavoro e non per socializzare, quindi lavorare è quello che faccio. Mi è stato detto di essere me stessa e questo è quello che provo a fare.”

Al di là dell’etichetta infranta dal gesto e che può dividere l’opinione pubblica a riguardo, quello che è sembrato sfuggire alla canadese è che nel fare ciò non ha che dato una motivazione extra alle sue avversarie, che partivano sapendo di non avere due delle tre migliori giocatrici di Romania (causa le assenze di Halep e Niculescu). E in un certo senso, l’atteggiamento che lei stessa promuove come sua qualità, ovvero quello di completo distacco nei confronti delle colleghe, non fa che incrementare le motivazioni di tutte le sue avversarie, in ogni match.Eugenie Bouchard e Alexandra Dulgheru

Negli ultimi 11 incontri ha perso 9 volte, con la prima vittoria sull’erba giunta solamente oggi, al termine di un match dove ha rischiato molto contro un’avversaria anch’essa alle prese con un anno complicato: Alison Riske. Quest’anno la canadese ha faticato a ritrovare le sensazioni e soprattutto la sicurezza nei propri mezzi che aveva l’anno scorso, mentre le avversarie l’hanno studiata e forse complice anche il fattore motivazionale di cui sopra, sono sempre più decise a batterla. Come in una spirale senza fine, più volte la Bouchard perdeva un match, più l’avversaria successiva credeva nelle proprie chance: non a caso, l’anno scorso tante volte la canadese è uscita da situazioni complicate di punteggio grazie al carattere e anche l’aiuto di avversarie che si irrigidivano nel momento clou, quest’anno invece sembra spesso succedere il contrario.

La prossima settimana la pressione sarà di nuovo tutta sulle spalle della tennista del Quebec, che è chiamata a difendere una finale slam, l’unica fino a qui della sua giovanissima carriera, su verdi campi di Wimbledon e dovrà farla partendo dal di fuori della top 10, un’impresa che sembra titanica visti tutti i segnali mostrati fino a qui, ma si sa che il tennis, e il tennis femminile soprattutto, è spesso più che imprevedibile.

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