Diario di Bordo dal Foro Italico (3 Bis)

di Giacomo Bertolini e Matteo Gigli

La sveglia alle 04.30 per andare agli Internazionali Bnl d’Italia è senza ombra di dubbio una delle meno sofferte che abbia messo messo in vita mia. Fa male, ma si sopporta con piacere.

Il mio fedele compagno Gigli passa puntuale a prendermi alle 05.40 e nel tragitto proviamo ad organizzare il piano-sabotaggio per convincere l’autista a farci rimanere anche per il match pre-serale Federer-Starace, tentativo miseramente fallito nonostante qualche timida adesione. A Marina di Carrara ci accoglie una carriola a due piani che sembra già averne viste troppe nella sua esistenza, ma nonostante questo dettaglio (per ora) trascurabile e la mia immancabile testata del buongiorno contro il porta zaini siamo ufficilamente pronti per partire.

Dopo un viaggio tranquillo tra pronostici e aspettative il tanto atteso ingresso al Foro ci convince sin da subito: il colpo d’occhio, complice anche la bella giornata, è irresistibile e dopo una meritata birretta al bar parte il nostro primo, e frenetico, giro di ricognizione. In comune accordo col Gigli, a cui ho affidato il compito di incastrare al meglio i match interessanti vista la mia scarsissima confidenza logico-matematica, ci buttiamo sul Pietrangeli, già affollato dai moltissimi appassionati accorsi a Roma.

Il sole picchia duro tanto quanto l’ex numero 1 Wozniacki, incapace tuttavia di scrollarsi di dosso la serba Jovanoski, mentre un ragazzo alle mie spalle riassume lapidario quello che già pensavo da diversi minuti: “Cazzo, sto a schiumà…!” Dopo aver ammirato le statue ferme del Pietrangeli ne contempliamo, passando, diverse altre in movimento tra cui la scultura slovacca Hantuchova e quella russa Kirilenko, vincitrice in due set sulla Medina Garrigues.

Terminato poi il primo soprallugo facciamo il nostro esordio sul Centrale (Wow!) per assistere a quello, ben più importante, della numero 2 azzurra Roberta Vinci, che abbandoniamo momentaneamente dopo l’amaro primo set. Di nuovo in pista per non perderci nulla saltiamo da un campo all’altro, mentre il sole continua ad arrostire senza pietà: sui secondari, immersi in un alone persistente di creme protettive, facciamo in tempo a vedere il parziale recupero nel primo set della Knapp con la McHale e l’interminabile prima partita del veterano Benneteau, superiore a suon di colpi da applausi allo specialista spagnolo Almagro.

Rapido cambio di calzoncini corti per me e corsa sull’1 per l’allenamento di Nadal, dove il prontissimo Gigli si gioca il jolly di giornata scattando una foto niente male al detentore del titolo. Tornati appena in tempo sul centrale per la sofferta vittoria in rimonta della Vinci con la Vesnina, ci godiamo pienamente il primo set tra i talenti puri Gasquet e Dimitrov, con il francese apparentemente più continuo e solido del bulgaro, poi uscito in due set.

Circondati da ustionati di tutte le età inganniamo l’attesa dell’incontro di Djokovic con una nuova incursione tra i campi che regalano il finale dell’incontro tra l’illuminata Ivanovic (ko a sorpresa con Urszula Radwanska), il power derby Kvitova-Lisicki, e l’allenamento di Fognini e Berdych, quest’ultimo completamente ignorato dal pubblico in un primo momento.

E poi pronti, anzi prontissimi, per il match clou della giornata torniamo a prendere posto sul Centrale dove il numero 1 Djokovic fa sfogare il 32enne Montanes nei primi giochi per poi salire in cattedra e chiudere con un 62 63 che, comunque, permette allo spagnolo di uscire con l’onore delle armi. Onestamente pensavamo peggio, paella per tutti!

Programma agli sgoccioli e allora scelta obbligata sul match del “gorillone” Wawrinka che, prima di lasciare il campo a Del Potro, impiega più energie del previsto contro il qualificato Berlocq.
E con la discesa in campo del top ten argentino opposto al promettente Kuznetsov mi accorgo che lo spettacolo in campo è speculare a quello in tribuna con battute irrestibili tipo “Mi piace er pischelletto, tira certe fiammate!…”

Ed effettivamente “er pischelletto” gioca proprio bene, ma dobbiamo salutare lui e Roma per il ritorno a casa, non prima di aver provato, per la centesima volta, a scorgere l’introvabile Federer in giro per l’organizzatissimo villaggio.

Cotti dal sole e provati dalla stanchezza non potevamo che gradire il colpo di scena finale con il guasto, nei pressi del desolatissimo svincolo di Monte San Savino, del nostro poderoso autobus che, dopo interventi e consultazioni decide di ripartire per l’allungo definitivo. (Anche in questo caso, come per Montanes, pensavamo peggio!…

Grazie Foro Italico, ci hai fatto “schiumà”, ma ne è valsa la pena!

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