La mia avventura newyorchese tra pioggia, players lounge e un pizzico di Cinà

Lapo Castrichella
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Us Open - Foto Spazio Tennis

da New York, Lapo Castrichella

Terza giornata di qualificazioni agli US Open. Come tutti i giorni qui a New York mi alzo, vado a fare colazione e alle 10 prendo il pullman che porta da Manhattan a Flushing Meadows. È sempre bello arrivare qua e trovarsi in posti privilegiati, e questo grazie a Stefano Napolitano che mi ha concesso uno dei suoi pass. Arrivo, e, per quanto inizi a essere abituato a questi palcoscenici, mi fa sempre strano che accanto mi passino Djokovic, Alcaraz, Zverev, Sabalenka e tanti altri nella loro tranquillità e quotidianitá più totale. Dopo averli visti così tante volte, in TV e nei tornei, quando me li ritrovo davanti la sensazione è strana: mi verrebbe spontaneo salutarli come se fossero amici, come se li conoscessi davvero. È una sensazione particolare.

La giornata di oggi, però, inizia con la pioggia. I match dovevano cominciare alle 11, ma il maltempo si è abbattuto sui campi del Queens. Il Flushing Meadows Corona Park, infatti, si trova nel Queens, uno dei distretti di New York, a circa 40 minuti di pullman da Manhattan.
Il continuo dentro-fuori è un po’ scomodo: esci, piove, torni dentro; rientri e ti congeli per l’aria condizionata che qui è molto alta, un po’ come ovunque negli Stati Uniti. Ma è anche questa parte dell’esperienza.

Siamo ancora al mattino, i match devono iniziare, e intanto nelle aree comuni assisto agli allenamenti fisici di tanti giocatori: Cinà, Landaluce, Cazaux, solo per citarne alcuni che oggi proveranno a raggiungere l’ultimo turno di qualificazioni. L’aria è più fresca rispetto ai giorni scorsi, meno caldo, speriamo che la pioggia non torni più. Viene così annunciato finalmente l’inizio dei match per le 12:00, un ultimo saluto al mio amico Federico Cinà: un cinque, un abbraccio prima che scenda in campo. Poi di corsa a prendere il giacchetto e i pantaloni lunghi nello zaino che qui la temperatura è scesa e via verso il campo 4. È lì che “Pallino” gioca contro Federico Gomez, un match complicato. Assisto alla partita di Cinà insieme al tifosissimo degli italiani a New York Giovanni Bartocci, proprietario dell’ottimo ristorante italiano “Via della Pace” che da anni ospita i giocatori italiani durante le settimane del torneo.

Il match parte ed è subito complicato: Gomez, con il suo servizio, non concede niente. Pallino perde il primo set, e poco dopo a causa della l’incontro viene sospeso. Dal box di Federico mi ha colpito la serenità e l’esperienza di Umberto Rianna: con poche parole riesce a trasmettere tanti concetti, dando al giocatore un sostegno prezioso. Le partite dovevano riprendere alle 14:30, ma la pioggia ha costretto a rinviare ancora. Alle 15:50 arriva la comunicazione definitiva, tutti gli incontri sono rinviati a domani. Salgo sul pullman che mi riporta a Manhattan dove, anche qui, sta piovendo ininterrottamente, ma fa parte del gioco: oggi la protagonista è stata la pioggia, domani è un altro giorno in cui spero che i colori azzurri possano essere i protagonisti, e un’altra pagina da scrivere di questo diario di bordo.

A domani amici di Spaziotennis dalla cinquantesima strada di New York.

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