Il geniale enigma di Alexandr Dolgopolov

Aleksandr Dolgopolov
di Fabio Valente

Si è soliti usare l’espressione “nascere con la camicia” per indicare un individuo baciato in fronte sin dalla nascita dalla buona sorte e destinato ad essere da lei accompagnato per il resto dei propri giorni. Nulla ci vieta di parlare perciò di Alexandr Dolgopolov come un ragazzo “nato con la racchetta” e facile è spiegarne il motivo: non si tratta solamente del fatto che Alex abbia cominciato a giocare a tennis alla tenerissima età di 3 anni, seguendo le orme del padre, bensì in riferimento all’enorme talento di cui è sempre stato provvisto il giovane ucraino. Nativo di Kiev ed oggi ventiseienne, “The Dog” si è sempre facilmente fatto notare per uno stile di gioco alquanto estroverso, personale e, per molti versi, unico in tutto il circuito.

Capace di intrattenere folle a bocca aperta per un intero match o al contempo di incappare in giornate nerissime in cui risultare irriconoscibile, Dolgopolov non è un fenomeno da baraccone del calibro di Gael Monfils né tantomeno dell’estroso genio di Dustin Brown. L’ucraino ha iniettati nel DNA i geni della disciplina e grazie a spiccate doti naturali unite ad un fisico portentosamente agile risulta in grado di inventare colpi improbabili con facilità estrema. Trovarsi di fronte Alexandr in giornata di grazia diventa affare complicato anche per i tennisti più attrezzati, come testimoniano le vittorie ottenute su numerosi top-10 in carriera.

Ma, di preciso, cosa fa di Alexandr Dolgopolov un tennista così diverso dal resto dei suoi colleghi ed avversari? Innanzitutto il servizio, potente e calibrato, dal rendimento costante in media attorno ai 7-8 aces a partita. Alexandr serve con un movimento abbreviato del corpo e del braccio, accorciando nettamente i tempi rispetto agli avversari e colpendo la pallina mentre questa sale verso l’alto. Il colpo risulta rapido ed imprevedibile, tanto che persino l’esperienza di Rafa Nadal si inchinò alla bellezza di tale gesto: “È il servizio che più mi crea problemi, quello di Alex – affermò il maiorchino – è così rapido, veloce…non riesco a leggerlo. Può giocare molto aggressivo, può giocare molto veloce, può batterti e tu non puoi farci niente. È un giocatore speciale. Uno che può tirare un vincente da ogni parte del campo”. Per quanto riguarda il resto dei colpi dell’ucraino, assieme ad un dritto esplosivo e ad un rovescio a due mani di pregevole fattura, sfila un campionario di colpi in slice, dropshot e palle corte da far rabbrividire ogni avversario, da far gioire ogni appassionato.

Sorge spontanea la domanda riguardo i reali successi sul campo di Alexandr ma la risposta non è purtroppo all’altezza delle aspettative. Nonostante un onorevolissimo best ranking di numero 13 al mondo, raggiunto nel gennaio 2012, Dolgopolov è riuscito a conquistare solamente due titoli ATP in carriera (ATP250 di Umag e ATP500 a Washington), assieme a 5 titoli Challenger, 5 affermazioni futures e un quarto di finale agli Australian Open 2011 quale miglior risultato in uno slam. Ma Dolgopolov, pur conscio delle proprie capacità, preferisce spesso il dilettevole piacere al duro lavoro d’allenamento: proprio tale mancanza di dedizione è alla base della fine del rapporto di collaborazione con il severo e diligente padre, che ne fu coach nei primi anni di carriera.

Alexandr è tutto riassunto nel sorriso con cui aspetta il servizio avversario durante ogni match: quel ghigno può essere letto in mille modi diversi e nessuno di questi sarebbe sbagliato. Nella mente di Dolgopolov roteano perennemente i più contrastanti pensieri e i riflessi di tale fantasia si specchiano magicamente anche nel suo tennis: il dritto fatato incanta, la smorzata annichilisce, il rovescio distrugge. Ma Alex è anche altro e fuori dal campo sfreccia a bordo di macchine da lusso, sobbarcandosi trasferte impossibili, come la volta che si recò in auto dalla sua Kiev sino al torneo da giocarsi a Mosca, guidando per 12 ore a bordo della propria Subaru. O ancora come quando, per risparmiare qualche dollaro sul biglietto aereo, si affidò alla tariffa per omosessuali su un volo Nizza-Parigi, prestandosi con il proprio allenatore Jack Reader, altro gaudente abituato alla bella vita, alla incredibile farsa.

In questo momento Dolgopolov è a Cincinnati, dove è appena diventato il primo tennista dal 1994 a raggiungere la semifinale del Masters 1000 americano partendo dalle qualificazioni. In un impeto di talento ha battuto nell’ordine James Ward, Santiago Giraldo, Bernard Tomic, Jerzy Janowicz e Tomas Berdych, guadagnandosi una succosa sfida contro il numero uno al mondo Novak Djokovic. Dopo un 2015 difficoltoso i bei tempi sono di nuovo vicini e maturi e la top30 è di nuovo ad un passo per l’istrionico talento che piace ai tifosi. Alexandr non può sentirci, ma di sicuro ora sta sorridendo al pensiero del suo prossimo match sotto il ridente cielo americano. O forse, della sua prossima improbabile avventura.

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