Il derby Giorgi-Pennetta dal divano di Big Lebowski

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di Big Lebowski

L’Happy Slam è una delle 10 cose che vorrei fare prima di morire; perché non pensiate che sia  completamente pazzo intendo dire andare a vederlo, non giocarlo, ovviamente.

Per una volta nella vita, togliersi da questo inverno di merda ed arrivare nel Down Under verso i primi di  Gennaio, una bella settimanella a Sidney, sole, caldo, sometimes un cartoccio di fish&chips a Bondi Beach, le palle al sole, bermuda e birckenstock e poi spararsi a Melbourne, dove invece non sono mai stato, e vedere  il Torneo, con la bandiera tricolore dipinta sulla fronte (anche no).

Flavia PennettaPer il momento mi devo accontentare di Eurosport; stanotte giocheranno, in uno spietato derby di primo turno  la mia beniamina Camila Giorgi contro la tds 12 Flavia Pennetta per la quale simpatizzo, e non solo per ragioni di campanilismo, da sempre.

La partita è programmata sul campo 6 come terzo match di giornata a partire dalle ore 11.00 locali (prima del derby si dovranno disputare un incontro maschile ed uno femminile) che da noi è l’una di notte, quindi posso ragionevolmente prevedere intorno alle 5/6 di notte-mattina.

La visione dei match importanti di Camila, voi non ci crederete, mi provocano una tensione che non vivevo da quando, ragazzino, facevo il tifo per il Toro che vinse il campionato 76/77, quando ancora si potevano declamare le formazioni delle squadre di calcio: per i diversamente giovani “Sala-Pecci-Graziani-Zaccarelli-Pulici”, allenatore Gigi Radice, in porta Giaguaro Castellini.

Per alleviare la tensione pre-gara, ho preparato “la torta di mele di big” che intorno a mezzanotte è ormai pronta per essere infornata. La faccio nelle occasioni speciali, spesso in occasione di spettacoli sportivi notturni come il superbowl, play off nba, mondiali di calcio, insomma avete capito, roba forte.

Sono certo che chi avrà l’ardire di cimentarsi mi ringrazierà di questo intermezzo, gli altri passino oltre.

TORTA DI MELE DI BIG LEBOWSKI

100 grammi di burro, 130 gr di zucchero. Amalgamare con un cucchiaio di legno in una ciotola grandina.

2 uova: le sbatto e unisco a burro e zucchero, un uovo alla volta.

Un pizzico di sale.

200 gr. di farina, da aggiungere all’impasto poco per volta.

1 limone, grattugiare la scorza e unire al resto.

6 cucchiai di latte e una busta di lievito “pane degli angeli”. Sciogliere il lievito nel latte tiepido, ne esce una specie di schiuma, mettere insieme al resto dell’impasto.

800 grammi di mele renette, solitamente sono 4 mele e 6 cucchiai di grappa di ruta.

Allora, prendete una ciotola grande, fate le mele in 4, togliete la buccia, i semini e quello che sta nelle vicinanze, quindi fate degli spicchi, non sottilissimi che si secchino nel forno, ma nemmeno troppo grandi da rimanere crudi. Via via che li mette nella ciotola li bagnate con la grappa anche mescolando con un cucchiaio.

Dopo aver disposto l’impasto nella teglia imburrata, suggerisco anche un po’ di pane grattugiato o farina da far scivolare sul burro  (l’ideale sono quelle teglie dalle quali si può togliere l’esterno a fine cottura), disporre gli spicchi di mele partendo dalla circonferenza e formando dei cerchi via via più piccolo fino al centro, poi e spolverare con zucchero normale (30 gr)  mettere sopra qualche fiocchetto di burro qua e là.

Infornare a forno caldo (190/200 gradi) per 35 minuti.

La cottura è la discriminante tra l’eccezionale e il buono e ci vuole pratica. Per non sbagliare, la prima volta, tenete fede ai tempi suggeriti.  Non deve essere liquida ovviamente, ma nemmeno troppo asciutta.

Per capirlo, inserite uno stuzzicadenti; non deve essere troppo bagnato,

Metà ve la mangiate tiepida, l’altra metà fredda il giorno dopo.

Volendo anche con una crema a parte.

Fatemi sapere!

A mia disposizione anche una buona selezione di capsule nespresso e un packet of marlboro di riserva.

Camila GiorgiMa torniamo a Camila: raramente mi perdo un suo incontro fin da quando si potevano vedere solo in improbabili streaming per lo più dagli Stati Uniti, dove risiedeva e giocava i tornei ITF; ho seguito attentamente tutta la sua evoluzione e sono rimasto folgorato dal suo power tennis, dal suo modo di stare in campo, da una personalità complessa e affascinante ed anche dalla loro vicenda; dico loro perché non si può parlare di Camila senza coinvolgere il suo papà nonché coach Sergio, come molti di voi sapranno.

Firmandomi con un nickname, vi posso anche confidare che, piuttosto di niente, qualche volta, quando i suoi incontri non sono teletrasmessi oppure io sono in giro, mi affido anche a palpitanti livescore, durante i quali trascorro secondi di tensione inaudita sperando che cambi il numero che mostra il punteggio accanto al suo nome invece che a quello della sua avversaria. Una vera tortura.

Le mie donne sono a letto poco lontano. La più grande, dopo avermi aiutato nella preparazione del dolce, non conoscendo l’orario di inizio, si è raccomandata di “non far casino e non fare troppo tardi che poi domani sei rincoglionito”; la cucciola, che dorme da un pezzo, informata che avrebbe giocato Camila, la mia passione per la quale non si può nascondere, mi ha regalato un magnifico disegno fatto da lei della nostra eroina nel suo nuovo look sfoggiato durante il suo ultimo match disputato ad Hobart, con accanto nientepopodimeno che la Coppa riservata alla vincitrice degli Australian Open.

La preoccupazione della mia signora è giustificata dal fatto che, come ebbe modo di scrivere David Foster Wallace parlando di Federer, vedendo giocare la Giorgi  spalanchi la bocca, strabuzzi gli occhi e ti lasci sfuggire versi che spingono tua moglie ad accorrere dall’altra stanza per controllare se stai bene.

La scelta è se provare a dormire sul divano coperto dal mio plaid a quadrettoni portafortuna mettendo la sveglia, o infornare, mangiare e guardare tennis (prima gioca “la fogna”, il fidanzato di Flavia), oppure ancora leggere un libro del quale sono intrippato e che sono certo non mi farebbe dormire, l’ultimo di Grisham, che potrei finire voracemente intorno all’ora dell’incontro, con la concreta possibilità, però, di crollare proprio quando le bimbe scenderanno in campo.

Alla fine, come faccio sempre, opto per una via di mezzo; metto la sveglia per sicurezza e attendo gli eventi.

Ma faccio di meglio: ho scoperto casualmente questa meraviglia della tecnologia: scaricando (gratuitamente) l’applicazione ufficiale degli AO, si può usufruire di un servizio che ti permette di programmare un incontro e di essere avvertito acusticamente del momento in cui i giocatori entrano in campo. Geniale, decido di testarlo abbinandolo alla classica sveglia per sicurezza.

Intanto, per curiosità apro un sito nel quale si comparano le quote delle scommesse sugli incontri per osservare che Piccola Penna è favorita dai competenti bookmakers, anche se a mio parere con una quota eccessiva: il range di Flavia va da 1.55 a 1.7, Camila viene offerta a 2,1/2.25.

So che le nostre valorose atlete si sono affrontate già per ben tre volte nella loro carriera e i cosiddetti head to head sono 2-1 in favore di Giorgi che ha vinto anche l’incontro più recente disputatosi a Mosca non più di tre mesi fa sull’hard indoor. Fu una magnifica partita da parte di entrambe, in particolare il primo set che la più giovane fece suo al termine di un appassionante tiebreak;  una delle gare più consistenti  da lei mai giocate anche se consistente e Camila è un evidente ossimoro, un po’ come dire ghiaccio bollente.

Le altre due partite non fanno molto testo. A Wimbledon 2012, incontro anche di primo turno, Flavia giocava incerottata, ad Indian Wells 2014, quarti di finale, fu una mattanza favorita dal fatto che Camila aveva battuto Sharapova meno di ventiquattro ore prima e, come si dice, “non ne aveva più” soprattutto a livello mentale: come chiedere all’Italia di rigiocare la finale del mondiale il giorno dopo, perché qualcosa del genere deve essere stato battere la giocatrice che gran parte delle bambine che cominciano a giocare a tennis considerano un esempio, un mito, un traguardo arrivare soltanto ad affrontarla, non dico a batterla.

Ma non avrei intenzione di scommettere, non lo faccio quasi mai specialmente se sono clamorosamente di parte; se non che mi scappa un occhio alle scommesse antepost che si riferiscono alla vincitrice del torneo (quelle ogni tanto le gioco, cifre minime ovviamente). Danno Giorgi a 250 contro 1 e allora butto un deca contro 2500, in fondo se vincesse stanotte il secondo turno sarebbe molto più agevole (per quanto una partita possa essere agevole per Camila), e poi ci sarebbe Venus che partirebbe favorita, ma ogni tanto  “rompe” per usare un termine ippico. A quel punto ci si può coprire e la cosa può avere un senso.

Come winner “seria” scelgo Halep a 8, vediamo se ci esce una cenetta, tra l’altro è dall’altra parte del tabellone.

All’una sono sveglio con la televisione accesa, possibilità di zapping tra i canali 210 e 211 del bouquet di sky e computer anche acceso e connesso a Eurosport Player, uno splendido servizio che consente, tra l’altro, di assistere ai match in corso su ben sette campi diversi con un abbonamento di 30 giorni che costa € 6,99: sono collegati  la Rod Laver, la Margaret Court e la Hisense Arena, nonché i courts 2, 3 ,6 e 7.

La torta è venuta benissimo, lo interpreto come un buon presagio e addento la prima fetta proprio mentre inizia il programma.

La mente va ai ricordi del passato, ad altre edizioni dell’Happy Slam, a quando vivevo solo e rientravo a casa sotto la neve di un inverno padano giusto in tempo per collegarmi con il sole del Garden State che è uno dei nomignoli dello Stato con capitale Melbourne. Ufficialmente si chiama Victoria, ma  nello slang è “The Place To Be” e non serve aggiungere altro. Pubblico cosmopolita, uomini-donne e bambini di tutte le età, difficile distinguere i residenti dai turisti del tennis, tutti i colori del mondo, tutti i popoli del mondo in pace:  questo è, o dovrebbe essere, lo sport.

Aussie Aussie Aussie oh oh oh, vamos, come on, on y va, forza!, cappellini, bandane, gente a torso nudo, occhiali da sole, nike, adidas, bandiere sventolate con orgoglio, spesso nostalgia ed appartenenza ad una terra lontana i cui simboli sono altri uomini e altre donne con la racchetta.

Non ci sono più, purtroppo, i grandissimi Tommasi e Clerici in cabina di commento, non c’è la loro sigla a dare il via ai collegamenti.

“oh bongo bongo bongo stare bene solo al congo non mi muovo no no,

bingo bango bengo molte scuse ma non vengo io rimango qui,

no bono sigarette, scarpe strette, signorine magre così,

molto meglio anello al naso ma restare qui”.

In compenso seguiranno i match, purtroppo da Milano e non in loco come sarebbe opportuno e doveroso, dei comunque ottimi telecronisti che si avvicendano dall’una di notte all’una di giorno per 15 giorni.

Volgendo lo sguardo all’indietro ci sarebbero tante altre cose belle da ricordare collegate a questo avvenimento: la “carbonara” alle due di notte con gli amici del tennis, la ragazza che mi voleva così bene da sorbirsi tre set di Federer sperando finissero presto e le tanta volte in cui sono andato a letto all’alba felice perché “il mio eroe” aveva vinto o incazzato perché aveva perso.

Bando alla nostalgia, drugo! Siamo ancora qua a sognare una vittoria, cento di questi Slam!

Chiaramente, ad un certo punto, crollo direttamente sul divano; ma non avrò bisogno della tecnologia perché il mio orologio biologico fa di meglio e mi sveglia verso le sei e mezza, giusto in tempo per un caffè ed una doccia rinvigorente.

IL MATCH

Quando le giocatrici entrano in campo sta schiarendo a Milano, mentre è l’ora del the a Melbourne.

Alle 5.18 p.m. vengono rilevati 30 gradi di temperatura ed un leggero vento che tira a 24 km/h.

Mi sembra da subito una bella sceneggiatura: the queen and the princess, la mora e la bionda, il presente e il futuro, la classe e la spavalderia, l’esperienza e la temerarietà.

Aspetti messi ancora più in evidenza dai look scelti dalle protagoniste;  una gonnellina  a pieghe di color salmone con motivi floreali per una Flavia più elegante, uno short strettissimo con cintura coordinata annodata in vita e polo smanicata corta, verde acqua brillante,  con spacchetti,  per la sbarazzina Camila.

Quando le telecamere indugiano in un primo piano, cerco di cogliere le emozioni, ma all’apparenza sembrano entrambe fredde e concentratissime sull’impegno.

La flaca  (secca, magra), nomignolo che il padre ha affibbiato alla figlia un po’ come si usa simpaticamente in Argentina per i calciatori, parte decisa as usually, dominando inizialmente pur perdendo il game inaugurale al servizio causa due rovesci sbagliati in lunghezza ed il primo doppio fallo.

Quando sul 3-1 parità Flavia è costretta ad alzare un campanile nei pressi della rete, sveglio il vicinato gridando “falla battere”, ma Camila vuol colpire al volo e lo smash finisce incredibilmente out.

Camila GiorgiPaga dazio all’errore e si fa recuperare fino al 3 pari; ha indubbiamente capitalizzato assai poco la netta superiorità messa in mostra  in questa fase del match.

L’altra ne approfitta, alzando il livello del suo gioco, specialmente con il servizio, di quel tanto che basta per portare a casa un primo set  nel quale Giorgi ha anche un po’ di sfortuna,  per via di una decisione arbitrale che la penalizza (4-4, 30 pari), ma anche mettendoci del suo, sparacchiando malamente in rete due risposte in coincidenza delle palle break che l’avrebbero portata sul 5-5.

La competente coppia di telecronisti che ha commentato il primo set si scioglie, e accanto a Guido Monaco, Luca Bottazzi sostituisce Lorenzo Cazzaniga; ci regalerà alcune perle delle sue sulle quali ritornerò.

I primi quattro game del secondo set seguono l’andamento del servizio e poi, nel quinto gioco c’è un importante sliding door del match; Camila offre 3 doppi falli e palla break, ma Flavia non ne approfitta e avrà da rammaricarsene;  così la bimba  porta a casa un punto importantissimo che la rinfranca decisamente.

Ad un certo punto mette a segno un parziale di 8 punti a 0 che la lancia alla conquista del secondo set, con l’altra che sembra calata anche fisicamente, almeno è quello che mi auguro in quel momento.

Per la prima volta negli incontri diretti si va al terzo set e la più giovane continua a sfruttare l’inerzia dell’incontro e pare avviarsi ad una facile vittoria quando va a servire sul 5-1, con un parziale, quindi di 9 game contro 1.

A questo punto, però, mostra una preoccupante paura di vincere: opera qualche scelta sbagliata, si lascia condizionare da alcune decisioni  sbagliate dei giudici di linea pur non sempre a lei contrarie, si fa assalire da  una tensione palpabile evidenziata  da uno sguardo impaurito, non chiude sul suo servizio e il match sembra offrire uno spiraglio a Flavia.

Ci vorranno cinque match point, nel suo game di battuta,  per sanzionare il passaggio di Camila al secondo turno.

E la sua valorosa avversaria avrebbe anche da recriminare per alcuni errori evitabilissimi nell’ultimo gioco dell’incontro.

Non essendo io un tecnico, vi riassumerò le analisi di coloro che lo sono. In particolare due  metafore del commentatore tecnico di Eurosport:  “in rettilineo piano la Giorgi se la gioca con tutte, qualche volta però sulle strade ci sono curve e sterrati” oppure (questa è bellissima), “la ragazza sa fare le equazioni di terzo grado come poche. Se impara un po’ le tabelline, ne vedremo delle belle”.

Intanto “abbiamo” battuto ancora una volta una giocatrice molto più avanti in classifica e la statistica contro giocatrici top 20 è sempre più esaltante.

Ora ci attende Smitkova per un’alta prova del 9 che “ci spalancherebbe” le porte probabilmente del centrale per un match contro Venere, per il quale sono pronto ad un’altra nottata e ad un’altra torta.

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