Diario da Biella, il racconto di Guido Monaco

Matteo Viola

da Biella, Guido Monaco

Alla fine l’ha spuntata Matteo Viola, mettendo una bella toppa ad una stagione che sembrava da archiviare negativamente. Discorso valido anche per Filippo Volandri,un brillante Volandri – almeno fino alla finale – che ritrova una risultato di rilievo proprio nel challenger di Biella,quello da dove partì la sua carriera nel 2000. Si, perchè per chi se ne fosse dimenticato, Biella, in particolare il circolo “I Faggi“, è stata all’avanguardia nell’organizzazione di tornei da meta’ anni ’90 al 2006. Prima il rodaggio, a partire dal ’94 con una tappa del circuito satellite piemontese, con tabelloni spesso all’altezza se non meglio di tanti attuali Challenger. Poi nel ’98 il salto nel mondo ATP, all’inizio con 25.000$ poi, proprio dal 2000 (la prima delle 2 vittorie di Filo) passando ad un montepremi importante, 100.000$. Montepremi che ha reso per tanti anni l’evento dei “Faggi” il secondo torneo in ordine di importanza in Italia dopo gli internazionali di Roma.

Secondo per prestigio, ma, fatte le debite proporzioni, il più gradito dai giocatori e il più apprezzato dai vertici ATP. Una location da sogno (il club è tra i piu’ suggestivi della penisola), organizzazione a livello di tour maggiore con una grande cura dei particolari. Risultato? Da Biella sono passati giocatori pazzeschi. Le prime versioni di Coria, Gasquet e Del Potro (2 volte), campioni in cerca di rilancio come Bruguera e Magnus Norman, senza dimenticare Berasategui, Soderling, Verdasco, Feliciano Lopez e Hrbaty, vincitore di una edizione. Poi ancora il campione olimpico di Atene Massu, anch’egli in grado di alzare il trofeo nel ’99, Fernando Gonzalez, Guillermo Canas e tutti gli italiani di spicco degli ultimi 20 anni, con Simone Bolelli a far sua l’ultima edizione “vera”, il 9 Luglio, giorno della finale di Berlino del 2006.

Dopodichè il filo si è spezzato e mai come in questo caso l’immagine può essere calzante e amara, vista la grande tradizione tessile biellese ormai agonizzante. Certo la crisi economica, qualche scelta discutibile e alcuni tentativi un po’ goffi negli ultimi anni di far tornare il tennis in citta’, hanno un po’ offuscato il ricordo dei tanti appassionati che affollavano le tribune del circolo in passato.

L’edizione di quest’anno invece ha risvegliato l’interesse e la passione. La rinuncia del più atteso, Benoit Paire, e del davisman Paolo Lorenzi non hanno pesato. Un challenger piazzato bene in calendario, la presenza di un Volandri
competitivo e il bel tempo che ha accompagnato quasi tutta la settimana, piccolo risarcimento dopo un’estate da incubo. In piu’, la presenza di molti under 20 su cui il nostro tennis punta molto. Tra qusti Stefano Napolitano, il giocatore di casa entrato in tabellone grazie ad una wild card (spero e credo non ne avrà bisogno dall’anno prossimo). Dopo una carriera junior importante, Stefano in questa stagione ha fatto miglioramenti notevoli. La sua crescita in classifica (n.490) lo lasciava già intuire, il campo l’ha confermato. La sua sconfitta al primo turno 6-4 al terzo contro Arnaboldi non cancella l’ottima impressione avuta. Crescita fisica, soffre ancora ma meno di prima gli spostamenti laterali, crescita tecnica, il diritto inizia a fare un po’ più male e direi anche migloramenti sul piano caratteriale considerato che esprimersi bene
giocando in casa per un giovane non è mai facile. Il suo gioco molto ordinato a volte manca di aggressività e inventiva,
non è super esplosivo ma ripeto, lavorando e corregendo qua e là il top 100 si può fare.

E si può fare eccome anche per lo storico compagno di nazionali giovanili di Stefano, Matteo Donati. Hanno giocato e bene il doppio insieme (sconfitti in semi sul filo del rasoio da Viola-Cecchinato poi vincitori del titolo). Matteo non sta attraversando un buon momento, la partita persa al primo turno contro il discreto australiano Kubler l’anno scorso di questi tempi credo l’avrebbe vinta. Ha dovuto durante l’estate, tamponare i tanti punti guadagnati un anno fa e questo forse l’ha messo un po’ in ansia. Non è mai facile per ragazzi da cui tutti si aspettano una crescita veloce e continua vedere il ranking stazionare o addiritura peggiorare. Donati come Napolitano è seguito da staff di prim’ordine sul piano tecnico, fisico, manageriale oltre che di grande esperienza. Però poi in campo ci vanno i ragazzi e certi step si possono fare solo grazie alla propria di esperienza,insomma bisogna “sbatterci il muso”. A Donati di certo non mancano qualità e varietà di gioco. Si tratta come al solito di mettere insieme il puzzle il meglio possibile.

Chi invece un po’ all’improvviso e a sorpresa sta incastrando i tasselli del suo tennis è il torinese Lorenzo Sonego. Nelle scorse settimane c’erano state le prime avvisaglie, ma sfido chiunque ad aver creduto possibile trovarlo già competitivo a livello challenger. Nelle quali ha fatto fuori, entrambi al terzo set, Adelchi Virgili e Benjamin Balleret, il monegasco poi ripescato e capace di sfiorare la finale. Sonego in tabellone ha battuto facile Crepaldi prima di perdere da Arnaboldi dopo un primo set tiratissimo. Altro giocatore classe ’95 – annata d’oro in Piemonte, molto meno su scala nazionale – Lorenzo è molto acerbo soprattutto sul piano muscolare (lungo e secco non rende l’idea) ma ha nell’accoppiata servizio e dritto un potenziale enorme. In questo momento gioca con inconscienza e fiducia ma non sottovaluterei le sue doti di agonista. Il rovescio a due mani non è pronto per questi livelli ma è migliorabilissimo, risponde e scambia molto da lontano ma sa comunque coprire il campo lateralmente meglio del previsto e si avvicina alla riga e al rimbalzo quando è ora di far male.
Da seguire con curiosità per capire come reagirà quando si renderà conto di poter fare il professionista di questo sport.

Per il resto il torneo ha vissuto delle belle prestazioni di Volandri, tonico fisicamente, fresco e motivato di testa con il suo meraviglioso rovescio capace ancora di prodezze incredibili. In finale un problema fisico ne ha limitato il rendimento, peccato. A stupire è stato proprio Balleret, miracolato dal ripescaggio e dal match point salvato contro Galovic a sua volta tornato competitivo anche se non italiano. Balleret poi in semifinale contro Viola, in una delle partite più strane
mai viste, non ha sfruttato la palla che l’avrebbe portato in finale. Strana perchè nei primi 2 set (entrambi finiti al tie-break), chi si è trovato in vantaggio non ha mai sfruttato l’occasione, anzi spesso l’ha buttata via in scambi rocamboleschi nei quali il punto lo perdeva quasi sempre chi invece avrebbe dovuto vincerlo.

A proposito di stranezze che dire del tennis di Matteo Viola. Per riprendere una frase di uno spettatore origliata sulle tribune, “…non ha servizio, di diritto fa fatica eppure vince lui”. Per fortuna nel tennis c’è sempre spazio per chi con passione, intelligenza e lavoro si costruisce una carriera ottima anche senza “spaccare” la palla. Quell’anticipo di rovescio usato molto in risposta per aggredire, la mobilità e una quantità industriale di fosforo fanno di Viola un tennista atipico e difficile da affrontare. L’anno scorso ha avvicinato la top 100, dopo questo risultato può ripartire la sua corsa verso il tennis di vertice. Pozzi,Tieleman,Di Mauro, Cipolla e Lorenzi adesso Viola, perchè no?

In ultimo fatemi ricordare un amico scomparso a cui era intitolato il torneo. Luca Rosazza, un eterno ragazzo che ha vissuto ai Faggi tanti momenti felici contribuendo alla realizzazione di quello che per molti anni per
tutti noi è stato “IL” torneo.

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