L’urlo di gioia di Arnaboldi scuote l’Avvenire

52° Torneo Avvenire Milano - Arnaboldi Federico (ITA)

Una gioia lunga tre ore, anzi lunga una settimana. Alla fine Federico Arnaboldi (nella foto Panunzio) ha vinto il 52° Torneo Avvenire, tornato azzurro dopo tre anni. Il lombardo, tesserato proprio per il Tc Ambrosiano, ha recuperato lo svantaggio di un set ed è riuscito a scardinare le certezze mentali e tecniche dello spagnolo di Murcia Jaime Caldes (3-6 6-3 7-6), dotato di un gran diritto mancino e di un servizio molto preciso con il quale sa trovare gli angoli e cominciare a disegnare il proprio tennis. L’avvio di Arnaboldi ha ricalcato quello degli altri suoi match qui sul rosso di via Feltre, con partenze sempre un po’ in sordina. Avvio che questa volta gli è costato il 5-2 iniziale e lo svantaggio psicologico di dover inseguire fin dall’inizio. Nel secondo parziale però Arnaboldi è riuscito a trovare un po’ di tranquillità, qualche prima di servizio in più e anche i “vamos” che l’hanno accompagnato lungo tutta la settimana. Poi l’epilogo del terzo e decisivo parziale, quasi cinematografico: con il ragazzo di casa avanti prima 2-0, poi 4-2 e infine rimontato fino al 5-4 in favore del suo avversario. Ed è qui, sul suo servizio e sul 15-30, che Arnaboldi ha messo il primo mattoncino della sua vittoria. Un rovescio incrociato vincente e un’ottima volée bassa l’hanno catapultato fino al 5-5 da una possibile situazione di extra pericolo. “È stato il momento più difficile, ma è proprio lì che ho dovuto alzare concentrazione e livello”. Di lì in poi il canturino che compirà 16 anni il 18 giugno prossimo ha alzato l’asticella del suo gioco e del suo servizio, che hanno raggiunto l’apice proprio nel tie-break conclusivo. Due ace nei primi due servizi da sinistra, qualche colpo vincente di diritto e lo spagnolo ha dovuto alzare bandiera bianca. Lui invece ha potuto alzare le braccia al cielo, verso i due lati del campo: da una parte la famiglia, con papà Vittorio in prima fila, dall’altra il gruppo tecnico del Quanta Club di Milano, dove Federico si allena con Maurizio Riva e Barbara Rossi (quest’ultima nel suo angolo all’Ambrosiano dal primo match fino alla finalissima). “È stato bellissimo vincere qui, voglio ringraziarli tutti, il pubblico, la mia famiglia, i miei vecchi maestri dell’Ambrosiano, Barbara in tribuna, il ‘Baffo’ (Riva, ndr) che ho sentito tutti i giorni per telefono”. Lui, canturino cresciuto spalla a spalla con il cugino Andrea, oggi professionista Atp che all’alba del nuovo millennio all’Avvenire sconfisse un certo Novak Djokovic senza però arrivare alle fasi caldissime. “L’ho sentito poco dopo il match, stava andando al Challenger di Perugia e mi ha detto che è riuscito a vedere in tv il terzo set, mi ha detto «quanto hai giocato bene? Mi sa che non ti sei ancora reso conto di che torneo hai vinto, bravissimo»”. L’Italia torna così a sorridere sui campi di Milano (vincendo anche la Coppa delle Nazioni), dopo i successi targati 2012 e 2013 di Filippo Baldi e Andrea Pellegrino.

Tutto facile invece nella finale femminile per l’ucraina Viktoriya Petrenko, prima favorita della vigilia, capace di regolare con il punteggio di 6-1 6-4 la ceca Denisa Hindova, pure lei accreditata di una testa di serie (la n.12). A fare la differenza è stata la differenza d’età (la vincitrice classe 2001, la finalista classe 2002) e pure qualche centimetro d’altezza. Per l’ucraina, allenata da mamma Klarysa (sempre in prima fila durante i suoi incontri), si tratta del sesto successo molto agevole in una settimana in cui non ha mai lasciato per strada alcun set. Il tutto grazie ai suoi tagli anomali, ancor più particolari considerati gli schemi del tennis femminile moderno: anche Denisa Hindova, come le altre prima di lei, ci ha capito poco, tra un back di rovescio, una smorzata di diritto e una traiettoria alzata altissima da fondo campo. Alla fine Viktoriya ha messo la bandiera ucraina sull’albo d’oro dell’evento Under 16 milanese, impresa mai riuscita a nessun suo connazionale. Dell’edizione 2016 del torneo di Categoria 1 Tennis Europe però, oltre alla nuova nazione nella lista dei vincitori e alle 275 partite giocate in 8 giorni, restano anche le due vittorie italiane in doppio, quelle di Gian Marco Ortenzi e Gabriele Bosio (5-7 6-2 10-7 sul duo ceco Lehecka/Paulson) e di Emilia Bezzo e Federica Rossi nel femminile (6-1 7-5 sull’ucraina Petrenko e sulla svizzera Tsygourova). Ma resta soprattutto l’urlo di gioia di Federico Arnaboldi e i lunghi applausi che gli ha tributato il pubblico dal match-point passando per la premiazione e l’uscita dal campo, fino all’ingresso nella club house dell’Ambrosiano.

 

I RISULTATI DI GIORNATA

Tabellone singolare maschile, finale

F. Arnaboldi (ITA) b. J. Caldes (ESP) [WC] 3-6 6-3 7-6(3)

Tabellone singolare femminile, finale

V. Petrenko (UKR) [1] b. D. Hindova (CZE) [12] 6-1 6-4

Tabellone doppio maschile, finale

G. Bosio / G.M. Ortenzi (ITA) b. J. Lehecka / A. Paulson (CZE) [6] 5-7 6-2 10/7

Tabellone doppio femminile, finale

E. Bezzo / F. Rossi (ITA) b. V. Petrenko (UKR) / K. Tsygourova (SUI) [3] 6-1 7-5

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