Fognini, un nuovo record che non spiega chi è Fabio

Fabio Fognini stabilisce un nuovo primato nella storia del tennis italiano. L’azzurro superando Pablo Andujar ad Indian Wells ha staccato Adriano Panatta ed è salito in cima alla classifica che prende in considerazione le vittorie degli italiani fatte registrare a livello ATP.

CLASSIFICA ITALIANI CON PIU’ VITTORIE

1. Fabio Fognini 392

2. Adriano Panatta 391

3. Andreas Seppi 386

4. Corrado Barazzutti 317

5. Renzo Furlan 223

“Andrebbe tenuto conto del rapporto vittorie/sconfitte o del numero di tornei presenti in calendario oggi rispetto al passato” sottolinea qualcuno sui social. Sono tutte puntualizzazioni corrette che nulla tolgono al primato messo a segno dal ligure. Questo record denota la straordinaria longevità di Fabio nel circuito in questi anni e la capacità di performare a ottimi livelli in 18 anni complessivi nel Tour

Un’avventura iniziata a Palermo nel 2005 con il primo torneo ATP nel quale Fabio riuscì a qualificarsi salvo poi venire eliminato all’esordio dal tedesco Daniel Elsner. Dopodiché i primi veri lampi del ‘Fogna’: un set strappato a Carlos Moya a Buenos Aires pochi mesi dopo, la partita con Marat Safin ad Estoril e la buona partita giocata con Thomas Johansson ai suoi primi Internazionali d’Italia. Il primo successo in assoluto, dopo le iniziali quattro sconfitte, giunse ad Amersfoort nel 2006 contro l’argentino Juan Pablo Guzman.

Fabio ottenne la seconda vittoria a Palermo, lì dove aveva esordito un anno prima. Regolò Juan Antonio Marin in due set e conquistò la terza vittoria complessiva a livello ATP contro Juan Pablo Brzezicki a Kitzbuhel, sempre sulla sua amata terra battuta. Per ironia della sorte, ritorna ancora un nome, Juan, nel suo destino. Da lì a poco un’escalation di grandi partite come quella in Canada con Andy Murray, i primi incontri con la maglia della Nazionale – onorata fino in fondo in ogni occasione -, il primo titolo ATP – 9 complessivi ad oggi – col trionfo a Stoccarda seguito da quello ad Amburgo nel 2013.

Una serie di grandi risultati in gare secche come contro Rafael Nadal a Flushing Meadows e a Rio, lo stesso Andy Murray battuto in Coppa Davis nella bolgia partenopea, l’exploit più recente di Montecarlo dove si è laureato campione divenendo il primo italiano a vincere un Masters 1000 e l’ingresso nella top 10 di lì a poco. Una carriera ricca di alti e bassi, nella quale non sono mancate alcune critiche – alcune legittime, altre eccessive – e qualche rimpianto.

Delle volte qualcuno ha preteso in questi anni troppo da Fognini, perché il talento indiscutibile di cui dispone ha indotto la gente a pensare che dovesse fare della continuità il suo cavallo di battaglia. Ma non è così. Fabio è sempre stato molto obiettivo con se stesso, consapevole di non avere un servizio al livello dei top. Forse il più grande rammarico – quello vero – è magari essersi reso conto di poter essere più competitivo al di fuori della terra battuta un po’ troppo tardi.

“Se guardo indietro alla mia carriera, ho fatto qualcosa di grandioso. Probabilmente negli ultimi due mesi, soprattutto dopo l’Australia, ho iniziato a godermi un po’ di più il mio tennis anche se è difficile viaggiare senza la mia famiglia. Questo lavoro non durerà per sempre e per questo sto cercando di godermi i miei ultimi anni nel circuito. Sono solo statistiche, ma sono felice” ha dichiarato Fabio all’ATP dopo il successo su Andujar.

Al di là dei freddi numeri, Fabio più di altri suoi colleghi anche più quotati è riuscito a far breccia nel cuore degli appassionati. Nell’epoca recente, quanti tennisti sono riusciti a coinvolgere e trascinare intere folle come lui? Una decina, non di più. Una centrifuga di emozioni e arrabbiature varie ogni qual volta è sceso in campo. Ma Fabio non si è mai nascosto dietro a un dito né si è mai vergognato di mettere a nudo le sue fragilità ed è per questo motivo che rimane per certi versi unico nel suo genere.

Ho tratto spunto da questo nuovo record di Fognini per ripercorrere qualche breve tappa della sua carriera, riportare qualche statistica e spiegare, dopo tutta questa “pappardella”, quale grande contraddizione ci sia all’interno di questo pezzo: la carriera di Fabio e cos’ha rappresentato per tanti italiani (ma non solo) non si può affatto spiegare attraverso dei numeri. La carriera di Fabio si misura in battiti accelerati, sentimenti contrapposti e in altri molteplici elementi intangibili che non si possono calcolare né quantificare.

“Perché non è una promessa,
Ma è quel che sarà
Domani e sempre
Sempre vivrà”

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