Domandare è sempre lecito?

golned

di Sergio Pastena

L’essere umano, per quanto evoluto, fa sempre parte della specie animale. E in quanto tale gli istinti, a volte sotto forma di sentimenti, orientano il suo giudizio. Prendiamo un tizio sgradito e sgradevole: in caso di controversie sarà facile schierarsi contro di lui.

Ad esempio, nel caso di un Daniel Koellerer, io credo che pochi conoscano tutti i dettagli sulla sua squalifica perché pochi si saranno soffermati a leggerli: un Koellerer fuori dal circuito fa bene al circuito, tanto basta. E resto convinto che se l’hanno stangato senza pietà è stato perché gli han voluto far pagare in un colpo anni di condotta antisportiva: lo attendevano al varco e sapevano che nessuno l’avrebbe rimpianto.

Molto più difficili da gestire sono i casi in cui il tennista coinvolto in qualcosa di controverso è cordiale, lavoratore, corretto in campo e magari un po’ adottato dalla tua nazione. Prendiamo Andrey Golubev: cresciuto tennisticamente a Bra, seguito a lungo da un coach stimatissimo, protagonista di una parabola esaltante coi contorni di una favola. No, se sotto il tamburo battente delle malelingue ci finisce lui parlarne non è facile.

Eppure credo che sia maggiormente necessario farlo proprio in questi casi: nel modo giusto e con i giusti modi, ma è necessario.

Cosa è successo?

Il crollo di quota di Nedovyesov
Il crollo di quota di Nedovyesov

I fatti, che riportiamo nudi e crudi, riguardano un incontro del Challenger di Scheveningen tra lui e Nedovyesov. Quote di partenza per le scommesse quasi alla pari. Golubev prende il primo set e ci si ritrova sul 6-2 3-3 in suo favore quando le quote, che lo vedevano nettamente favorito a 1.23, improvvisamente cambiano direzione e in un lampo vedono Nedovyesov favorito con 1.69 di quota. In campo non ci sono time-out medici, scivolate o qualunque cosa che faccia pensare a un infortunio: fino a quel momento, nel secondo set, Golubev ha tenuto alla grande. Durante il tie break, sul 4-2 per Nedovyesov, la sua quota crolla ulteriormente a 1.27 per poi assestarsi addirittura a 1.17 dopo la vittoria del set. In una situazione di parità e con il set decisivo interamente da disputare. Nedovyesov alla fine vince.

Primo dato di fatto: andamento delle quote e totale delle scommesse raccolte sono anomali. Questo nessuno può negarlo: è pura e semplice statistica.

Secondo dato di fatto: lo stesso andamento delle quote si era verificato due mesi prima in un match del Challenger di Aix-en-Provence, sempre tra Golubev e Nedovyesov.

Perché può essere successo?

Prima di trarre conclusioni, però, bisogna capire il perché di quei dati anomali. Sorprendentemente, ma neanche troppo, le cause possono essere tantissime. Tralasciando le più rare, abbiamo:

1) Informazioni pubbliche: ad esempio un MTO dopo una bruttissima caduta fa ribaltare le quote ed è assolutamente normale che ciò avvenga

2) Informazioni involontarie: un atleta sta male, lo sussurra a un conoscente in tribuna e le telecamere lo intercettano

3) Scalpers: quelli che comprano e vendono quote in pochi secondi per farsi un piccolo margine. In alcuni casi possono spostare le quote, ma di solito non a lungo e non così tanto

4) Incontro combinato/alterato: può derivare da un accordo tra i giocatori o da un’iniziativa del giocatore che risulta perdente. Il vincente, per definizione, non può alterare da solo un match perché non può dare garanzie di vittoria

Come vedete, a fronte di andamenti anomali effettivamente le spiegazioni possono essere tante e in molti dei casi i giocatori o non c’entrano o sono in buona fede.

Ciò non toglie che le reazioni in questi casi possano essere controverse. Sui social media si trovava chi condannava senza conoscere la persona e chi, conoscendola, era garantista ad oltranza.

Cosa si rischia?

Il punto è che, come vedete, a seconda che si conosca o meno una persona il nostro giudizio può essere influenzato e variare da una brutale e draconiana condanna a un garantismo ad oltranza. E io il garantismo lo amo al punto da ritenerlo necessario sempre e comunque. Allo stesso modo, però, se un uomo può controllare ciò che dice o fa basandosi su dei principi, resta pur sempre un animale e non sempre può controllare ciò che pensa.

Altro esempio: il ciclismo, per il quale da adolescente nutrivo una passione sfrenata. Anni di casi di doping han messo a dura prova il mio amore e un giorno, scorrendo l’albo d’oro del Tour de France, realizzai che la maggior parte degli atleti finiti sul podio nei dieci anni precedenti erano stati squalificati o coinvolti in casi di doping. E mi resi conto che se vedevo una corsa non riuscivo più ad avere fiducia nel vincitore. Non potevo farci niente, era più forte di me. Non per questo accusai i vincitori senza prove, non ne avevo il diritto. Tuttavia non avevo neanche il dovere di guardare il ciclismo, e infatti da quel momento non ho più visto una singola tappa del Giro o del Tour.

Quanta amarezza...
Quanta amarezza…

Il problema del garantismo, infatti, è che ti tutela legalmente davanti a un tribunale ma ha comunque dei limiti e, quando certe cose accadono troppo spesso, diventa sempre più difficile tenere duro. La prima volta che succede qualcosa tu non giudichi e ti senti ragionevole. La seconda volta ti senti garantista. La terza inizi a sentirti un pelino fesso e, per non venir meno al principio di non giudicare senza prove, stacchi la spina e la cosa ha ripercussioni anche sullo sport in questione. Non a caso il ciclismo ha cominciato a pestare pesante sul doping quando si sono avute avvisaglie del fatto che l’intero business era a rischio.

Cosa rischia il tennis?

Golubev e Nedovyesov
Golubev e Nedovyesov

Venendo al tennis, la situazione non è così critica: i casi di doping, anche per le caratteristiche della disciplina, sono pochi e gli affari di combine e scommesse hanno un impatto limitato. Tuttavia per evitare di scivolare lungo lo stesso pendio del ciclismo è necessaria una pulizia e una trasparenza estrema e l’ATP, con i suoi “Squalifico Di Mauro perché ha scommesso 20 euro e ci ha perso pure”, non sembra aver chissà quanta voglia di contribuire.

Analizzando oggettivamente il caso di Golubev e Nedovyesov, ci sono tutti gli elementi necessari per dare carburante alle malelingue.

– Andamenti simili delle quote, come scritto, si sono registrati in un altro match tra Golubev e Nedovyesov due mesi fa al Challenger di Aix-en-Provence

– In quel caso l’andamento della partita fu simile (con vittoria di Nedovyesov) a quello di Scheveningen

– Parliamo di Challenger, cosa che rende il tutto più credibile. Difficilmente vendi un incontro Slam perché ci andresti a perdere, ma un primo turno di un Challenger ha un ritorno basso e quindi offre tentazioni maggiori

Queste sono prove? Assolutamente no, di prove neanche l’ombra. Ma il mio modestissimo suggerimento è di non sottovalutare gli appassionati che finiscono col giudicare senza prove in barba a ogni garantismo. Quelle stesse persone, portate all’esasperazione, finiranno col cambiare canale e avranno tutto il diritto di farlo. E se a farlo saranno in tanti ad essere condannato senza processo sarà il tennis.

Cosa si può fare?

“Già – direte voi – Ma questi sono problemi che devono risolvere le autorità competenti. Noi che possiamo fare?”. Semplice.

Una domanda.

Una piccola, semplice e umile domanda.

É vero che non abbiamo il potere della TIU e non possiamo obbligare nessuno a rispondere. Ma una domanda, in fondo, è sempre lecito farla e rispondere è pura cortesia. E se fatta in maniera appropriata e senza l’intento di giudicare non penso possa essere un problema.

La domanda, fatta dal sottoscritto a titolo puramente personale e rivolta nello specifico ad Andrey Golubev, che questo sito lo conosce, è la seguente:

Andrey, che tu ricordi in campo è successo qualcosa che possa aver originato fraintendimenti nel pubblico e il relativo passaparola che ha portato allo sbalzo di quote?

Basterebbe un niente. Anche una cosa tipo “Ho fatto un movimento strano, un mio amico sugli spalti l’ha interpretato male, l’ha spammato su Facebook e qualche scommettitore l’ha letto”. Qualunque cosa andrebbe bene, anche la più strana: quasi tutti sarebbero disposti a crederti, me incluso. Casi del genere in totale buona fede sono già successi in passato, e credo si possa essere d’accordo sul fatto che certi dubbi facciano male sia ai giocatori che al tennis e che il precedente di due mesi fa in questo caso certo non aiuti: se si ha modo di fugarli ne guadagnano tutti.

E se non ci fosse risposta, pazienza: come già detto domandare è lecito e rispondere è cortesia.

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