È tempo di Eddie Herr!

eddie herr cover

di Salvatore Greco e Luca Brancher

Nel mondo del tennis juniores il nome di Eddie Herr torna in maniera curiosa. A lui infatti si deve l’aver ideato il torneo più prestigioso del circuito tennistico giovanile e che si tiene in Florida in autunno e in Florida in autunno si tiene un prestigioso torneo di tennis juniores che porta il suo nome. Può sembrare un gioco di parole, ma non è così, semplicemente non si tratta dello stesso torneo.

Eddie Herr fu infatti il mecenate che nel dopoguerra ebbe l’intuizione e il desiderio necessari per creare il famosissimo Orange Bowl, di cui parleremo prossimamente qui su Spazio Tennis, ad oggi il torneo più importante per un giovane tennista. E dopo anni di successi e consensi, un nipote di Eddie decise di onorare l’anziano nonno dando vita a un altro torneo di tennis giovanile da tenersi a Miami due settimane prima dell’Orange Bowl e che prese proprio il nome di Eddie Herr International Junior Championships.

L’Eddie Herr in carne e ossa non è più di questo mondo ormai da quattordici anni e molto è cambiato nel panorama tennistico giovanile, compresi i luoghi dove i due tornei un tempo di Miami si svolgono. Se infatti l’Orange Bowl si è spostato dalla città verso Plantation, l’Eddie Herr si gioca dal 2011 sui campi e nelle strutture dell’IMG, la storica e famosissima Academy di Nick Bollettieri, sempre in Florida ma a un’ora di aereo dalla capitale Miami.

Fabio Della VidaPuò sembrare curioso che due importanti eventi rivolti alla stessa utenza, quella del tennis juniores, riescano a convivere in uno spazio di tempo relativamente ristretto, ma tra i due tornei non c’è alcun tipo di rivalità, anzi – come ci spiega il talent scout ed ex manager IMG Fabio Della Vida – “Possiamo dire che l’Eddie Herr sta al torneo del Queen’s come l’Orange Bowl sta a Wimbledon. Il paragone funzionava meglio quando entrambi i tornei si giocavano a Miami come ora i due tornei sull’erba si giocano entrambi a Londra, ma il succo è che l’Eddie Herr è quasi il fratello minore dell’Orange Bowl anche se il primo si gioca sui campi veloci dell’IMG e l’altro su terra. La vicinanza dei due però permette a molti ragazzi che ne hanno voglia di fare una buona parte di stagione in Florida e di far fruttare l’esperienza al massimo, soprattutto se sono ragazzi che vengono da trasferte lunghe”.

L’esperienza di questi tornei è importante” continua Della Vida “anche per fare uscire i ragazzi dalla loro zona di conforto, è una vera e propria palestra di nervi e di vita in cui devi abituarti a cavartela e questo è possibile anche grazie a maestri capaci e intelligenti come i nostri Rianna e Pescosolido hanno dimostrato di essere in passato. Tra l’altro ora purtroppo non si gioca più, ma un tempo tra i due tornei c’era anche un piccolo torneo a squadre – la Sunshine Cup – che l’Italia ha pure vinto in passato e che ora però è stata soppiantata visto che l’ITF ha indetto la Davis e la Fed Cup juniores. Era una bella cosa anche perché permetteva ai ragazzi iscritti sia all’Eddie Herr che all’Orange Bowl di poter continuare a giocare con un po’ di continuità se per caso nel primo torneo uscivano ai primi turni. Anche se oggi in effetti organizzano delle partite satellite per mantenere lo scopo, il fascino di quella competizione ovviamente non c’è più”.

Resta il fatto che l’Eddie Herr negli anni passati è stato incredibilmente ben frequentato ed è stato spesso una spia di giocatori di successo anche nella carriera senior; tanto per fare qualche nome che dia l’idea della cosa possiamo dare spazio a Dominic Thiem, il talentuoso austriaco che sembra pronto a spiccare un grande volo nel circuito ATP, che vinse l’edizione under18 nel 2010 e nel 2011, Eugenie Bouchard campionessa under-16 nel 2008, Grigor Dimitrov campione under16 nel 2007 o il fresco campione Slam Marin Cilic che conquistò il titolo under-18 nel 2005.

Ciò detto, è interessante dare un’occhiata all’Eddie Herr che è arrivato alle fasi finali dei suoi immensi tabelloni di qualificazioni e si appresta ad entrare nel vivo. Di ragazzi azzurri poche tracce, a parte la presenza della promettente Alejandra Ruffini, di cui abbiamo parlato qui, nel tabellone femminile under-14. Per il resto vediamo un po’ qual è la situazione per categorie.

Under-18

I tabelloni under-18 sono ricchi di nomi estremamente familiari a chi segue il tennis juniores e non solo.

cici bellis us open 2014Iniziamo dal femminile dove spicca in maniera molto vivace il nome di CiCi Bellis, la tennista classe 1999 capace di eliminare Dominika Cibulkova dal primo turno degli US Open e che in autunno a livello juniores si è tolta lo sfizio di vincere la Fed Cup di categoria affiancata da Alicia Tornado Black, altra predestinata made in USA che però non parteciperà alla competizione causa alcuni insistenti problemi fisici che ne stanno minando la preparazione. A contendere il titolo alla favoritissima americana ci saranno tra le altre alcune giocatrici di grande interesse come la russa Anna Kalinskaja (1998) che dalla Bellis ha perso di recente nella semifinale di Fed Cup junior, ma quest’anno ha all’attivo tre titoli juniores (due grade 2 e un grade1 tutti su cemento outdoor) e un quarto di finale conquistato agli US Open di categoria o la cinese Xu, fresca campionessa olimpica, numero uno del ranking juniores e vincitrice nei tornei asiatici su cemento outdoor di Osaka e Seogwipo. Altro nome interessante del tabellone, ma un po’ più defilato, è quello dell’ungherese Fanni Stollar (1998), giocatrice che dà il meglio su terra come dimostra l’unico trofeo conquistato in singolare quest’anno, il grade 1 di Asuncion, ma che ha l’esperienza giusta per poter dire la sua.

Michael MmohAl maschile a destare l’interesse più vivo è l’americano Michael Mmoh che esattamente un mese fa ha conquistato il suo primo torneo tra i grandi portando a casa il Futures texano di Brownsville, da junior ha vinto la coppa Davis con gli Stati Uniti e in questo autunno sembra particolarmente on fire dopo le vittorie nel grade B1 PanAmerican e nel grade A, su terra, di Città del Messico. Nonostante sia la seconda “testa di serie” sembra lui il favorito. A precederlo nelle classifiche solo il coreano Chung che comunque in Florida forte di due titoli vinti in patria di recente, il B1 di Seogwipo e il grade 2 di Chuncheon City, entrambi su cemento outdoor. Arriva in condizioni misteriose anche lo svedese Mikael Ymer – fratellino di Elias – giocatore di ottimo livello (giunto ai quarti di finale agli US Open juniores) ma battuto con un nettissimo 6-2 6-0 da un altro coreano, Hong, nella semifinale del grade A messicano vinto poi da Mmoh. Da tenere d’occhio anche il mancino francese Denolly, ottimo giocatore su terra battuta come dimostrano i suoi risultati, anche se leggermente in involuzione dalla fine dell’estate.

Under – 16

I tornei under 16 raccontano già una storia diversa, con nomi noti prevalentemente ai più attenti e appassionati.

Tra le ragazze, guida l’entry list la giapponese Seira Shimizu (1999), numero 275 del ranking juniores, arriva all’Eddie Herr con un titolo e due finali in tornei grade4 su cemento outdoor nel 2014. Seguono Sofia Sewing (1999), statunitense che ha ottenuto molti successi in doppio, ma a livello di singolare ha ottenuto solo una semifinale sulla terra di Plantation, la stessa dell’Orange Bowl. Si fa anche un gran parlare e quindi ci sarà ragionevole attesa per la colombiana Sofia Munera Sanchez, classe 1999, 340 al mondo juniores. Sulla ragazza il movimento colombiano punta parecchio al punto di averle già concesso due wild card per tornei senior in patria dove ha anche vinto il suo primo match da professionista. Nel circuito juniores quest’anno ha vinto sulla terra natia il grade 5 di Bogotà e ha raggiunto la finale in un torneo pari livello in Honduras. Sul rapido dell’IMG è però tutto ancora da dimostrare.

Al maschile nonostante sia solo “terzo” classificato nell’entry list, il giocatore che arriva più in forma a questo torneo è lo statunitense Sam Aaron Riffice (1999) che porta come bottino tre tornei di livello grade4 sul cemento outdoor: Wikita Falls, Atlanta e Lexington. Tra i primi cinque elencati in entry list, tutti russi o americani in un tema geopoliticamente vintage, quello che sembra più attrezzato a poterlo ostacolare è, appunto, il tennista russo Aleksej Aleščev (1999), numero 270 del mondo juniores, che vanta una finale sul cemento a Coral Gables (grade4) e ha giocato le quali in alcuni tornei Futures per i quali ha ottenuto delle wild card, ma senza risultati degni di nota.

Under – 14

A livello under-14 il tabellone femminile sembra avere una regina già incoronata, la russa Olesja Perushina (2000) che ha conquistato nel 2014 già tre titoli ITF juniores due grade 5 a Casablanca e in Moldova, e un grade 4 di nuovo a Casablanca, tutti e tre su terra battuta. Tra le ragazze di casa spicca invece un’altra classe 2000, Caty Louise McNally, attualmente senza ranking ITF ma campionessa in carica dei campionati nazionali USTA di categoria. A seguire un’altra russa, Anastasja Potapova (2000), che quest’anno ha vinto un grade4 su cemento outdoor in Israele.

Il torneo dei ragazzi sembra ipotecato dall’USTA che presenta i tre primi qualificati in entry list: Keenan Mayo, Christian Alshon e William Woodall, tutti e tre classe 2000 e con poca esperienza ITF, ma con un considerevole numero di tornei nazionali alle spalle. Dietro di loro, il russo Egon Noskin (2000), numero 5 del ranking Tennis Europe under-14, vincitore di alcuni tornei del circuito e quinto classificato al Masters di categoria.

Under – 12

mautiQuando si scende a valutare gli under-12, entriamo in una dimensione di più difficile comprensione, per quanto non fosse esattamente comodo valutare questi tabelloni nemmeno nelle categorie superiori. A causa dell’assenza di ranking extra-nazionali, ci siamo dovuti appellare alle altrui competenze per venire a capo di lunghe liste di nomi che, a parte qualche esempio di suono melodico, poco ci raccontavano. Tra le ragazze, la forte predominanza di tenniste legate all’USTA non può essere un caso, e tra queste ci viene segnalata la seconda in graduatoria, Gabriela Price, ed a farlo è Gianpaolo Mauti, direttore tecnico alla Ricki Macci Tennis Academy, dove appunto la stessa Price è cresciuta. Ci limitiamo, tenendo presente l’affermazione dello stesso coach romano – “fare un pronostico giusto per questi tornei è un po’ come vincere al powerball (lotteria n.d.r)” – a citare le prime della lista, la ragazza del Massachusetts Victoria Hu, di chiare origini asiatiche, Nina Maria Gulbransen, dalla Florida, la russa Ekaterina Vinnik e la texana Gianna Pielet.

Qualche informazione l’abbiamo ottenuta nel maschile, dove alcune tra le maggiori speranze europee saranno al via della competizione prossima a partire: è il caso del serbo Viktor Jovic, che può dire la sua anche per una struttura fisica molto sviluppata per un 12enne, e vincitore a marzo del torneo di Auray, il polacco Dawid Taczala ed il britannico Derrick Chen, addirittura classe 2003, oltre al russo Anton Semenov, terzo nella lista di accesso. La graduatoria è guidata da due tennisti americani, Zane Khan, di cui sarà presente anche il gemello Faris, e Nicholas Garcia. Torneo molto combattuto, che si presta a mille soluzioni.

Quello che però deve essere valutato, in maniera precisa, prima ancora che l’evolversi della stessa competizione, è l’utilità di questa tipologia di eventi e come è giusto calarsi nella visione di manifestazioni di questa fattispecie. Chi, meglio del già citato Mauti potrebbe aiutarci?

Per un ragazzo giovane questi tornei sono la seconda fase del lavoro che facciamo in allenamento. In quest’ambito si devono mettere in pratica tutti gli accorgimenti strategici, e cosa è giusto fare durante una partita perché abbiamo avuto riscontro, nelle ore di pratica, che loro sapessero eseguire al meglio. Per cui l’importante non è vincere la partita, vincere l’incontro, è fondamentale continuare il processo di miglioramento. Ed invece per quanto riguarda l’aspetto più da talent scout “guardiamo le doti fisiche, quanto voglia ci sia di stare in campo, le capacità di lavorare, la loro passione e come affrontano i match. Per assurdo la parte tecnica è quello che guardiamo meno, dal momento che è la più semplice da insegnare”

Sentendo queste parole, restiamo catturati dal lavoro che viene fatto sui giovani ed esimerci dal chiedere qualche informazione in più diventa impossibile. “E’ chiaro che quando un ragazzo arriva nell’accademia, l’obiettivo prefissato è farlo diventare un giocatore professionista: questo è lo scopo che ogni coach deve avere, o almeno spero sia così. Ci sono tanti, tantissimi aspetti su cui soffermarsi, ma il principale è senza dubbio l’educazione sportiva, che raggruppa un insieme di caratteristiche che sono fondamentali se si vuole diventare tennisti, come la disciplina negli allenamenti, il rispetto nei confronti dello staff, dei genitori e dell’avversario. Dopodiché arriva la parte più prettamente legata al campo: come ci si muove, come si sta all’interno del rettangolo di gioco? Ed ecco che giungiamo all’insegnamento della tecnica. Questo chiaramente vale per i più piccoli, per i teenagers cambia tutto, perché è importante lo sviluppo fisico e subentrano tutti gli elementi del tennis, come la strategia, l’approccio mentale e di gestione degli incontri. E’ fondamentale che i ragazzi siano consapevoli di quale è il percorso da seguire, ogni passo che devono compiere, farli crescere nel modo di allenarsi ed aiutarli a capire che le sconfitte sono utilissime nella crescita.

Su questo punto della sconfitta come veicolo per la crescita Gianpaolo ritorna e ci lascia un bell’esempio di quanto sia assolutamente arduo soffermarci sulle probabilità di vittoria di questo ragazzo o di quella ragazzina. “Lancio una provocazione, se organizzassimo dieci tornei uno dopo l’altro, con i medesimi draw, secondo voi avremmo gli stessi risultati? Chiaramente no, tra gli under 12 e gli under 16 avremmo facilmente una situazione di questo tipo, ovvero con il vincitore di una manifestazione che la settimana dopo esce al primo turno, questo è certo. Sono comunque ragazzini, non professionisti. Si stanno ancora formando, non hanno la testa dei campioni, per cui il mio invito verso genitori e maestri è avere ben focalizzato l’unico aspetto importante, ovvero il miglioramento continuo”.

C’è una sorta di contraddizione di fondo, quindi, quando ci si avvicina ad una manifestazione di questo tipo, giovanile ma con una grande tradizione. Guardare l’albo d’oro è di certo un vizio che, per chi è appassionato di sport, è una logica e naturale conseguenza, ma resta il fatto che è un esercizio sbagliato, soprattutto se l’evidente sforzo dei tecnici è mirato ad altro. Ci conforta in tal senso tornare comunque a darci un’occhiata, per capire quanto vincere a questi livelli possa dire molto, come no. Abbiamo già citato prima Thiem, Bouchard, Dimitrov e Cilic, ma ci sarebbe anche da ricordare che nello stesso anno del trionfo del bulgaro, tra gli under 18, a classificarsi come primo fu Nicolas Santos, brasiliano a cui dedicammo un articolo tempo fa, proprio per la sua incapacità a rendersi competitivo tra i pro’, mentre quando Cilic pose il suo nome nell’albo degli under 18, negli under 16 scriveva il proprio l’ecuadoriano Gonzalo Escobar, dispersosi nei meandri degli ITF; dove in queste settimane sta dimenandosi il cileno Jorge Aguilar, 29 anni e una dimensione al di fuori di questi palcoscenici mai trovata, nonostante il successo tra gli under 14 nel 1999. Esempi simili li rintracceremmo nel femminile, come ad esempio la bulgara Tanya Raykova, a segno tra gli under 16 nel 2006, incapace ad oggi di uscire indenne dalle qualificazioni dei 10.000$.

Il succo della questione è questo: siamo abituati a pensare, giustamente, che vincere aiuti a vincere, ma nei tornei degli juniores anche perdere può aiutare a vincere, perché non è sintomatico che vincere a questi livelli diventi un vincere domani, quando davvero sarà una questione ben più importante. Andiamoci cauti, insomma, perché vedere la lista dei campioni passati può essere utile dieci anni dopo, non come previsione di quello che sarà domani. Per quello serve il campo, gli allenamenti, tecnici capaci e tanto sacrificio.

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