Pablo Carreño Busta, l’anormalità del successo di un falso normale

La “colpa” forse è anche di quei mostri sacri che hanno monopolizzato il tennis in questi anni se ogni tanto qualcuno “b-analizza” e sminuisce i successi altrui. Evidentemente – me compreso – quei fenomeni ci hanno portato totalmente fuori strada. Ci hanno illuso e fatto credere che quel tavolo fosse riservato solo a 7-8 persone. Ed il punto è proprio questo: allora era così, oggi quello stesso tavolo accetta prenotazioni anche per più coperti.

Due semi agli Us Open, due quarti di finale a Parigi , una medaglia di bronzo a Tokyo e un recente passato in top 10. In carriera, Pablo Carreño Busta si è espresso con una regolarità fuori dal comune per almeno l’80% dei suoi colleghi. Chi ricorda gli esordi dell’iberico? In rapporto a quelle che erano le aspettative su di lui non appena valicò la porta del circuito maggiore dieci anni fa, direi che si è andati ben oltre le più rosee previsioni.

A Montreal, Pablo Carreño Busta non ha vinto per caso. A Montreal, Pablito se l’è andata a prendere questa affermazione attraverso il sudore e i sacrifici di una vita cogliendo al volo una ghiotta occasione. È successo anche a Cameron Norrie nel deserto californiano o a Jack Sock a Parigi Bercy. E succederà ancor più spesso in futuro perché è in atto un ricambio generazionale. Pian piano sono sicuro che entreremo in quest’ordine di idee. Realizzeremo presto che anche un giocatore di fascia medio-alta come Carreño abbia potenzialmente le carte in regola per portare a casa un Masters 1000 se coesistono determinati fattori. I tempi d’altronde stanno cambiando.

Se ne facciamo poi una questione di categorie – perché di questo si tratta – lo spagnolo rimane uno di quelli che più di tanti altri ha mantenuto un rendimento costante nel corso di questo lustro in quel gruppetto di giocatori che militano tra la posizione numero 10 e la 20. Cos’è che stona allora ai più? Forse l’età, forse quell’etichetta di giocatore poco appariscente. O magari quell’essere così poco personaggio e troppo bravo ragazzo. 

Quella che in molti hanno definito fortuna in queste ore, io preferisco invece chiamarla opportunità. Pablo, a differenza di chi è ancora fermo a quota zero, è stato semplicemente più bravo di tutti gli altri presenti in Canada. Questo è il successo anormale di un falso normale. 

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