Dall’University of San Diego al tabellone principale di Wimbledon: la favola di Oliver Tarvet

Dall’University of San Diego al tabellone principale di Wimbledon, passando per soli tre tornei professionistici giocati nel 2025. Un percorso che sembra più la trama di un film che la realtà, e invece è esattamente quello che ha fatto Oliver Tarvet, classe 2003, britannico, sconosciuto fino a pochi giorni fa. Ma chi è davvero questo ragazzo che, mentre studiava comunicazione e marketing in California, si è preso di forza un posto nel torneo più prestigioso del mondo?

È nato il 29 ottobre 2003 a St. Albans, in Inghilterra. Ha iniziato a giocare alla Batchwood Tennis Academy, struttura che lo ha accolto fin da piccolo e lo ha formato tecnicamente. Da qualche anno, Oliver ha scelto di trasferirsi alla University of San Diego per studiare Comunicazione con specializzazione in Marketing, e contemporaneamente giocare a tennis nel team dei Toreros, una delle squadre più forti nel circuito NCAA.

A livello universitario, Oliver ha sempre fatto la differenza. È stato due volte WCC Player of the Year, premio assegnato al miglior giocatore dell’intera conference, e ha ricevuto più volte il riconoscimento di All-American, riservato ai migliori tennisti universitari di tutti gli Stati Uniti secondo la Intercollegiate Tennis Association. Nel 2024 ha vinto 25 match su 27 in singolare e 22 su 26 in doppio: una vera garanzia per il tennis collegiale. Ha raggiunto i piani alti dei ranking universitari, piazzandosi stabilmente tra i primi cinque tennisti a livello nazionale.

La sua carriera professionistica, fino a questo momento, è stata tanto particolare quanto ridotta: cinque tornei giocati nel 2022, sei nel 2023, con due titoli conquistati nel circuito ITF da 15.000 dollari a Monastir. Nel 2024, il copione non è cambiato: ancora sei tornei disputati, altri due titoli, sempre di categoria 15.000$, a San Diego e ancora a Monastir.

Nel 2025, prima di Wimbledon, ha giocato soltanto due tornei ITF a San Diego: ha vinto il primo e si è fermato in semifinale nel secondo.

Poi arriva Wimbledon. È il terzo torneo della stagione, e grazie a una wild card concessa dalla LTA (Lawn Tennis Association), ha l’opportunità di giocare le qualificazioni. L’esordio sui campi di Roehampton lo fa contro il francese Térence Atmane, giocatore insidioso sull’erba, ma Oliver si impone per 6-1 7-6(2). Al secondo turno sconfigge Alexis Galarneau, e infine, nel turno decisivo (giocato al meglio dei cinque set), supera il belga classe 2005 Alexander Blockx per 6-3 3-6 6-2 6-1. Un cammino che gli ha aperto le porte del main draw, facendolo entrare nella storia come il britannico con il ranking più basso (n.719 ATP) a qualificarsi per Wimbledon.

Oliver farà il suo esordio sui campi dell’All England Club nei prossimi giorni contro lo svizzero Leandro Riedi, anche lui proveniente dalle qualificazioni. E chissà che non possa regalarsi un secondo turno da sogno contro il campione in carica Carlos Alcaraz.

La sua situazione, però, è particolare anche sotto un altro aspetto: a causa del regime NCAA, potrà incassare solo una parte del premio previsto per chi gioca il primo turno di main draw in uno Slam (si parla di circa 10.000 sterline sulle 66.000 potenziali), per mantenere la sua eleggibilità nel college. Un compromesso che accetta, pur di continuare a giocare e studiare. “Quello che hanno fatto per me è stato incredibile, e gliene sono davvero grato. Voglio passare il mio ultimo anno lì e lasciare davvero il segno nella storia dell’università,” ha raccontato. In attesa della conclusione del suo percorso universitario e il conseguente passaggio tra i “pro”, il britannico avrà comunque modo di monetizzare grazie al NIL (Name , Image and Likeness). Introdotto nel 2021, e da sin da subito considerato rivoluzionario per il mondo collegiale a stelle e strisce, si tratta del diritto degli atleti di utilizzare il proprio nome e la propria immagine per generare ricavi, tramite sponsorizzazioni, creazione di contenuti online, merchandising e altro ancora. Un cambiamento drastico rispetto al passato che ha invogliato ancora più ragazzi a intraprendere questa strada.

Il suo è un esempio sempre più ricorrente nel tennis moderno. Tanti ragazzi scelgono la via del college non come ripiego, ma come investimento. Un posto dove puoi crescere come persona, studiare e maturare con meno pressione. Oliver, dunque, non è un’eccezione, ma un esempio perfetto di come lo sport e lo studio possano viaggiare insieme. Perché non tutti esplodono a 18 anni: allenarsi bene, studiare, crescere, avere pazienza sono tasselli che, se uniti, possono davvero fare la differenza.

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