ESCLUSIVA – Vasamì in semifinale al Masters Junior: “Nel 2026 solo Challenger se mi assicuro la Top 10”

Lorenzo Ercoli
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Jacopo Vasamì - Foto Paul Zimmer

Dopo essersi assicurato il primato con una giornata d’anticipo, Jacopo Vasamì chiude da imbattuto il gruppo A dell’ITF World Tennis Tour Junior Finals. Il classe 2007 azzurro ha sconfitto con il punteggio di 6-4 6-0 il numero uno del seeding, il bulgaro Aleksander Vasilev. Sul cemento di Chendgu il tennista del Club Nomentano, seguito come sempre da coach Fabrizio Zeppieri, si sta esprimendo molto bene.

Ai microfoni di Spazio Tennis, Vasamì ha evidenziato quanto per lui questo torneo sia importante. L’obiettivo infatti è chiudere il 2025 nella Top 10 under 18 – al momento è numero 6 del mondo – per ottenere gli otto accessi ai main draw Challenger riservati dall’ITF Accelerator Program. In semifinale adesso ci sarà il confronto con il tedesco Max Schönhaus, sconfitto nel match per il primato del gruppo B da Andres Santamarta (da noi intervistato pochi giorni fa). 

Tre vittorie e il primato nel girone. Che match sono stati?

“Tre partite molto toste, soprattutto per il format che non ti permette mai di stare tranquillo. Nell’altro girone Santamarta era ultimo dopo l’esordio e ha chiuso al primo posto, quindi le cose girano davvero in fretta. Sono molto soddisfatto di questi successi contro ragazzi di ottimo livello: sento di aver giocato bene e di esser stato solido su campi molto veloci. In generale è un evento organizzato molto bene e anche in Cina mi sto trovando bene”.

Tanti tuoi coetanei hanno evidenziato le difficoltà del round robin. Non capita tutti i giorni di giocare con questo format. 

“La Serie A ha i gruppi, ma non è neanche lontanamente paragonabile perché hai 4 singolari e 2 doppi. Se mi dovessi mai ritrovare a fare un torneo del genere vuol dire che sono entrato tra i primi otto del mondo. Quindi questa è un’esperienza molto bella, ma anche stressante perché i conti ti mangiano la testa. Anche se non vuoi farli, alla fine pensi agli scontri diretti, il conto dei set e dei game: è inevitabile. Sai che arrivare secondo nel girone potrebbe significare una semifinale più complicata, o che magari devi aspettare i risultati di un’altra partita. Io fortunatamente con due vittorie ero già certo del primato nel girone e sono sceso in campo nel terzo match molto sereno e libero con questa certezza. Adesso darò il massimo in semifinale”.

Che effetto fa l’ultimo torneo junior? Si è già accorto di quanto siano diversi i rapporti tra giocatori nel circuito pro?

“A livello giovanile a volte si creano anche situazioni “scomode” perché spesso giochi contro quelli che sono anche tuoi amici. Nei Challenger ognuno ha il suo team e ognuno sta più sulle sue, lo stesso vale per me. Nei tornei junior passi il tempo con ragazzi con i quali sei cresciuto e i rapporti sono diversi. Sono due mondi differenti ma entrambi molto utili per la crescita di un giocatore. In più adesso io sono in corsa per chiudere l’anno in Top 10, cosa che mi garantirebbe otto accessi main draw a livello Challenger il prossimo anno con l’accelerator program. Dopo Wimbledon non ho più giocato tornei under 18 quindi ho perso qualche posizione, ma non voglio andare a giocare l’Orange Bowl a fine anno in questa rincorsa ai punti, anche perché quello è il periodo della mia preparazione. Questo Masters dà gli stessi punti di uno Slam, quindi voglio provare a guadagnarmi questa serenità”.

Lo hai anticipato. Tra wild card della Federazione e gli eventuali otto ingressi garantiti dall’ITF Accelerator Program. Nel 2026 potresti giocare quasi solo Challenger. 

“È importantissimo proprio per questo chiudere nei primi dieci junior. In Italia abbiamo l’ulteriore fortuna di avere tantissimi Challenger, quindi un ragazzo come me può fare tanta attività. Però magari abbiamo pochi tornei di questo livello sul cemento quindi ovviamente è altrettanto cruciale avere otto ingressi da poter usare fino a dicembre e che ti permettono di scegliere ogni torneo Challenger nel mondo. Così potrò vivere un 2026 formativo e poi dopo una stagione di Challenger vedremo dove sarò. In generale l’accelerator program è fondamentale per tutti perché dà l’occasione di giocare le qualificazioni a chi chiude nei primi 20 o dei Futures a chi chiude nei 100: e per ragazzi che non hanno la fortuna di avere federazioni alle spalle fa la differenza”.

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