Laura Lucchino: “Il mio lavoro con Seppi”

Seppi
di Luca Fiorino (@LucaFiorino24)

A distanza di oltre 4 mesi dall’ultima finale disputata a Zagabria e dopo svariate settimane tribolate per un problema all’anca, Andreas Seppi è tornato a giocare a grandi livelli raggiungendo la finale del Gerry Weber Open. Parte di questo merito è da attribuire a Laura Lucchino, pilates teacher di Andreas Seppi e Milos Raonic, nonché titolare a Cuneo dello studio Boulegàn. Laureatasi all’ISEF di Torino nel 1997, Laura arriva dal mondo della ginnastica come atleta ed è da sempre nel mondo dello sport. L’abbiamo intervistata per capire come pilates e gyrotonic  possano essere fondamentali nella rieducazione funzionale e nell’allenamento dello sportivo di alto livello e soprattutto per sapere in che modo abbia aiutato Andreas Seppi a rientrare in campo così in forma ed, allo stesso tempo, in breve tempo.

Come nasce la passione per il tuo lavoro? Ci racconti i tuoi percorsi di studi?

Mi sono laureata all’ISEF di Torino nel 1997 ma non smetto ancora oggi di studiare.  Mi sono innamorata del pilates in quanto dà una consapevolezza del corpo e una fluidità nei movimenti che nessun’altra tecnica mi ha mai dato. Ho superato l’esame della CovaTech Pilates School di Milano ed attualmente sto facendo la formazione Balanced Body. Non mi accontento del metodo pilates puro ma ho voglia di andare oltre, più ci lavoro e più sento di voler studiare ed approfondire perché capisco che alcune intuizioni del pilates possono essere sviluppate ancora di più. Entrambe le scuole  sono riconosciute dalla PMA (Pilates Method Alliance).

Come si concilia la tua professione con il tennis?

Nel tennis fino ad ora ho lavorato con tre modalità diverse. La prima riguarda il miglioramento della vita dell’appassionato di tennis che gioca nel circolo locale e che viene da me perché ha male ed è pieno di contratture. Una volta terminato il lavoro si sente meglio, i movimenti sono più fluidi e riesce a resistere più tempo in campo. La seconda riguarda il lavoro che ho fatto con Raonic basato sul recupero del movimento dopo uno stop. Non poteva mettere le scarpe ma al contempo non poteva permettersi di fermarsi. Con me ha potuto ha rimesso il suo corpo in movimento lavorando da coricato e da seduto. Non appena poteva rimettersi in piede era pronto e pulito per fare ciò che gli veniva chiesto dal suo preparatore atletico.  Inoltre, oltre che come fase di passaggio, questo è un ottimo metodo di integrazione alla preparazione atletica. Lontano dal campo come struttura del corpo, ovvero lavori sulla struttura profonda del corpo facendo in modo che la struttura sia adeguata al lavoro muscolare che viene fatto in campo. L’altro tipo di lavoro riguarda il reset, cosa che Andreas sta facendo tanto perché ne ha assoluto bisogno. Dopo il campo cerco di riportare il suo bacino e la sua anca in una posizione tale che nel momento in cui lui ricomincia a giocare non abbia pressioni sulla parte interessata. Al momento ha un problema alla cartilagine ed ha bisogno di giocare senza che venga infiammata quella zona. Dovrà monitorare costantemente questo tipo di problema affinché non si ripresenti poiché è un tipo di infortunio delicato che non va assolutamente sottovalutato. Si deve evitare di correre poi il rischio che si infiammi di nuovo come gli è successo a Montecarlo.

andreas

Quando sei entrata in contatto con Seppi?  Su cosa avete lavorato e come continuerà la vostra collaborazione?

Sono entrata in contatto con lui pochi giorni prima di Parigi. Lui è partito per la Francia che già aveva fatto una terapia medica e aveva da poco iniziato a lavorare con noi. Speravamo che non forzasse troppo ma in realtà essendo un tennista dall’animo combattente ha forzato più del dovuto. Al termine dello Slam è rimasto a Cuneo fisso due settimane facendo 80% di lavoro posturale con gyrotonic e pilates e il 20% di tutto il resto lavorando anche 7-8 ore al giorno. Con l’avanzare dei giorni abbiamo invertito le percentuali per quando doveva andare a Stoccarda.  Nonostante ciò la preparazione atletica è  stata svolta accuratamente con molta attenzione all’anca senza forzare più del dovuto con le massime precauzioni possibili. Dopo l’ottimo torneo ad Halle non può permettersi di riposarsi, anche in quei giorni in cui potrebbe “rilassarsi” un po’ di più deve sempre dedicare tempo alla correzione del bacino e dell’anca. Gli stiamo rompendo le scatole in continuazione ma devo ammettere che si è dimostrato un ragazzo d’oro, si impegna tantissimo, ha grande forza di volontà e svolge le sue attività col massimo rispetto di chi ha davanti. Ha fatto dei progressi notevoli. Ha cambiato la qualità del movimento in maniera incredibile e nel corso di una sola settimana. Ciò significa solo che ha lavorato concentrato al 100% e che ha capito realmente quanto sia importante per lui questo tipo di lavoro. In questi giorni non ho potuto seguirlo a Nottingham ma sarò presente per Wimbledon. Sarà necessario avere a nostra disposizione uno studio pilates perché ha bisogno degli attrezzi adatti per proseguire con questo determinato tipo di lavoro. Continuerò a seguirlo quando potrò per i tornei ma il grosso del lavoro lo potrò fare quando dovrà giocare meno a tennis, per cui durante le pause di almeno un paio di settimane. Quando è in giro per tornei insieme al mio collega Massimiliano Pinducciu ha un programma da svolgere 2-3 volte al giorno. Abbiamo altri due colleghi che collaborano per altri progetti, inoltre c’è Fabio Fogato che si occupa di tutto ciò che riguarda l’allenamento della forza e delle analisi dei test, dei parametri e delle ricerche.

Anche Andy Murray ha inserito nella sua preparazione il pilates e il gyrotonic. Ci spieghi di cosa si tratta?

Tennisti come Murray che si sono operati alla schiena devono fare molta attenzione al proprio corpo, conoscerlo e automatizzare i movimenti salvaguardando quelle parti un po’ più delicate. Inizio col dire che sono due tecniche distinte. Il gyrotonic come il pilates lavora sulla struttura profonda, quindi sui muscoli posturali e va alla ricerca del movimento completo, sia in allungamento che in accorciamento. La grossa differenza risiede nel fatto che nel pilates si lavora per una linea per volta mentre nel gyrotonic si lavora per un movimento a spirale, quindi più linee di movimento contemporaneamente. Per i tennisti, questa tecnica – che ho fatto provare sia ad Andreas che a Milos –  è spettacolare poiché compensa i difetti che comporta il tennis dovuti alla chiusura che hanno durante il gioco ma lavora sulle linee di movimento che loro utilizzano maggiormente, soprattutto quelle diagonali. La biomeccanica del movimento del servizio ad esempio è a spirale: il Gyrotonic lavora proprio sulle spirali ad ogni livello anche se poi l’esito di un ottimo lavoro dipende ovviamente dalla bravura delle insegnanti. Ritengo sia una tecnica interessantissima che permette al corpo umano di allungarsi e di rinforzarsi nello stesso tempo , con uno sforzo minimo, aumentando la mobilità e sviluppando la coordinazione. Nel tennis sarebbe molto utile se integrata nella preparazione. La preparazione atletica tradizionale infatti non dà una piena consapevolezza sul movimento del proprio corpo, il gyrotonic permette di superare questo piccolo limite.

 
 

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