Ospite del podcast ‘Small Talk‘, Lorenzo Musetti è stato protagonista di una lunga chiacchierata in cui ha raccontato la sua passione per la Juventus ma anche la sua carriera da tennista. Il carrarino ha vissuto esperienze uniche a Torino, dove oltre a disputare le ATP Finals e togliersi la soddisfazione di vincere un match, ha anche potuto respirare una sorta di ‘juventinità’. Dall’emozione di conoscere Alex Del Piero alla maglia autografata da Mattia Perin, passando per la visita al centro sportivo in cui ha salutato i calciatori e mister Spalletti, per Musetti sono stati alcuni giorni indimenticabili. Nella puntata del podcast ha avuto modo di affrontare numerosi temi.
- Torino, la città ideale per uno sportivo
- La rincorsa alle Finals e la paternità
- Un giovane vecchio: gioco vintage e musica rock
- La battaglia con l’ansia
- Parlare da solo e l’autocritica
- Il rapporto con Tartarini
- I paragoni con gli allenatori di calcio
- La vita a Carrara- I ricordo della scuola e la cultura sportiva
- Le amicizie-La fortuna di avere accanto persone speciali
- La passione per la Juve e Buffon
- La tenacia e il “marmo” di Carrara
- Il rapporto con i social
- Al Bar si parla tanto di tennis, un pericolo o un bene?
- Il momento d’oro del tennis italiano
- La vittoria Davis- “Il coronamento del sacrificio quotidiano”
- La competitività di Musetti
- La gestione della sconfitta
- Essere Musetti nell’era Sinner-Alcaraz
- Arte, tennis e il rovescio a una mano
- I tennisti come calciatori
- Famiglia: sacrifici e umiltà
- Il rapporto con i soldi
Torino, la città ideale per uno sportivo
Musetti parte da Torino, città che lo ha fatto sentire a casa: “C’è tantissima cultura sportiva, la gente sa stare al suo posto. Ho trovato un bellissimo ambiente nella settimana delle Finals e devo dire che, nella vittoria su De Minaur, l’energia del pubblico è stata determinante. Tutta l’Arena mi ha aiutato a portare la vittoria a casa”.
La rincorsa alle Finals e la paternità
Il tennista azzurro racconta mesi intensi tra infortuni e un momento speciale della sua vita privata: “Siamo al ridosso del parto: mi ha dato quel senso di maturità e responsabilità in più, il fatto di avere la mia compagna in procinto di partorire. Devo ringraziarla per capire sempre la mia vita e mettere me in prima luce anche in una situazione del genere”.
Un giovane vecchio: gioco vintage e musica rock
Tra rovesci a una mano e Pink Floyd, Musetti rivela le sue passioni meno conosciute: “Molti mi considerano un giovane vecchio per le mie passioni musicali e per il mio stile di gioco vintage”. Un amore ereditato dal padre, che lo ha iniziato al rock degli anni ’80-90 e agli artisti italiani come Ligabue, autore della frase tatuata da Musetti: “Il meglio deve ancora venire”.
La battaglia con l’ansia
In una delle confessioni più forti, Musetti racconta il lato nascosto del tennis: “In questa stagione uno dei salti di qualità maggiori che ho fatto è stato mentale e nell’atteggiamento in campo. Mi risulta un pochino più difficile degli altri, perché a livello caratteriale mi accendo facilmente; essendo molto sensibile anche al di fuori del campo, certe cose faccio fatica ad assimilarle. Mi ricordo benissimo che, durante il mio percorso di crescita, ho affrontato anche attacchi di panico, momenti di tensione in cui mi sentivo un coltello tra lo stomaco e lo sterno e mi giravo verso il mio box dicendo che non riuscivo a giocare e respirare. Per fortuna, negli anni ho imparato a gestire le situazioni pre-gara, che sono fondamentali per entrare in campo con un certo stato d’animo. Sto lavorando sul diaframma e sugli esercizi di respirazione”.
Parlare da solo e l’autocritica
Il mio team l’ha sempre visto come un atto di autolesionismo e come un imprinting negativo: “Rivolgo spesso insulti a me stesso. Se l’avversario vede che sei in difficoltà e parli da solo, ne approfitta”.
Il rapporto con Tartarini
Una storia di crescita reciproca, iniziata quando era bambino: “Ho iniziato con lui quando avevo 8 anni e mezzo-9. Penso di aver passato più giorni con Simone che con i miei genitori: lo reputo un secondo padre. Mi ha sempre tenuto con i piedi per terra, soprattutto quando ero un teenager ribelle. Credo che per entrambi sia stato bello e forse siamo cresciuti insieme; lui, da maestro di tennis, è passato ad essere un allenatore di tennis di un professionista numero 6 del mondo. È stato un percorso di crescita per tutti”.
I paragoni con gli allenatori di calcio
A Musetti viene chiesto quale allenatore di calcio sarebbe perfetto per migliorare il tuo tennis se fosse un calciatore
Mentalità – “Mourinho per la personalità, perché si metterebbe a fare da scudo tra lui e quello che c’è in campo”
Tecnica – “Spalletti è l’uomo giusto per farmi fare il salto di qualità”
Forma Fisica – “Zeman per nomea”
Tattica – “Allegri il cortomuso perché ti trasmette una certa sensibilità, lo vedo come stratega che analizza il suo avversario”.
La vita a Carrara- I ricordo della scuola e la cultura sportiva
Ricordi di scuola, sacrifici e l’identità sportiva della sua città: “Fino alla prima liceo ho frequentato la scuola pubblica e privata, e poi ho iniziato un percorso pubblico e privato quando sono andato al Centro Tecnico a Tirrenia; da lì mi sono staccato. La prima valigia l’ho fatta a 18 anni, quando mi sono trasferito a Montecarlo, dove vivo tuttora con la mia famiglia. C’è una cultura sportiva a Carrara: anche il calcio lo sta dimostrando con il passaggio della Carrarese alla Serie B, ed io con il tennis sto dando il mio contributo.”
Le amicizie-La fortuna di avere accanto persone speciali
Nel mondo dei campioni, l’azzurro rivela quanto contano i rapporti autentici: “Ho un gruppo di amici molto stretti: l’allegra combriccola. Nonostante viaggiassi già a 14-15 anni, loro ci sono sempre stati”.
La passione per la Juve e Buffon
Una fede nata in famiglia e cementata dal mito di Gigi Buffon: “Mio papà, mio zio e il mio migliore amico sono tifosi sfegatati. La mia passione per la Juve è nata da Buffon, portabandiera della nostra città”.
La tenacia e il “marmo” di Carrara
Cosi come Gigi Buffon ha raccontato in un’intervista di non essersi sentito al suo posto in una partita giocata contro la Reggina, ma grazie al parlare con se stesso di non aver rinunciato a giocare altrimenti il problema si sarebbe ripresentato, così Musetti conferma che soprattutto nel tennis:
“Se non riesci a scavare dentro ed affrontare le tue paure, o perdi l’incontro o ti devi ritirare: non ci sono vie di fuga o strategie alternative da potere adottare. Se le devi prendere, le prendi. È uno sport che ti aiuta nella vita, perché se sai affrontare le tue paure in campo puoi affrontarle fuori dal campo.”
Il rapporto con i social
Un mondo utile ma anche potenzialmente tossico: “Da un punto di vista pratico mi piace, ma non posso essere il videomaker di me stesso; nei palcoscenici importanti ho chi mi dà una mano. Ricevo tanto affetto dai miei tifosi, ma non si può piacere a tutti. Capisco che non si può piacere a livello tennistico, umano, ma quando si sfocia in insulti non ne vedo tanto il senso, specialmente perché ricade sulla mia compagna. Per questo ho tolto i commenti delle persone che non seguo. Non voglio più ricevere quelle sensazioni in cui ricevo solo insulti, perché c’è tantissima gente che ci va giù pesante, a causa soprattutto delle scommesse e perché pensa che ti vendi le partite.”
Al Bar si parla tanto di tennis, un pericolo o un bene?
Musetti risponde a modo suo al fenomeno del “tifoso allenatore”: “A volte la gente che non ha tanta cultura sportiva pensa di poter dire qualsiasi cosa, ma questo può riferirsi a qualcosa dal lato del tifoso; non mi permetterei mai, nemmeno da sportivo, di dare dei consigli tecnici, tattici e mentali. Ma se tocchi il mio di sport, penso di poterne capire qualcosina.”
Il momento d’oro del tennis italiano
Il tennis italiano sta compiendo delle imprese sempre più grandi ed anche Lorenzo Musetti ne è consapevole ed alla domanda del giornalista che lo immagina seduto al tavolo di Natale con Sinner, Sonego, Berrettini, Cobolli chiedendosi cosa stiano combinando il tennista carrarino risponde così:
“Io aggiungerei anche Jasmine Paolini e Sara Errani, che stanno facendo un grande percorso. Quello che sta facendo Jasmine è bellissimo: ha portato un pubblico di ragazzine vicino al tennis. Da parte nostra, il fatto di avere vinto due volte la Davis è qualcosa che uno sogna da bambino ed è stata la svolta.”
La vittoria Davis- “Il coronamento del sacrificio quotidiano”
Il tennista azzurro riflette il valore reale dei successi: “Se non c’è qualcosa che puoi toccare con mano, come può essere una coppa o un risultato importante, viene vanificato un pochino il lavoro che c’è stato. La passione per lo sport e per il tennis, nel mio caso, è a prescindere dai risultati: io sono sempre stato malato di sentire uscire il suono della pallina dalla racchetta. Il mio sogno nel cassetto massimo è diventare numero 1 al mondo e vincere uno Slam.”
La competitività di Musetti
Anche in vacanza non si scherza: “Ho litigato con la mia compagna per aver perso una partita a beach volley con mio cognato in vacanza, si può perdere, ma bisogna impegnarsi sempre”.
La gestione della sconfitta
Musetti parla della sconfitta e di un lato del suo carattere che lo ha messo alla prova: “Dipende da come avviene la sconfitta e dal tipo di sconfitta. Ci sono state sconfitte pesanti che mi hanno fatto pensare di smettere. La passione per il gioco e per vivere l’emozione della vittoria ti fa continuare.
Essere Musetti nell’era Sinner-Alcaraz
Il confronto con i due fenomeni della nuova generazione: “Jannik e Carlos sono un gradino sopra tutti e lo dimostrano ogni volta. Sono due giocatori completamente opposti: Jannik è un Djokovic 2.0, tira più forte; Carlos è più artista e, nel suo essere artista, ha degli alti e bassi e può risultare meno efficace di Jannik, che è un rullo compressore. Speriamo di avvicinarci.”
Arte, tennis e il rovescio a una mano
Il marchio di fabbrica di Lorenzo ricorda a molti il G.O.A.T dello stile del tennis Roger Federer, bello ma difficile da gestire al top: “La gente vuole vedere quella tipologia di tennis, fatto di slice e rovescio ad una mano, anche se dal lato pratico è difficile poter sostenere i ritmi dei colpitori. Mi è stato chiesto se consigliassi di intraprendere la carriera con il rovescio ad una mano ed, onestamente, ho risposto di no. Il tennis sta andando sempre di più a una velocità maggiore, a un’intensità più alta, che con il rovescio ad una mano è difficile colmare”.
I tennisti come calciatori
La fantasia di Musetti crea paragoni epici:
Jannik Sinner – Cristiano Ronaldo
Per Musetti il parallelismo è naturale: “Perché è molto metodico e perfezionista.”
Rafa Nadal – Gigi Buffon
“La grinta e la personalità di Rafa sono incredibili; le associo a quelle di un capitano come Gigi. Hanno fatto la storia nei loro sport.”
Roger Federer – Alessandro Del Piero
“Due icone, due poeti dello sport.”
Carlos Alcaraz – Zinedine Zidane
“Un artista del centrocampo come Zidane: inventa, crea, disegna calcio. Vedo molte somiglianze in questo, un giocatore che gioca sempre a testa alta, proprio come Carlos, che quando prende una decisione non si fa troppi problemi.”
Novak Djokovic – Roberto Baggio
“Per risultati e trofei. Come fama e leggenda, soprattutto a livello di numeri, quello che ha ottenuto Nole è impressionante.”
Alexander Zverev – Paulo Dybala
“Non è mai riuscito a esprimere tutto il suo talento, ma resta fortissimo.”
Matteo Berrettini – David Trezeguet
“Me lo ricorda fisicamente: molto intelligente e legato alla squadra.”
Andre Agassi – Gonzalo Higuaín
“Ha segnato una generazione, proprio come il Pipita ha portato il ruolo del numero nove al massimo.”
Lorenzo Musetti – Andrea Pirlo
“Il maestro, quello che dirige l’orchestra. Mi piacerebbe essere in quel ruolo, e anche come persona mi piacerebbe essere affiancato a qualcuno del genere.”
Famiglia: sacrifici e umiltà
Il retroterra che lo ha formato racconta molto del lato umano di Lorenzo: “Vengo da una famiglia molto umile; mio padre mi ha regalato la mia prima racchettina a quattro anni. Ho iniziato a giocare nello scantinato di mia nonna. Mia mamma mi ha fatto da taxi driver per tantissimi anni; per fortuna sono stato bravo a farmi notare presto, ad ottenere i primi sponsor ed alleggerire le spese della mia famiglia, che mi ha aiutato tantissimo”.
Il rapporto con i soldi
Quella del giocatore italiano rispetto al rapporto con il denaro è una visione matura, lontana dagli eccessi: “Se sei affiancato da persone che ti aiutano, riesci a gestire bene il fatto di arricchirti. Non è la mia priorità, perché credo che i soldi siano una componente importante per la famiglia e per i figli, ma non è tutto. La felicità non è avere tanti soldi nel conto corrente: sono i valori familiari, i legami con il mio team, e si sviluppa il rapporto con dedizione e costanza.”