Da Bergamo, Edoardo Viglione.
Non sono solito svegliarmi troppo presto: è una cosa che non amo e che faccio solo in caso di avvenimenti strettamente necessari, come una mia partita di torneo o per la tournée asiatica. Andare a Bergamo a vedere il Challenger, però, rientra tra queste occasioni, ovviamente molto apprezzate. Da dove abito la città lombarda dista poco meno di due ore e mezza di macchina, quindi niente treno o altri mezzi: vado in automobile. Il viaggio scorre rapido e senza intoppi; arrivo a Bergamo intorno alle 10:30 e mi accingo a fare il check-in nell’hotel: il bellissimo Radisson Blu, che si trova nella stupenda ChorusLife, lo smart district di Bergamo dove c’è l’arena nella quale si svolge la rassegna. Nonostante qualche nuvola di troppo, il clima non è freddo; così, senza giacca (scelta che non si rivelerà azzeccata), vado a ritirare il mio pass stampa.

Poco dopo incontro Riccardo Bisti, il responsabile dell’ufficio stampa del Challenger. L’avevo già conosciuto sei anni fa, quando venni a vedere il torneo (sempre con l’accredito) e ammirai per la prima volta dal vivo un certo Jannik Sinner. Riccardo si conferma, ancora una volta, una persona straordinaria e di grande cuore. Mi dà libertà nel chiedere interviste ai giocatori, mi risolve un problema che avevo con il mio pass e mi dà anche qualche consiglio per la crescita personale in questo ambito. Un grazie nei suoi confronti sarà sempre troppo poco.
Sul campo principale la coppia francese Arribage e Olivetti (campioni all’ATP 250 di Almaty poco più di un mese fa) deve ricorrere al super tie-break per avere la meglio sulle wildcard Martin Manzano e Ribecai. I transalpini sono uno dei miei duo preferiti a livello Challenger (e non solo) ed è stata una bella sorpresa poter scambiare qualche parola con loro e guardare insieme il match di doppio tra Willis/Paris e Travaglia/Maestrelli. Ma voi ve lo ricordate Marcus Willis? Nel 2016, mentre lavorava come istruttore di tennis, raggiunse il secondo turno a Wimbledon. Come lo premiò il fato? Donandogli un match sul leggendario Centre Court contro nientemeno che Roger Federer. Willis è stato super disponibile e, dopo il doppio vinto, ha accettato con piacere di rilasciarmi un’intervista di pochi minuti nella quale ha ripercorso le emozioni di quel giorno.

Willis, però, non è l’unico giocatore al quale ho avuto il piacere e l’onore di fare qualche domanda. Francesco Maestrelli vince in due set contro il belga Buvaysar Gadamauri, ma – come riporta nell’intervista – non è troppo contento della sua prestazione. Meraviglioso anche vedere dal vivo Andrea Guerrieri ottenere i suoi primi quarti di finale a livello Challenger, così come scherzarci dopo il match sul fatto che condividiamo la stessa malattia calcistica: la Juventus.
La serata è agrodolce. Arriva la notizia del forfait di Mark Lajal e siamo costretti a privarci di un secondo turno che prometteva fuoco e fiamme contro Justin Engel, ma rimedia vedendo l’allenamento della stellina tedesca da bordocampo. Più guardo il giovane classe 2007, più credo che arriverà in alto, ma tanto in alto. Ha una grande mobilità di piedi e sia dritto che rovescio sono potenti. Non ha grossi punti deboli, ha una pesantezza di palla impressionante e il suo utilizzo del polso sul dritto andrebbe insegnato ad Harvard.
Questa prima giornata di tennis bergamasca si conclude con uno di quei momenti che porterò sempre nel cuore: mentre finisco di guardare il doppio tra la coppia olandese Jans/Visker e quella tedesca Schnaitter/Wallner, dietro di me si siede Marko Topo, che ha smarrito il suo pass e ne stava chiedendo un altro. Dovete sapere che il giocatore tedesco di origini serbe è uno dei miei tennisti preferiti a livello Challenger, un mio pupillo vero e proprio. Scambiamo qualche parola veloce e, a fine match, gli chiedo se possiamo fare un gioco social molto rapido in cui mi compone il suo starting five ideale a tema NBA. Piccola nota simpatica: doveva essere inizialmente sui giocatori serbi, poi su quelli del Partizan Belgrado (squadra di cui è tifoso), ma non ne conosceva abbastanza. Quando gli ho suggerito Milos Teodosic, playmaker della Stella Rossa, non ha accettato il consiglio proprio perché gioca per la metà sbagliata della capitale serba. Cena rapida e vado a dormire stanco, ma anche molto felice ed emozionato per la giornata conclusa, anche per essere stato risparmiato da Marko nonostante io abbia menzionato la Stella Rossa davanti a lui.