Jannik Sinner si racconta: “Al numero 1 non penso, mi rilasso con Lego e musica”

Redazione
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Jannik Sinner - Foto Andrew Schwartz / SplashNews.com

Da New York, dove sta preparando gli US Open 2025, Jannik Sinner si è raccontato in una lunga intervista rilasciata a un gruppo ristretto di giornalisti internazionali, tra cui il Corriere della Sera. Il numero uno del mondo ha parlato di tennis, pressioni, passioni personali e della sua crescita, mostrando ancora una volta la spontaneità di un ragazzo che, nonostante il successo, mantiene un approccio umile.

Al numero 1 non ci penso mai”, spiega. “Sono sempre stato una persona umile e non mi piace dire ‘sono il numero uno al mondo’. Posso dire che sono un giocatore forte, ma credo che si diventi davvero numero uno anche per come gestisci le cose fuori dal campo e come ti comporti. Il tennis è importante, è la mia vita, ma non è tutto: quando hai 35 o 40 anni il gioco finisce, e poi devi decidere cosa fare dopo”.

Pressioni, Lego e musica

Sinner confessa di avere un piccolo rituale per staccare la mente: “Mi piacciono molto i Lego. Di sera costruisco, metto su la musica e penso ad altro. Qui a New York ho comprato una Porsche Lego e l’ho finita in cinque ore. Quando sei un atleta hai tanti pensieri e pressioni, perciò per me questo è un modo per rilassarmi”. La musica è un altro rifugio, anche se non ha una playlist precisa: “Ascolto di tutto, ma la canzone che ho ascoltato di più è Until We Leave The Ground di Steve James”.

Il confronto con Alcaraz e la crescita personale

Parlando di rivalità, Sinner non si sente ancora parte di un duopolio fisso con Carlos Alcaraz: “Non è detto che io e Carlos saremo sempre quelli lì. Sono due anni che giochiamo i grandi Slam, ma le cose possono cambiare. Se uno non si migliora, arrivano altri giocatori. Vedremo tra due anni chi sarà cresciuto di più”.

Il percorso, racconta, è fatto di dettagli: “La svolta è stata accettare i miei difetti. All’inizio pensavo di essere forte, ma non lo ero. Con Riccardo Ceccarelli lavoriamo da anni sulla parte mentale. Non è nulla di naturale, c’è tanto lavoro dietro. Prima devi accettare i tuoi limiti, poi costruisci un pezzo alla volta il puzzle”.

Allenamenti, tattica e Wimbledon

Il campione di Wimbledon ha confermato di essere tornato in buone condizioni dopo il ritiro a Cincinnati: “Sto bene, finalmente tutto va nella direzione giusta. Abbiamo fatto due ottimi allenamenti tra ieri e oggi”. Parlando di tattica, spiega il suo approccio: “Guardo molti video, analizzo gli avversari soprattutto la sera prima della partita. Con il coach prepariamo tante opzioni, ma alla fine in campo decide il giocatore: se un colpo non lo sento, non lo uso”.

Famiglia, origini e vita privata

Sinner rivela anche dettagli intimi: “I miei genitori sono sempre stati normali, lavoratori. Mi hanno lasciato giocare a tennis come volevo. A casa parlavamo un dialetto tedesco sudtirolese, simile all’austriaco. Me ne sono andato a 13 anni ed è stato difficile, ma ho avuto fortuna: ho vissuto due anni con una famiglia croata e mi sono sentito uno di loro”.

Infine, un accenno alla vita privata, che però rimane lontana dai riflettori: “Sì, sono innamorato… ma della vita privata non parliamo”.

Con gli US Open ormai alle porte, Sinner affronta il momento più importante della stagione. Il numero uno del mondo si presenta a New York con fiducia, serenità e consapevolezza: “Mi sento bene e so che c’è ancora tanto lavoro da fare, ma sono pronto”.

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