ATP Finals: 6 anni di O2 Arena, l’ultimo ring dell’anno

O2 Arena

di Andrea Martina

Correva l’anno 2008: ultima edizione della Masters Cup, il torneo riservato ai primi 8 tennisti del mondo, a Shanghai. Dall’anno successivo, complice anche la riforma del calendario attuata dall’ATP, il “teatro” di fine stagione ritornava in Europa dopo nove anni.

Shanghai prendeva il posto del torneo indoor di Madrid che a sua volta cambiava superficie (terra rossa) andando a sostituire in primavera il vecchio Masters di Amburgo, declassato ad ATP 500: tutto questo per far spazio alle “Finals” di Londra nella 02 Arena, un impianto affacciato sul Tamigi nella parte sud-est della metropoli.

Qualche attento osservatore aveva già avuto modo di apprezzare dall’esterno questo impianto in 007 – Il mondo non basta, terzo capitolo dell’agente James Bond interpretato da Pierce Brosnan, più precisamente nella scena in cui il protagonista è intento a correre lungo il tendone che termina a pochi metri dal fiume. E sempre rimanendo in campo artistico, questa struttura ha avuto anche il pregio di ospitare negli anni i concerti di varie leggende della musica come AC/DC, Roger Waters, Rolling Stones e Red Hot Chili Peppers. Tra concerti ed eventi sportivi eterogenei (dal torneo olimpico di pallacanestro del 2012 fino agli incontri della WWE) la 02 Arena è diventata la cornice delle ATP Finals degli ultimi sei anni e, nonostante le generose offerte dagli Emirati Arabi, punta ad ospitare la competizione almeno fino al 2018. I risultati raggiunti sono eccezionali: con la sua capienza massima di 17.500 spettatori (numeri paragonabili al Madison Square Garden di New York) per gli eventi tennistici, nella settimana del torneo si superano regolarmente le 250.000 presenze complessive. Inoltre la sede di Londra è stata particolarmente gradita dai tennisti, soprattutto per la vicinanza geografica con il penultimo torneo dell’anno, ovvero il Masters 1000 di Parigi-Bercy.

Ma a fare da protagonista è l’innovazione tecnica con cui vengono “vestiti” i match di Londra. Tutto è improntato sullo show ed il campo da gioco diventa un vero e proprio ring grazie ad uno schema di luci che durante la partita oscura tutto il pubblico ed illumina il match. I tennisti in questo modo diventano dei veri e propri attori sul palcoscenico e anche le brevi pause tra un cambio campo e l’altro servono ad alimentare questo show. Andre Agassi parlava del campo da tennis come un luogo in cui non puoi nasconderti se non avvolgendo la testa in un asciugamano durante un break, ma a Londra questa situazione diventa estrema: alla pausa il campo viene oscurato e due fari seguono incessantemente i tennisti fino alle sedie.

La storia di queste sei edizioni è stata particolarmente densa. Negli ultimi tre anni la competizione è stata vinta sempre da Djokovic (che aveva anche vinto nel 2008 a Shanghai) e anche quest’anno è lui il favorito, soprattutto alla luce del mostruoso record stagionale di 78 vittorie e 5 sconfitte. Nell’ultima edizione la vittoria arrivò addirittura senza scendere in campo, un particolare che in 45 edizioni non si era mai verificato: con il serbo già in finale, la seconda semifinale vedeva opposti Federer e Wawrinka, un match che ha rischiato di trasformarsi in uno scontro fratricida dal momento che 5 giorni più tardi i due erano chiamati a giocare insieme la finale di Davis contro la Francia. In quella partita è successo di tutto: Federer perennemente in apnea, Wawrinka ispirato come non mai, il tifo esagerato di Mirka dagli spalti che tanto ha infastidito l’angolo opposto a fine partita, il match point mancato da Wawrinka, l’orologio che aveva abbondantemente superato le 10 di sera e l’ennesima vittoria di Roger. Una vittoria che fisicamente è stata pesantissima dato che il giorno dopo, mentre tutti erano in attesa di vedere il riscaldamento tra i primi due del mondo, Federer si presentò in campo con il direttore del torneo per comunicare il suo forfait al pubblico. A quel punto l’ATP per salvare la situazione organizzò un’esibizione lampo tra Djokovic e Murray in modo da offrire un po’ di tennis al pubblico, una passerella prima della premiazione.
Ma se vogliamo trovare delle vette occorre andare alle edizioni 2010 e 2012. Nel primo caso in semifinale si trovarono tutti i “Fab Four” e all’ultimo appuntamento arrivarono Federer e Nadal, con lo spagnolo addirittura alla sua prima finale in questa competizione. Dopo aver vinto un set a testa i due eterni rivali sono andati al set decisivo: c’è sempre un vivace dibattito su quale sia stato il “miglior Federer di sempre” e in quel terzo set si è andati molto vicini alla perfezione con quel pesantissimo 6/1 inflitto a quello che, numeri alla mano, è stato il suo più grande tallone d’Achille.
Nell’edizione 2012, poi, la qualità raggiunse livelli inauditi: Djokovic batté Federer 7/6 7/5 in quella che, forse, resta la più bella finale vista a Londra in queste sei edizioni: due ore e mezzo di vincenti e una tensione continua.

Ma non ci sono stati solo scontri tra titani. Considerando il livello dei primi al mondo degli ultimi anni, è facile trovare anche degli outsider tra i primi 8. Particolarmente speciale è stata la prima edizione, quella 2009, in cui Nadal, Djokovic e Murray uscirono fuori già dai gironi e nella fase finale il protagonista fu solamente uno: Nikolaj Davidenko che, battendo un ottimo Del Potro, riuscì a coronare la sua bellissima carriera. Nel 2011 trovò momenti di gloria la scheggia impazzita Tsonga (qualificato nell’ultima settimana disponibile) che, 14 giorni dopo la finale a Parigi-Bercy si ritrovò nuovamente a giocare una finale contro Federer: considerato anche il match giocato nel Round Robin, non riuscì a batterlo in nessuna occasione ma risultò la vera sorpresa di fine stagione.
Anche il 2013 riservò una piccola sorpresa con la bella prestazione di Wawrinka che, da settimo qualificato e alla sua prima partecipazione, raggiunse la semifinale. Andando a ritroso con il campione che è diventato oggi, possiamo dire che già da quel torneo si sono intraviste le prime tracce del Wawrinka che avrebbe vinto l’Australian Open qualche mese più tardi.

Una menzione importante la merita anche il doppio che, con la formula del round robin e del long tie-break al terzo set, ha offerto tanto spettacolo. In primo luogo grazie alle Finals la copertura mediatica di questa specialità è felicemente aumentata e in tanti hanno iniziato ad apprezzare tennisti come Nestor, Zimonjic, Bopanna, Melo e Bhupathi (quest’ultimo vanta il record di 5 finali perse su 5), inoltre si riescono anche a riscoprire ex-singolaristi come il talentuoso Maks Mirnyi. Dall’altro lato la presenza dei migliori della categoria non fa altro che elevare il livello di questa competizione all’inverosimile nel momento di maggiore notorietà dell’anno.
Sul campo di Londra i gemelli Bryan hanno ritrovato la vittoria alle Finals (mancava dalla doppietta a Houston 2003-2004) già alla prima occasione e dopo qualche edizione non particolarmente felice (da segnalare la finale gettata al vento contro Marrero/Verdasco nel 2013) hanno portato a casa il loro quarto trofeo nello scorso anno nella divertente finale giocata contro Dodig/Melo in cui va detto, per onore di cronaca, che Dodig era posseduto.
Quest’anno avremo finalmente il piacere di ammirare una coppia tutta italiana grazie alla qualificazione di Bolelli e Fognini che, dopo la vittoria degli Australian Open e tante altre ottime prestazioni nel circuito, possono dare fastidio a più di qualcuno.

Per quanto riguarda il singolare, invece, la classifica di questo 2015 può regalare un sorteggio particolarmente interessante, ovvero la possibilità di avere Djokovic, Federer e Nadal nello stesso girone. E a quel punto si potrà parlare davvero di boxe.

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