Quali da Vivere…

Massimo Dell'Acqua
di Luca Brancher (articolo in partnership con Tennis.it)
Milano, 22 Aprile 2010 – Nell’atmosfera intima, ma al tempo stesso accesa, che i campi secondari del Foro Italico, situati tra l’ex Pallacorda e lo Stadio Olimpico, sanno creare, scatterà sabato 24 aprile il torneo di qualificazione degli Internazionali d’Italia maschili, capitolo stagionale numero 4 della saga dei Masters 1000, una ricca vetrina che funge da anteprima in tono minore a quanto successivamente animerà la struttura tennistica per eccellenza della città di Roma. Le qualificazioni sono un appuntamento molto caro agli amanti della causa italiana, perché spesso sono più popolate di giocatori del Belpaese del tabellone principale stesso e perché per alcuni dei protagonisti conquistare l’accesso al main draw diverrebbe un risultato di tal spessore da dare nuovo smalto alla propria carriera. Un traguardo da ricordare, alla stregua degli avvenimenti che giaciono nella nostra memoria e che andremo ora ad esplorare.
1997 da record. Ci sono stati tennisti che hanno legato il proprio nome al torneo romano in maniera indissolubile, ad esempio Corrado Borroni a metà degli anni 90 oppure Davide Scala, che nell’anno 1997 seppe disputare il proprio torneo della vita nella cornice capitolina. Già 25enne, il tennista bolognese indossò innanzitutto le vesti dell’ammazza-tedeschi in qualificazione, eliminando l’ancora giovane Nicolas Kiefer e il meno noto Martin Sinner, per poi vedersi abbinato, al primo turno di main draw, al connazionale, come lui qualificato, Daniele Musa. L’edizione del 1997, infatti, non è più stata emulata per numero di giocatori italiani pervenuti al tabellone principale, ben 3: oltre ai due sopraccitati, medesima sorte toccò a Davide Sanguinetti. Se al toscano, però, fu indigesto il primo turno contro Thomas Johansson, il derby di primo turno costituiva una ghiotta occasione per uno dei due contendenti: fu una vera battaglia, con Scala capace di imporsi al tie break del set decisivo e autore poi, al turno successivo, anche dell’eliminazione del britannico Tim Henman, quattordicesima testa di serie. Nonostante la sconfitta patita al terzo turno al cospetto di Scott Draper, le quattro vittorie in terra romana permisero a Scala di vivere un anno da grande, andando vicino alla top-100 e rimanendo, da allora, l’ultimo tennista azzurro ad aver vinto due partite di main draw dopo essersi qualificato. A dire il vero, soltanto un altro tennista italiano, dopo esser sopravvissuto al torneo cadetto, è riuscito a vincere almeno un match: fu Stefano Galvani nel 2006, quando battè Jiri Novak.
La maledizione degli anni dispari. In realtà il nuovo secolo non ha regalato particolari soddisfazioni ai colori azzurri ed emblematico è il dato che indica come nessun azzurro si sia qualificato negli anni dispari del terzo millennio. Dopo l’annata 1997, di cui sopra, l’ultimo connazionale a coprire la casella dei qualificati è stato Marco Meneschincheri, altro parvenu, nel 1999, quando superò Karim Alami e Jacobo Diaz, prima di cedere nettamente al lucky loser Franco Squillari. Da allora si sono succedute annate piuttosto lugubri come il 2003, il 2005 e il 2009, in cui nessun tennista non solo non è stato in grado di uscire vincitore dalla propria porzione di tabellone, ma addirittura di aggiudicarsi un singolo incontro. Sicuramente su questo ha inciso l’aumento della competitività dei tornei Masters 1000 – a seguito dell’introduzione dell’obbligo di partecipazione per i giocatori con una determinata classifica – tanto che in alcune occasioni hanno avuto accesso alle qualificazioni soltanto giocatori italiani accreditati di wild card.
Dell’Acqua, bellissima illusione. Non sono però mancati i momenti coinvolgenti ed uno di questi lo ha caratterizzato senza ombra di dubbio Massimo Dell’Acqua, giocatore dal talento e dalla tenuta mentale proverbiali. Il tennista di Rovellasca, provincia di Como, fu in grado nel 2004 di interrompere quella striscia negativa lunga cinque anni, durante i quali nessun italiano aveva raggiunto il tabellone principale. E lo fece in maniera perentoria, eliminando la prima testa di serie Victor Hanescu e l’ostico austriaco Stefan Koubek; non contento, Massimo giocò un grandissimo incontro di primo turno contro l’ottava testa di serie Nicolas Massu, vincendo il primo set al tie break, prima di cedere in tre partite comunque tirate. La sensazione che aveva suscitato in quelle battute di gioco, accresciute dal fatto che la terra, per il suo tennis, era la superficie meno consona, aveva fomentato gli appassionati azzurri, che si sono però presto amaramente ricreduti da un prosieguo di carriera di Dell’Acqua non all’altezza di quelle giornate romane.
La partita clou. Un altro incontro che ha regalato emozioni ai tifosi italiani fu quello che nel 2006, al turno decisivo, contrappose Novak Djokovic all’azzurro Fabio Fognini. Nonostante i pronostici fossero tutti dalla parte del serbo, già additato come una futura stella del tennis mondiale, la partita fu vinta dall’allora 19enne ligure, capace di spuntarla per 7-6 1-6 6-3, strappando così un biglietto di sola, e gradita, andata per il tabellone principale. La sconfitta successiva contro Johansson non scalfì, però, la buona prova dell’azzurro che era alla seconda partecipazione assoluta al Foro Italico, dopo lo sfortunato esordio contro Albert Montanes nel torneo cadetto dell’anno precedente. Non poteva mancare, poi, l’accenno ad un tennista venuto a mancare due anni fa e che a Roma è sempre stato sostenuto da un nutrito gruppo di appassionati: Federico Luzzi era un habituèè degli Internazionali, amato a maggior ragione dopo l’edizione del 2001 in cui seppe eliminare due top-30 come Arnaud Clement e Hicham Arazi. Nel corso della stagione 2007 fu memorabile una sfida in cui venne opposto al belga Kristof Vliegen, superato al tie break decisivo per 8 punti a 6. La vittoria non fu utile ai fini della qualificazione, ma rimase una delle tante prestazioni che ben esplicavano il grande feeling esistente tra Luzzi e il pubblico.
Pre-quali? Le qualificazioni, negli anni, hanno anche visto muovere i primi passi di alcuni esponenti di punta del nostro movimento. Già scritto di Fognini, nel 2000 fu la volta di Filippo Volandri, costretto alla resa dallo spagnolo, di passaporto costaricano, Juan Antonio Marin, due anni dopo toccò ad Andreas Seppi, sconfitto dall’esperto iberico Pato Clavet, e a Potito Starace, eliminato dal sempiterno paraguaiano Ramon Delgado, mentre balza all’occhio come Simone Bolelli non sia mai passato per le forche caudine delle qualificazioni in tutti questi anni. Discorso agli antipodi, invece, per Thomas Fabbiano, che, prossimo ai 21 anni, potrebbe quest’anno collezionare la sua quinta presenza consecutiva nel tabellone di qualificazione. La prima volta fu nel 2006, quando gli fu assegnato l’invito a sorpresa dopo il bel torneo junior giocato a Beaulieu sur Mer, ma solo nel 2008 è riuscito a centrare il main draw, venendo poi superato dal francese Nicolas Mahut. Il tennista pugliese è stato l’ultimo italiano a superare il tabellone secondario – anche perché lo scorso anno erano al via soltanto tre azzurri: oltre a Thomas, Naso e Comporto – in attesa di conoscere gli esiti delle “pre-quali” che sanciranno i nomi delle wild card per il secondo anno consecutivo. Un automatismo che non ha ancora totalmente convinto, soprattutto per i tempi stretti di comunicazione, e che potrebbe diventare una vera e propria consuetudine, dando, da un lato, più possibilità a tutti di coronare il sogno di difendere la bandiera italiana al Foro Italico, ma togliendo dall’altro agli organi competenti il compito di una selezione più accurata.

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