Bolelli-Raonic: quella serata romana 2014…

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di Marco Mazzoni (@marcomazz)

E’ martedì sera al Foro Italico. Le ombre del tramonto su Monte Mario hanno lasciato spazio all’oscurità, che rivela un cielo stellato magnifico. Una cornice ideale a rendere ancor più affascinante questo lembo di terra che costeggia il Tevere, così caro a chi ama lo sport della racchetta. Chiuse le mie pendenze extratennistiche, finalmente varco i cancelli dell’impianto con la voglia matta tuffarmi totalmente nel torneo, e di gustarmi finalmente il primo match ufficiale dopo aver scrutato un po’ di “quali” ed allenamenti nel weekend.

Il programma della serata è ricchissimo, quasi ideale. Sul centrale stanno per scendere in campo Milos Raonic e Simone Bolelli. Un’occasione ghiotta per valutare i miglioramenti del canadese nel footwork, visto che a Monte Carlo l’avevo appena sfiorato, di sfuggita; ed anche per ritrovare il tennis elegante di Simone, che mai mi lascia indifferente, nel bene e nel male. Bolelli è ragazzo che adoro. Ogni volta che assisto ad un suo match, o riesco ad ascoltarlo e magari fargli qualche domanda, resto colpito dalla sua semplice umanità. Mi lascia qualcosa, ogni volta, inclusa una certa dose di inquietudine. Non dimenticherò mai la tristezza del suo sguardo nella angusta saletta 4 di Roland Garros 2013, quando attorniato da un manipolo di penne italiche raccontò il dolore per l’ennesimo problema fisico, stavolta al polso. Poche parole, pesanti come macigni. Il sicuro stop, l’incertezza del rientro. Uscimmo insieme, una pacca “in bocca al lupo Simo”, “Grazie, ne ho bisogno…”. Passarono mesi, fino al primo rientro e l’occasione della Wild Card a Monte Carlo, per riassaggiare il grande tennis, quello a cui la sua qualità appartiene. La delusione nel vederlo giocare così male, abulico e senza ritmo contro Kohlschreiber, fu un’altra piccola mazzata, quando poche ore prima avevo scritto un piccolo pezzo su di lui su Spazio Tennis, spronandolo al rientro ed a sfruttare quella chance per ritrovare sensazioni importanti, e ripartire.

Chissà che quella delusione per la cattiva prestazione non l’abbia davvero smosso. Simone gioca due Challenger, e li vince entrambi tra Vercelli e Tunisi. L’attesa di vederlo a Roma cresce a dismisura. Il sorteggio gli “regala” Steto Travaglia al primo turno. I due giocano un match ricco di tensione e poca bellezza, con Bole che la spunta al tiebreak del terzo. Al secondo turno c’è la testa di serie n.8, Raonic, in grande ascesa. Tutti questi pensieri appena descritti affollano la mia mente mentre cammino verso il centrale e prendo posto in tribuna. Non c’è più tempo per rimuginare sul recente passato, inizia la musica, i due entrano. L’atmosfera è bellissima, lo stadio non è pieno ma quasi. Tira un filo di vento, giusto a muovere l’aria e far sentire tutta l’elettricità del momento.

Non me lo so spiegare, ma sento che sarà una bella partita. E’ il mio primo match degli #ibi14, c’è in campo Simone… Deve essere una bella partita! Ed una bella partita arriva. Rarefatta, senza grandi scambi vista l’attitudine di Milos a dominare i suoi turni di battuta e scappare dagli scambi alla risposta. Ma c’è una buona qualità, da parte di entrambi. Ovvio che c’è un abisso in classifica tra i due e che Raonic è nettamente favorito, ma i numeri vanno saputi leggere. Bolelli come tennis puro non ha molto da invidiare ai big, Raonic incluso. Anzi… forse se c’è qualcuno che ha da invidiare a livello di meccanica esecutiva e completezza tecnica, questo è forse il canadese… che però ha dalla sua un servizio illegale e grande fiducia in un momento di vera crescita tecnica, fisica ed agonistica. Simone si muove bene, ma non ancora benissimo; però le palle pesanti e pulite di Raonic sono ideali a scatenare le sue accelerazioni e la pulizia del suo gesto. Milos mette la testa avanti e controbrekkarlo è impresa quasi impossibile. Però Simone regge, resta in scia. Cresce di gioco in gioco. Quelle sensazioni che a Monte Carlo non riuscì a ritrovare, arrivano pian piano sul Centrale del Foro. Il braccio corre via veloce, a trovare colpi ficcanti e precisi, pizzicando in contro piede la naturale pesantezza del rivale. Il servizio inizia girare, il rovescio bloccato pure, che incontra le bordate di servizio iniziando più spesso gli scambi. Nel secondo set c’è match. La tensione sale, come l’attenzione del pubblico. Si arriva al tiebreak, naturale conclusione quando entrambi giocano bene alla battuta. Qua l’unico rimpianto di Simone: un paio di seconde palle non aggredite al massimo, risposte così così e quindi sportivamente sprecate. Peccato, perché Milos sente il momento e concede qualcosa… la solidità non è ancora quella dei campionissimi. Basta un attimo e Raonic chiude il tiebreak 7-5, vincendo il match. E’ una sconfitta per Simone, ma non lo è affatto sul piano del gioco. Ha dimostrato di poter giocare ancora a grandissimo livello, alla pari con uno che farà semifinale mettendo in enorme difficoltà super Djokovic. Uscendo dal campo, stavolta in me non prevale la delusione per la sconfitta, ma la soddisfazione di aver rivisto un buon tennis da parte del bolognese, di averlo di fatto ritrovato.

Perché ricordo proprio oggi quella serata e quelle sensazioni? Perché stasera a Rotterdam Simone affronterà di nuovo Raonic. Tante cose sono cambiate da allora. Il canadese è cresciuto molto, ha raggiunto la semifinale a Wimbledon, ha battuto altri campioni come Federer, è di fatto uno degli uomini da battere nei grandissimi tornei. Però anche Simone è molto cambiato da quella splendida serata romana di quasi un anno fa. Col senno di poi, si può affermare che quella sera forse Simone “è rinato”, riuscì a giocare di nuovo a grandissimo livello in un grandissimo torneo. Fu un match probabilmente decisivo ad innescare qualcosa dentro di lui, e far partire quel treno che iniziò a correre e che l’ha riportato nel tennis che conta. Oggi Bolelli è finalmente “sano”, ha lavorato tanto e bene, con continuità. Quella maledetta continuità che gli è troppo mancata negli anni. Ha così trovato ritmo, risultati ed una nuova consapevolezza, risultato dopo risultato. Ha vissuto una piccola favola a Wimbledon, arrivando ad un passo dal battere Nishikori giocando un tennis stellare. E’ tornato nella top50 ATP, dove mancava da oltre un lustro (sic). Ha addirittura vinto gli Australian Open in doppio con Fognini, entrando di fatto nella storia del nostro tennis. Stasera in condizioni indoor contro Raonic partirà ancora sfavorito, e probabilmente non riuscirà a vincere il match. Servirà la classica impresa. Però rispetto a quella serata romana del maggio scorso, adesso vederlo in campo contro il n.6 del mondo non è più un’occasione da non perdere, è la normalità di una carriera che lo vede giocare ad alto livello nei grandi tornei. Pronto a dare il suo meglio. E come quella serata di maggio, anche se solo davanti alla tv, sono prontissimo a vivere insieme le forti emozioni che la bellezza del suo tennis mi regala.

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