Ignacio Buse, il fuoco del Perù pronto a infiammare il tennis mondiale

Tommaso Giuliani
7 Min Read

Ignacio “Nacho” Buse è il nuovo volto del tennis peruviano. Classe 2004 di Lima, destro, carattere combattivo e un ranking in costante ascesa. Il suo percorso merita attenzione non solo per i risultati già raccolti, ma per l’impatto che potrebbe avere sul futuro sportivo di un’intera Nazione.

LA FAMIGLIA

Perché il successo di Ignacio Buse nel tennis non è un caso. Suo nonno Eduardo praticava questo sport insieme al fratello Enrique ed entrambi erano giocatori riconosciuti nel Club Lawn Tennis de la Exposición, nella Capitale, negli anni Cinquanta. Tanto da far sì che gli venisse dedicato lo stadio dove il Perù gioca i suoi match di Davis: l’Estadio Hermanos Buse.

Non solo tennis nella vita di Nacho. Suo zio Gastón Acurio, fratello della madre, è uno chef famoso in tutto il mondo e pssiede una sessantina di ristoranti distribuiti in ogni continente, dalla Francia a Dubai. Ignacio ha persino sfiorato l’idea di diventare cuoco, ma è stato proprio lo zio a orientarlo verso il campo da tennis.

I SUCCESSI JUNIOR E I PRIMI PASSI DA “PRO”

La sua storia tennistica inizia a braccetto con il connazionale, coetaneo e soprattutto amico Gonzalo Bueno. I due, a livello juniores, hanno messo a segno risultati storici per l’intero Paese: nel 2021 conquistano la medaglia d’oro nel doppio dei Giochi Panamericani Junior di Cali, competizione molto sentita in Sudamerica; un anno dopo sfiorano il bis, raggiungendo la finale del Roland Garros Junior e arrendendosi soltanto alla coppia croato-lituana Butvilas/Poljicak.

Proprio Bueno è stato l’avversario nella sua prima finale della carriera, poi persa. Gioia solo rimandata per Nacho, che nell’ottobre 2023 conquista due titoli ITF in due settimane a Mendoza e Zapopan, lanciandosi definitivamente nel professionismo.  Da lì a poco arriveranno due date che cambieranno la vita tennistica del giocatore di Lima:

• l’esordio vittorioso in Davis, arrivato a punteggio compromesso, contro la Norvegia di Casper Ruud e Nicolai Budkov Kjaer;
• la roboante vittoria ai danni dell’allora top 20 Nicolás Jarry, in un tie valevole per la qualificazione ai gironi di Davis, nell’accesissima Santiago.

Una vittoria che non basterà al Perù per compiere l’impresa. Grazie al successo di Alejandro Tabilo, proprio ai danni del classe ’04, sarà il Cile a strappare il pass per la qualificazione.

IL 2025, LA STAGIONE DELL’ESPLOSIONE

Un paio di risultati che, nonostante la sconfitta, hanno però dato al peruviano la piena consapevolezza di potersela giocare anche con i più grandi. La prima finale Challenger arriva in terra italiana, a Como, dove viene sconfitto solo dal 2005 Gabriel Debru.

Tra questi risultati intervallanti, il vero salto di livello arriva nel 2025: dopo aver sconfitto giocatori come Luciano Darderi, Marin Cilic e Reilly Opelka, conquista il tanto atteso primo titolo Challenger a Heilbronn, in Germania, battendo in finale l’olandese Den Ouden. Un titolo che lo avvicina alla top 150 e che gli permette di giocare le qualificazioni dell’ATP 250 di Gstaad, torneo dove si presenta al mondo intero. Battendo in ordine Djere, Majchrzak e Burruchaga si regala la prima semifinale ATP. Stupendo tutti con il suo gioco che incarna alla perfezione il prototipo sudamericano: rovescio bimane, stile aggressivo da fondocampo sempre più verticale, arricchito da numerose discese a rete. Ragazzo molto disciplinato, pochi errori gratuiti nel corso dei match, unisce aggressività controllata a scelte intelligenti.

Chi lo considera un “terraiolo” sbaglia di grosso, basti vedere le ottime prestazioni e i risultati ottenuti nella trasferta messicano-americana. Prima la semifinale a Cancún, con vittoria su Daniel Altmaier, poi la qualificazione raggiunta a New York, regalandosi e regalando a tutto il Perù una serata storica sull’Arthur Ashe contro Ben Shelton. Lui e l’americano hanno qualcosa in comune: il college. Ebbene sì, nel 2022 Nacho era vicinissimo a diventare compagno di squadra dell’attuale n°6 del mondo alla University of Florida. Era tutto fatto, aveva anche visitato il campus e conosciuto i futuri compagni.
Ignacio, però, non ha mai fatto parte di quella né di nessun’altra università, perché dopo l’incredibile vittoria con Nico Jarry decise di concentrarsi sull’attività professionistica, accantonando l’ipotesi collegiale.

Ora si allena a Barcellona, al Tennis Empowerment Centre Carles Ferrer Salat, sotto la guida dell’allenatore Juan Lizariturry. A Siviglia, sabato, si è aggiudicato il suo secondo titolo Challenger, battendo in finale Genaro Alberto Olivieri e mettendo da parte anche un problema alla caviglia che sembrava poterlo condizionare in maniera importante. Queste incredibili settimane lo hanno portato tra i primi 120 della classifica.

LA STORIA DEL PERÙ NEL MIRINO

Nel mirino del “colorado”, chiamato così in patria per il colore acceso dei suoi capelli, oltre alla top 100 che sembra questione di giorni, c’è la possibilità di diventare il miglior tennista peruviano di sempre. Jaime Yzaga è l’uomo da battere: best ranking al numero 18, 8 titoli ATP in carriera, quarti di finale in Australia nel 1991 e a New York nel 1994. Un traguardo difficile, ma il ragazzo non vuole porsi limiti. Vuole farlo per la propria nazione, con la quale ha sempre dimostrato di avere un legame che va oltre qualsiasi cosa, con i suoi tifosi sempre pronti a sostenerlo, gioire insieme e incoraggiarlo anche nei momenti più complicati. Dopo l’epoca di Yzaga, il Perù attendeva un nuovo punto di riferimento. Con Ignacio Buse quella eredità non solo è raccolta, ma sembra pronta a essere superata.

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