Claudio Zimaglia: “Il mio lavoro con Raonic e non solo…”

zimaglia ljubicic

di Luca Fiorino

Abbiamo intervistato Claudio Zimaglia, fisioterapista all’interno del team di Riccardo Piatti e Ivan Ljubicic da fine febbraio 2014, ma con cui già aveva lavorato a Moncalieri nel periodo tra il 1989 e il 1994. Fisioterapista ed osteopata, nel tempo Claudio Zimaglia è divenuto un personaggio di grande spicco nel proprio settore dopo anni di studio in Italia ed all’estero. Tante le curiosità e le domande legate alla sua professione, all’attinenza della stessa col tennis e naturalmente a Milos Raonic.

Come è entrato in contatto con Riccardo Piatti e quindi nel mondo del tennis?
Ho iniziato a studiare fisioterapia (a Torino) e di lì a poco anche osteopatia. Questo tipo di studi mi ha aperto molte porte, dopo anni formativi all’estero, fra cui quelle del tennis. In realtà arrivo dal mondo dell’atletica, la mia specialità era il salto triplo. L’allenatore del tempo, Pino Carnovale, oggi preparatore atletico della Davis, mi indirizzò verso questo mondo. In quel periodo aveva cominciato a lavorare con Riccardo Piatti (inizi anni 90) al Circolo Tennis di Moncalieri e mi aveva chiamato per poter seguire degli atleti (fra cui Camporese e Furlan) prevalentemente nel campo del massaggio.

Da quanto tempo va avanti dunque la collaborazione con Riccardo Piatti e Ivan Ljubicic? Su cosa lavora principalmente su un soggetto come Milos Raonic considerata la stazza e l’altezza?
Inizialmente ho collaborato con Riccardo dal ’89 sino al ’94 mentre proseguivo i miei studi a Torino. Da febbraio di quest’anno ho cominciato a seguire il canadese dopo che sono stato contattato da Riccardo tramite Pino Carnovale. Inizialmente pensavo che l’avrei seguito a Montecarlo mentre solo poi ho capito che sarei dovuto partire e sarebbe stato un impiego a tempo pieno. Raonic era reduce da un infortunio e l’obiettivo era capire se potesse giocare o meno per i tornei di Indian Wells e Miami. Abbiamo dunque svolto un lavoro di recupero insieme al preparatore atletico e impostato poi un programma base che abbiamo mantenuto sino a Londra. Raonic ha una struttura pesante, considerando anche la statura. Ha le gambe molto lunghe perché ha le tibie anch’esse lunghe e quindi risulta essere un pochino fuori misura rispetto gli equilibri di base fra il busto e le gambe. Questo aspetto è positivo per alcune cose e negativo per altre. Lui è molto attento ai particolari, un grande lavoratore, vuole fare anche più di quello che in realtà dovrebbe fare. Su di lui l’attenzione è rivolta dunque a cercare di liberare tutte le articolazioni che sono state soggette a carico dal punto di vista della preparazione o del tennis. Non c’è un lavoro massiccio dal punto di vista muscolare per quel che riguarda il massaggio perché è un soggetto molto elastico e sciolto, non ha una massa muscolare predominante. Lo scopo del mio lavoro con lui è evitare di allungare quello che già di per sé è lungo, per cui un lavoro di mobilizzazione articolare, bilanciamento posturale e sulle due anche principalmente. In generale dunque si tratta di bilanciamento più che di un rilassamento dei muscoli.

IMG-20141216-WA0003Nel tennis si assistono a infortuni di vario genere. Quali sono quelli più frequenti? Quali quelli più difficili da curare?
L’iperattività della spalla è uno degli aspetti fondamentali da salvaguardare in quanto vi è un sovraccarico continuo sia in allenamento che in partita. La zona dei tendini della cuffia dei rotatori (sistema dei tendini che avvolge l’omero) infatti è quella maggiormente sottoposta a stress e rappresenta il problema principale. Sicuramente ci sono poi le problematiche distorsive della caviglia motivo per il quale gli atleti scendono in campo col bendaggio funzionale o il taping, a puro scopo preventivo. Le patologie muscolari più frequenti riguardano gli adduttori mentre a livello articolare l’anca è quella più soggetta a sforzi ed è la parte più delicata in assoluto. Questo perché deve sopportare la spinta dei piedi ed il carico del corpo al momento dell’impatto della palla ma ancor di più deve adattarsi alle posizioni anomale quando bisogna stabilizzare il bacino sull’arto inferiore. E’ uno sport asimmetrico e di conseguenza vi sono rotazioni asimmetriche che comportano dei disequilibri posturali sul bacino. Giocando inoltre ogni giorno le articolazioni, sollecitate in maniera continuativa, ad un certo punto vanno in crisi. Da qui che subentrano quelle problematiche cosiddette croniche. Anche la schiena è un’altra parte del corpo molto sollecitata che reca parecchi fastidi a molti giocatori dopo le partite, soprattutto dopo una inadeguata preparazione. Queste e tante altre problematiche come anche una vescica ai piedi, sono da tenere sotto controllo. Il nostro lavoro più che di terapia è di prevenzione.

Quanto è importante questa fase della preparazione fisica invernale? Che rilevanza ha il suo ruolo in questo periodo?
In questa fase della stagione, la preparazione fisica che si svolge col preparatore atletico riveste un ruolo primario prima ancora della parte tecnica. Il mio ruolo in questo periodo consiste nel controllare che il tennista sia in una condizione corretta dal punto di vista posturale affinché riesca a lavorare bene. E’ necessario lavorare in grande sintonia col preparatore atletico per curare ogni minimo particolare. Nel mio caso specifico, sto seguendo Raonic due volte a settimana mentre ovviamente nel corso della stagione sarà un full time. Ad oggi il mio compito è più di controllo, defaticamento a livello muscolare e bilanciamento posturale ma non in maniera continuativa. Un lavoro di carico graduale per incominciare ad incrementare le prestazioni fisiche sia dal punto di vista della forza che della resistenza e di stabilizzazione sono alla base della preparazione.

Superfici come il cemento, in special modo il sintetico, causano parecchi problemi alle articolazioni. Il vostro lavoro cambia a seconda della superficie su cui il tennista si appresta a giocare?
Il problema è legato al fatto che ogni atleta ha le proprie caratteristiche fisiche ed il suo peso. Raonic ad esempio è molto alto e pesante rispetto a tennisti più dinamici e reattivi come Nadal o Djokovic. Sulla terra rossa ad esempio bisogna saper scivolare e si utilizzano quelle pedane per pattinatori sul ghiaccio per cercare di insegnare la tecnica della scivolata mantenendo basso il bacino. Il rischio è che scivolando, per chi come Raonic è pesante, possa non riuscire ad avere una buona reattività per tornare alla posizione ottimale. L’attenzione alle superfici è rivolta dunque al movimento che bisogna fare coi piedi, che risultano essere molto stabili sul cemento ed instabili sulla terra e quindi alle caviglie, soprattutto sul duro.

E’ pratica ormai nota fra i tennisti quella di utilizzare il medical time-out come “tattica” quando si è sotto col punteggio seppur non si accusi nessun tipo di dolore. Quanto accade questo e soprattutto riuscite voi fisioterapisti a capire se il problema è reale o meno?
Per esperienza personale, per quello che ho visto lavorando in passato sul campo, il 95% delle volte il problema è reale. Può essere a volte un semplice crampo, un problema alla caviglia o anche un fastidio al ginocchio, risentimenti di ogni genere. Il nostro compito è quello di correggere queste problematiche e mettere in condizione l’atleta di tornare a giocare. Capita però qualche volta che il tennista (di solito sono sempre quasi gli stessi) o perché ha perso il filo conduttore del gioco o per rifiatare, o per in qualche modo deconcentrare l’avversario, di chiamare il medical time-out senza un reale bisogno. Ora non scendo in campo, però sì, ci si riesce ad accorgere se il problema è reale. La caviglia a causa di una distorsione può assumere un aspetto deforme, con conseguente gonfiamento della stessa, per cui è necessario mettere un’applicazione per consentire all’atleta di continuare a giocare. Lo stesso vale per le ginocchia, quando c’è un trauma o uno stress ai legamenti, per una contrattura o quando prendono i crampi, in quanto il tennista ha il muscolo contratto e non riesce a piegare la gamba. Un po’ più difficile magari risulta valutare uno stiramento. Comunque sia a livello manuale si riesce a percepire quella che è una zona di tensione anomala o di instabilità e fare l’applicazione di conseguenza.

Cosa consiglia a coloro che giocano a tennis a livello non agonistico? Quali suggerimenti per prevenire eventuali infortuni e acciacchi di ogni tipo?
E’ necessario riscaldare un po’ tutte le articolazioni, dalle caviglia alle ginocchia sino alle anche. Esercizi dunque di mobilizzazione articolare, di stretching dolce fino a dei palleggi tranquilli senza forzare sin da subito. Consiglio sempre un riscaldamento di 15 minuti anche se poi è soggettivo, c’è chi ha la possibilità di fare 15 minuti di cyclette già prima di recarsi al campo oppure chi fa due giri di corsa. Con abitudini diverse l’importante è comunque non arrivare a freddo. Viceversa è importante non fare esercizi che possano compromettere la schiena magari perché svolti in maniera sbagliata. L’obiettivo principale pre-match è alzare la temperatura del corpo in maniera endogena, cioè dall’interno verso l’esterno in modo tale che si parta già riscaldati. Quello che non va bene è utilizzare quelle pomate riscaldanti che hanno la funzione di riscaldare in maniera esogena, cioè dall’esterno verso l’interno, quando il muscolo in realtà è ancora freddo nonostante si abbia la sensazione del calore.

Effettuando delle ricerche ho notato che ha scritto due libri: “Massaggio sportivo e tecniche complementari” e “Bendaggio funzionale”. Di cosa trattano? Lo consiglia anche ai non atleti?
Il primo libro, “Massaggio sportivo e tecniche complementari”, tratta principalmente le tecniche d’applicazione sulla preparazione fisica dell’atleta o riguardanti i massaggi post allenamento. E’ dunque un libro decisamente tecnico. C’è la suddivisione poi fra quello che è un massaggio pre-gara e post-gara e propone le basi teoriche e pratiche per l’applicazione delle manovre di base del massaggio combinate a tecniche complementari. Nel libro sono presenti anche dei video dimostrativi sul modo di lavorare sulla schiena, sugli arti superiori ed inferiori e consente di identificare quali sono le posizioni. “Bendaggio funzionale” riguarda la parte tecnica del taping per le patologie muscolo scheletriche minori sia per atleti che non atleti.

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