Vacherot e Carretero: da antieroe a eroe, andata e ritorno

Donato Boccadifuoco
6 Min Read
Roberto Carretero e Carlos Alcaraz - Foto Instagram

Ci sono momenti nella vita di ogni sportivo professionista in cui i pianeti e gli astri si allineano, quasi fino a fargli spazio e invitarlo tra loro. Che sia una Protostella pronta a brillare in eterno o una Supernova destinata a esplodere a breve poco importa, ciò che importa è che la scia luminosa sia apparsa in cielo anche se solo per un momento.

Per chi parlerà di tennis negli anni a venire, sarà quasi impossibile non citare il 2025. Un anno sì dominato (di nuovo) in chiave Slam da Jannik Sinner e Carlos Alcaraz ma che tra le sue pieghe racconta anche una storia molto particolare, per molti quasi una favola, quella di Valentin Vacherot: il primo monegasco nella storia di questo sport a laurearsi campione in un torneo Masters 1000.

Se state leggendo queste righe e pensate che l’ormai ex numero 204 del mondo, 40 dopo il successo in finale contro il cugino Arthur Rinderknech, abbia scritto una delle pagine, se non la pagina, più incredibile di questo sport, aspettate a giudicare. Lasciatevi prima raccontare quella di Roberto Carretero ad Amburgo nel 1996

UNA VITTORIA CHE VALE UNA CARRIERA

Lo smash, la pallina che sbatte violentemente sulla terra rossa e diventa irraggiungibile dall’altra parte della rete, le braccia strette sulla nuca in posizione di totale incredulità, la gioia incontenibile, il tabellone che mostra il punteggio finale di 2-6 6-4 6-4 6-4 e quel meraviglioso abbraccio riservato dallo sconfitto Alex Corretja a chi per la prima (e unica) volta in carriera avrebbe sollevato al cielo un trofeo Masters 1000. In quel momento, Roberto Carretero diventa il nuovo campione dell’ATP Super 9 (questa la denominazione dell’epoca per i tornei Masters 1000) di Amburgo.

Non badate a chi afferma con tracotante sicurezza quanto il viaggio conti più della meta raggiunta perché la meta, specialmente nel caso di Roberto Carretero conta eccome! Innanzitutto perché senza quella vittoria io non starei scrivendo e voi non stareste leggendo queste righe, e poi perché è grazie a quel successo che il tennista spagnolo raggiunse l’apice della propria carriera: la 58^ posizione della classifica mondiale. Un apice al quale non si è mai più nemmeno lontanamente riavvicinato e che lo stesso Carretero racconta così in un’intervista rilasciata a El Mundo: “Sono passati molti anni da quella vittoria e quelli erano anni in cui era molto difficile ottenere visibilità anche perché non tutti i match e non tutti i tornei venivano trasmessi dalle televisioni. Sapevo di avere un grande potenziale ma non sapevo come esprimerlo. Ho avuto degli infortuni ma so che non ero forte mentalmente. Dopo ogni sconfitta la mia mente mi diceva che era abbastanza. Negli anni seguenti ho dovuto lottare contro la frustrazione di non aver raggiunto i miei obiettivi, è stata dura”.

IL VIAGGIO

Spesso, molte volte a sproposito, nello sport si parla di fallimento, ma che cos’è davvero il fallimento? Il fallimento è una forte aspettativa che non si trasforma in realtà. Nessuno avrebbe mai osato accostare tale termine a Valentin Vacherot se non avesse vinto il Masters 1000 di Shanghai, in realtà neanche a Roberto Carretero eppure lo spagnolo con le aspettative ha dovuto farci i conti. Nato in una nazione che diede, dà, e quasi certamente darà i natali a delle leggende del tennis, Carretero si trova al centro dell’attenzione iberica da quando, quasi ventenne, divenne campione del Roland Garros Junior. Aspettative che, come detto, sono diventate grande delusione specialmente, e qui sta il grande paradosso dello sport, dopo il titolo ottenuto ad Amburgo. Un torneo partito dalle qualificazioni (come successo a Shanghai a Valentin Vacherot) e iniziato da numero 143 del mondo e che, prima dell’atto conclusivo contro il connazionale Corretja, lo ha visto battere in serie lo spagnolo Arrese, l’americano Washington, il francese Boetsch, l’austriaco Schaller e soprattutto il russo numero 3 del seeding e 7 del mondo Kafelnikov.

Storia a lieto fine? Certamente! Storia finita? Assolutamente no, perché a consegnare beffardamente alla storia Roberto Carretero non è solamente il trionfo ma anche ciò che accadde successivamente. Da quella finale di Amburgo, nel 1996 Carretero disputò 19 match ufficiali perdendone ben 15 e l’anno successivo, scaduti i punti del torneo tedesco, precipitò alla 334^ posizione mondiale.  Il viaggio andata e ritorno da antieroe a eroe poteva certamente dirsi compiuto.

CARRETERO PRIMA DI VACHEROT

Facendo affidamento sulla legge dei grandi numeri ci sarà certamente un dopo Vacherot ma il prima porta senza ombra di dubbio il nome di Roberto Carretero: il tennista professionista nato come una Protostella al Roland Garros Junior e divenuto Supernova ad Amburgo.

 

 

 

TAGGED:
Share This Article