Io e Andrea, il presente costruito su una crepa

Ho iniziato a giocare a tennis giovanissimo, quasi da autodidatta. Il tennis era la mia grande passione ma a quei tempi era difficile potersi permettere più di qualche lezione privata ogni tanto. Mio papà, il nonno di Andrea, costruì una casetta in campagna e nel terreno avanzato realizzò un campo in asfalto. Non lo sapeva ancora ma presto, quel campo, sarebbe diventato un punto di riferimento per tutti i bambini del paese.

Tetti Neirotti (frazione del comune di Rivoli, in Piemonte, ndr.) è piccola oggi, con poco più di 1500 residenti, figuriamoci allora. Ogni tanto mettevamo il naso fuori ed i più bravi tra noi venivano “ingaggiati” dai circoli limitrofi per partecipare a tornei e competizioni a squadre. Crescendo ho iniziato a lavorare in un centro fitness, poi quando è nato Andrea ho preso sul serio la professione di maestro.

Tanti bimbi, in campo, hanno un carattere difficile da gestire. Andrea no. Si fa voler bene da tutti adesso e così era anche tanti anni fa. La scuola? Per noi e per lui è sempre stata al primo posto. Sotto questo aspetto non posso che considerarlo un piccolo, grande eroe. Ai miei allievi lo descrivo e lo descriverò sempre come un soldato, nella sua accezione positiva. Non ci siamo mai allenati in modo esasperato, ho sempre voluto che fosse uno studente normale e che facesse tutte le esperienze che è giusto fare a quell’età. Dopo essere stato in classe, il pomeriggio andava al circolo per allenarsi e la sera, dopo cena, si metteva sui libri. Un esempio a 360 gradi.

C’è stato un momento, non lo dimenticherò mai, in cui abbiamo deciso di iniziare a sognare insieme. Sul campo del nonno stava iniziando a farsi largo una crepa, che partiva dal basso e piano piano cresceva sempre di più. Andrea mi guardò e mi disse: “Dove sono adesso? E dove devo arrivare?”. Io gli risposi: “Ora se qui, nel punto più basso della crepa. Per arrivare a giocare contro i più forti devi percorrerla tutta quanta”.

Quella dell’atleta professionista è una vita dura e piena di insidie. Se prima non si costruisce la persona, facendo grande attenzione all’educazione e al rispetto per gli altri, le cose si possono complicare. Ci è capitato di litigare ma siamo entrambi stati bravi a capire quando era il momento di fare un passo indietro. L’allenatore vuole bene al proprio allievo, il padre ancora di più. Siamo consapevoli di tutto quello che abbiamo fatto e di ciò che abbiamo la possibilità di fare. Andrea è arrivato più tardi rispetto ad altri colleghi ma ha ancora tanta benzina nel serbatoio, è adesso che le cose si fanno interessanti.

Obiettivi? In singolare puntiamo ad avere una classifica che ci consenta di giocare le qualificazioni degli Slam, anche a costo di perdere qualche posizione nel doppio. Trovare un partner è molto complicato, devo ammetterlo. Al momento siamo in una sorta di limbo che non ci permette di prendere parte stabilmente ai 500 e ai 1000. C’è bisogno del “colpaccio” e per farlo continuiamo a lavorare duro. Prima o poi pescheremo il Jolly dal mazzo.

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