Pegula: “I controlli antidoping sono stressanti, mi rendono paranoica”

Donato Boccadifuoco
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US OPEN 2024 Women’s singles Quarterfinal Jessica Pegula (USA) defeated Iga SWIATEK (POL) 6-2 6-4 Photo © Ray Giubilo

In una puntata del podcast “The Player Box”, Jessica Pegula, Jennifer Brady e Madison Keys si confrontano sul tema antidoping e su quanto controlli ed esiti possano rendere stressante la vita quotidiana di ogni tennista. La numero 5 del mondo si esprime così circa la recente esperienza avuta a Shenzhen durante le Billie Jean King Cup Finals.

Il mio problema a Shenzhen è stato che ho fatto il test dopo essermi riscaldata e prima di entrare in campo per la mia partita. Emma Navarro stava giocando e io sarei dovuta scendere in campo subito dopo. Mi hanno detto che avrei potuto farlo subito prima, durante o subito dopo il match, non avevo idea che questa fosse una regola specifica per Billie Jean King Cup e Coppa Davis.

Ho scelto di andare in bagno a fare il test prima del match ma ne ho discusso con l’addetto perché so che non ci vuole mai così poco tempo come dicono. Sono stata fortunata che il match di Emma sia arrivato al terzo set. Devo dire però che quel giorno a Shenzhen hanno controllato veramente tutti”.

I WHEREABOUTS

Interessante l’episodio raccontato da Jennifer Brady a proposito dei whereabouts – i tennisti sono costretti a essere reperibili per un’ora ogni giorno, perciò devono indicare un luogo dove eventuali ispettori antidoping possano trovarli – e di alcune difficoltà che possono verificarsi: “Con il meccanismo dei Whereabouts siamo sempre tenute a comunicare dove dormiamo e a dare un orario orientativo in cui siamo disponibili per il controllo.

Ogni singolo giorno dobbiamo segnalare dove dormiamo. Una volta mi è successo che avevo indicato le sei del mattino come orario disponibile, ma mi sono alzata verso le cinque e sono necessariamente dovuta andare in bagno poco dopo. Pochi minuti dopo mi suonano alla porta per il controllo e ovviamente non riuscivo a fornire immediatamente un campione. Ho dovuto aspettare altre due ore. Inoltre, il controllo non dura mai cinque minuti, se tutto va bene passa almeno mezz’ora perché devi anche compilare dei documenti”.

STRESS E PARANOIA

Controlli che portano Jessica Pegula a essere sempre super precisa ma ad accusare il colpo dal punto di vista psicologico: “Io sono sempre super diligente ma dopo tutte le storie che ho sentito sono diventata super paranoica. Il fatto è che non ti mandano alcuna notifica se il test è andato a buon fine, te la mandano solo se lo fallisci. Immaginate quanto io possa trasalire ogni volta che leggo la notifica di un’email in arrivo, che poi magari è tutt’altra cosa. È una cosa stressante”.

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